La retrospettiva del fotografo Tano D’Amico alla galleria Bel Vedere ricostruisce un percorso rigoroso dalla parte di chi sta ai margini
Tano D’Amico, fotografo, e Roby Schirer, lui pure fotografo ma in questo caso curatore della mostra di D’Amico «Le immagini e i senza potere», appartengono più o meno alla stessa generazione creativa, autori nati e cresciuti con e dopo il Sessantotto. Una generazione che ha iniziato a fotografare nella strada, nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche, seguendo le manifestazioni e le lotte che in quegli anni erano una pratica quasi quotidiana. Alla Galleria Bel Vedere Schirer presenta 40 opere di D’Amico, omaggio a un compagno di strada ma anche la prima mostra importante che Milano dedica a un grande fotografo.
La sintetica biografia di Tano D’Amico racconta che è nato a Filicudi nel 1942 e ancora bambino è «approdato sul continente», ha studiato a Milano e a Roma e quindi è diventato fotografo. L’interesse di Tano D’Amico nasce dalla militanza, dal bisogno di partecipare alla vita politica di quegli anni e suo malgrado la fotografia diventa lo strumento che gli consente di essere sempre davanti, in prima linea. Dall’inizio degli anni Settanta collabora con un’agenzia milanese e romana, la DFP, punto di riferimento per la fotografia militante di quegli anni ed è allo stesso tempo il fotografo della redazione romana di «Lotta Continua», quotidiano allora diretto da Enrico Deaglio. Sono anni intensi, nei quali D’Amico realizza immagini straordinarie entrate, nonostante il disinteresse della stampa ufficiale, a fa parte della storia. Quando la realtà politica italiana cambia, quando gli eventi diventano altri, D’amico e la sua fotografia non cambiano. Con estrema e coerente lucidità rimane a fianco di quelli che lui stesso definisce «i senza potere». Dopo le battaglie di studenti e operai, quelle delle donne e di occupa le case, entra nelle carceri, nelle caserme e nei manicomi, segue la vita di diverse comunità rom e recentemente dei migranti a Roma. La sua è una fotografia diretta, coinvolta, attenta sempre e comunque a denunciare ma anche a cogliere la bellezza o l’ironia di un gesto, di uno sguardo. Una per tutte la straordinaria immagine di un’occupante romana, del 1977, che circondata dalle amiche gesticola di fronte alla polizia schierata.
La mostra presenta dunque immagini diventate celeberrime e qualche inedita fotografia realizzata negli ultimi due anni, raccolte con il titolo «Guerra ai poveri». In un’intervista di Stefano Di Michele qualche tempo fa Tano D’Amico aveva dichiarato: «Ho sempre amato le persone cui va stretto il mondo e che cercano anche con la postura, con i loro volti, con la loro bellezza, con i loro sorrisi, di farne intravedere uno diverso». E per quasi cinquant’anni D’Amico ha invece costruito un suo mondo, camminando ai margini, dando voce a chi non ne ha, a chi vuole gridare o a chi deve tacere, a chi vive con fatica o a chi lotta con gioia. Un mondo ricchissimo di emozioni e di passioni, che la fotografia conserva, a testimonianza anche di un impegno costante e generoso.
FONTE: Giovanna Calvenzi, CORRIERE DELLA SERA
La Galleria Belvedere si trova a Milano allo spazio miFAC in via Santa Marta 18, Milano, aperta da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30. La mostra è aperta sino al 10 giugno, ingresso libero
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