Attenzionati dai servizi segreti, produttori di fake news per screditare reporter e antirazzisti, con le cicatrici in faccia dei riti neo nazi: sono alcuni degli uomini al potere oggi a Vienna
VIENNA. Così tanto a destra da far esplodere la protesta di massa nella tranquilla Vienna: piazza degli Eroi dove giusto 80 anni fa Hitler celebrò l’annessione dell’Austria alla Germania nazista era gremita di gente che scandiva «Widerstand», resistenza. A decine di migliaia, sabato scorso, sono sfilati in corteo contro il razzismo e i tagli sociali del governo Kurz-Strache, che ha promosso una massiccia scalata nei gangli del potere di ex neonazisti.
GENTE DI OGNI ETÀ, associazioni, cittadini singoli, studenti, sindacalisti, politici verdi e socialdemocratici, «nonne contro la destra». «È stata come la manifestazione Welcome refugees del 2015, del resto la rete di solidarietà intorno ai rifugiati che si era formata allora è rimasta sempre in piedi», ci dice Michael Genner di Asyl in Not, emergenza asilo, tra gli organizzatori della manifestazione insieme a Offensiva contro la destra e Coordinamento di sinistra radicale.
A portare molte persone in piazza è stato il ministro degli Interni Herbert Kickl, considerato il cervello di Heinz-Christian Strache, nuovo vice cancelliere. Illustrando giovedì scorso i piani del governo sui richiedenti asilo da radunare in megastrutture fuori città l’ideologo della Fpoe ha detto che bisognava «tenere i richiedenti asilo in modo concentrato in un luogo». Una dizione che ha scatenato una tempesta, visto anche lo sfondo storico della Fpoe, nata come partito degli ex nazisti.
KICKL ha insistito sul fatto che non intendeva affatto rievocare campi di concentramento accusando di provocazione il volerglielo attribuire. «Concentra te stesso, testa di ….», hanno intimato al ministro, sabato, i manifestanti. Stefan Petzner, consulente di comunicazione che conosce da vicino l’humus della destra, già assistente del defunto Joerg Haider e suo ex compagno di vita, ritiene che si trattava di un uso intenzionale di quella parola, come segnale alla frangia dei più irriducibili, e per distogliere l’attenzione dai tagli sociali in arrivo. Una reprimenda è arrivato dal presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen, mentre al cancelliere Sebastian Kurz sono bastate le spiegazioni di Kickl.
Sono 13mila i richiedenti asilo che vivono a Vienna in case private. Riuscirà il governo a cacciarli, a «tenerli in modo concentrato in un luogo», come annunciato da Kickl?, chiediamo a Genner. «Se noi lo permetteremo, lo faranno, ma noi non lo permetteremo. Considera che il primo governo nero-azzurro, nel 2000, per i primi 4 anni non riuscì a inasprire le leggi sull’asilo, per la forte opposizione civile che c’era allora e per le sanzioni europee».
UN CARTELLO retto da un manifestante recitava una citazione di T.W. Adorno: «Non temo il ritorno dei fascisti con la maschera dei fascisti, ma temo il ritorno dei fascisti con la maschera dei democratici». Il partito della libertà (Fpoe), compagno di gruppo di Salvini e Marine Le Pen a Strasburgo, gioca su entrambe le modalità. Sbarcata al governo, la pattuglia di Strache non ha assunto una veste più istituzionale, moderando i toni, come molti pensavano e come del resto aveva già fatto in campagna elettorale.
Al contrario, appena insediati al potere, i ministri della Fpoe si sono scatenati portando nel cuore dello Stato gli esponenti più estremi delle Burschenschaften, le corporazioni studentesche combattenti, organismi chiusi, semisegreti, di ideologia pangermanica che considerano l’Austria una propaggine tedesca, negandola come nazione, seppure gli adepti ne agitano costantemente le bandiere. Molti dei nuovi inquilini dei ministeri hanno un taglio in faccia , effetto della «Mensur», il duello di iniziazione. Come già noto, tutto il potere armato e di controllo dello Stato è nelle mani della Fpoe, con i due ministeri chiave, Interni e Difesa. Strache più volte ha ripetuto come sia importante assumersi la responsabilità per i crimini nazisti.
POI CI SONO I SUOI UOMINI, che ora occupano i ministeri. Al ministero degli Interni il capo della comunicazione è Alexander Hoeferl, una funzione che prima svolgeva per la Fpoe. È noto come produttore di fake news, autore di campagne denigratorie verso giornalisti e immigrati. Ha gestito il sito di propaganda di estrema destra unzensuriert.at, la versione austriaca del Breitbart americano. Fino a oggi è stato sotto osservazione del Verfassungsschutz, l’agenzia di intelligence interna che documenta le tendenze estremiste nel Paese.
L’intelligence, sottoposta al ministero degli Interni, ha definito il canale on line «di destra e nazionalista, di contenuti estremamente xenofobi e di tendenza antisemita. Propugnatore di teorie complottiste, di ideologia pro russa». Ora l’agenzia è caduta direttamente nelle mani di quelli che fino a oggi sono stati l’oggetto delle sue investigazioni. Il capo gabinetto dello stesso ministero è Roland Teufel, membro della Brixia Innsbruck, una Burschenschaft, una confraternita che secondo il Centro di documentazione della resistenza austriaca (Doew) «va collocata nel nucleo duro della scena di estrema destra».
NON È PIÙ RASSICURANTE il ministero delle Infrastrutture dove ora regna Norbert Hofer, il candidato sconfitto alle presidenziali. Suo capogabinetto è Rene Schimanek che da giovane (20 anni fa) frequentava un gruppo finito fuori legge chiamato Vapo, legato a Gottfried Kuessel, pluricondannato per attività neonaziste, a tutt’oggi in galera in Austria. Il portavoce di Hofer è Herwig Goetschober, funzionario di alto rango nelle Burschenschaften combattenti, noto per i suoi contatti con ambienti neonazisti. Un video degli anni ’80 lo mostra con Kuessel e il suo gruppo a cantare canzoni che incitano all’ uccisione di ebrei.
L’ELENCO potrebbe continuare uguale per tutti i ministeri occupati dalla Fpoe eccetto gli Esteri dove è stato nominata una studiosa di arabismo indipendente, ritenuta l’unica esponente competente della pattuglia governativa.
Nel corteo di sabato pieno di cartelli selfmade un monito per il cancelliere Kurz era «Basti (suo soprannome) smettila di abbracciare i Burschen, metti in pericolo l’Austria».
FONTE: Angela Mayr, IL MANIFESTO
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