Storie. La Fondazione Micheletti di Brescia, un patrimonio materiale e immateriale sulla storia del ’900, custodisce il più grande archivio dedicato all’ambientalismo. E il suo Museo rischia la sede
Una singolare vita, quella di Luigi Micheletti (1927-1944), comunista, partigiano, imprenditore, e appassionato di storia contemporanea, raccontata da Pier Paolo Poggio nella rivista telematica della Fondazione «altronovecento».
Nel bresciano c’erano le basi della Repubblica di Salò (Rsi). Dopo il crollo, per decenni, pochissimi si occuparono di quella vicenda. Micheletti raccolse tutto quanto era possibile, perché gli storici la studiassero. Con ancora maggiore passione si dedicò a raccogliere manifesti, documenti e testimonianze della Resistenza che rischiavano la scomparsa.
GETTÒ LE BASI DI UNA BIBLIOTECA e archivio che diventarono poi una Fondazione che porta il suo nome chiamando a raccolta persone appassionate come lui.
Si rese anche conto che le lotte per la difesa dell’ambiente non erano altro che una delle pagine della protesta popolare contro le fabbriche inquinanti, la speculazione edilizia, la violenza alla natura, insomma testimonianze della storia civile democratica.
Si è venuta così creando a Brescia il più grande archivio dell’ambientalismo italiano attraverso la paziente raccolta degli archivi privati donati in vita o dagli eredi, da molti testimoni di tali lotte. È stato così possibile recuperare quanto resta dell’archivio di Laura Conti, staffetta partigiana, medico, consigliere comunista alla Regione Lombardia, fondatrice della Legambiente, in prima fila nelle lotte contro l’inquinamento provocato dall’esplosione della fabbrica di Seveso.
Ma la storia contemporanea si può comprendere soltanto attraverso la storia del lavoro e delle macchine e dell’industria, e alla biblioteca e archivio iniziali si è presto affiancata una straordinaria raccolta di tutte le macchine che la Fondazione riusciva a salvare dalla distruzione.
È NATO IL MUSEO DELL’INDUSTRIA e del Lavoro (MusIL), costituito in ente autonomo nel 2005, contenente incredibili raccolte di macchine utensili, e dei principali settori manifatturieri, ma anche i reperti di due stabilimenti cinematografici, e le collezioni di alcuni pionieri italiani del disegno animato. È così possibile vedere nel MusIL come venivano disegnati, fotogramma per fotogramma, i cartoni animati.
Mostrare come si lavorava – il tema del «lavoro» è centrale nell’impegno del MusIL – è diventato occasione per incontri con il mondo della scuola ed è suggestivo vedere la sorpresa dei ragazzi per la riscoperta di tecniche artigianali.
IL BRESCIANO È STATA LA PATRIA della metallurgia alimentata dalla forza del moto delle acque, diventata poi la fonte delle centrali idroelettriche. Il passo successivo della Fondazione è stato il recupero della bellissima centrale idroelettrica di Cedegolo (1910), in Val Camonica, dedicata all’energia dell’acqua, una fonte rinnovabile derivata dal Sole.
Il MusIL ha riattivato anche un’officina metallurgica alla periferia di Brescia, alimentata da una ruota idraulica in grado di produrre l’elettricità per le attività didattiche che vi si svolgono.
Ben presto gli spazi per accogliere i materiali del MusIL hanno cominciato a scarseggiare e la Fondazione ha ottenuto in comodato e ristrutturato un grande capannone a Rodengo Saiano a pochi chilometri da Brescia. E’ emozionante vedere esposte decine di macchinari anche di grandi dimensioni, in una gigantesca vetrina che occupa uno dei lati dell’edificio.
I nuovi spazi hanno così potuto ospitare parte degli archivi, le collezioni di macchinari e offrire la possibilità di tenere convegni, lezioni, e permettono di toccare con mano le testimonianze esistenti.
PERÒ IL COMODATO È SCADUTO, il Comune si disinteressa, i proprietari dell’edificio minacciano di sloggiare il museo e tutto quello che contiene. E pensare che, con grande fatica, il MusIL è riuscito a racimolare i soldi per acquistare questa importante sede, ma l’operazione è ostacolata da lungaggini burocratiche, commissioni regionali che non si riuniscono per ratificare l’acquisto, e si mette così a repentaglio un patrimonio irripetibile.
Una beffa anche perché si sta per realizzare un antico sogno di Luigi Micheletti, ridare vita per attività culturali ad uno degli stabilimenti più importanti di Brescia tra ‘8 e ‘900, l’ex Metallurgica Tempini, che può, con restauri e sistemazioni uscire dal silenzio, dopo il vociare di tanti operai per tanti anni, e tornare ad ascoltare la voce di studenti, studiosi, cittadini, divenendo la sede principale del MusIL.
TUTTO QUESTO LAVORO ARCHIVISTICO e museale è stato affiancato da una intensa attività convegnistica ed editoriale.
Si possono ricordare, fra gli altri, i convegni sulla storia dell’energia solare e sulle prospettive di una nuova agricoltura che produca cibo secondo criteri rispettosi delle esperienza e delle singolarità ecologiche locali.
La produzione editoriale è cominciata negli anni ’70 e proseguita con la rivista «Studi Bresciani» dal 1980, con alcuni importanti «Annali» e una rilevante serie di monografie, prodotte in proprio o in coedizioni nazionali.
La rivista telematica altronovecento ha raggiunto venti anni di vita e 40 numeri. Fra i libri si possono ricordare le storie di imprese come la Agusta, la Bernardelli, la Ideal Standard, quelle della siderurgia al forno elettrico nata dal recupero di rottami residuati di guerra, la monumentale storia del «comunismo critico», curata da Pier Paolo Poggio con quattro volumi pubblicati e il quinto in uscita (presso Jaca Book).
DI GRANDE INTERESSE LE RICERCHE sui rapporti fra industria e ambiente, fra cui si possono ricordare gli studi sull’Acna di Cengio, sulla Caffaro di Brescia, sulla Farmoplant di Massa Carrara e quello sull’«autarchia verde».
Ma per meglio comprendere perché la Fondazione chiede il sostegno dell’opinione pubblica e delle istituzioni per poter sostenere e ampliare questo grande lavoro la cosa migliore è visitare i due siti: www.fondazionemicheletti.eu e www.musilbrescia.it, ricchi di riproduzioni di testi, di fotografie storiche e di descrizione del patrimonio e delle iniziative delle due istituzioni.
FONTE: Giorgio Nebbia, IL MANIFESTO
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