Update: questo il racconto di Claudia il giorno dopo la sentenza.
Ieri ultima udienza presso il tribunale di Parma dove le compagne presenti hanno assistito ai comportamenti insultanti di chi ha dato loro delle “indecorose” (tutta colpa delle femministe!). Una delle compagne racconta su Radio Onda Rossa che sebbene fuori dall’aula, ad occupare il corridoio, hanno comunque sentito le arringhe degli avvocati difensori degli stupratori i quali hanno sostenuto una strategia difensiva tutta volta a screditare Claudia. Già i sedicenti “compagni” le avevano dato dell’infame, prima di arrivare in tribunale, perché si è costituita parte civile in un processo che non ci sarebbe stato, immagino, se gli stupratori non avessero conservato e fatto circolare un video in cui lo stupro è visibile. Si vede lei, incosciente, non in grado di dare consenso, e questi giovani che ridono, trovano divertente quello che hanno fatto e molti “compagni” e “compagne” del circuito di Parma lo hanno trovato divertente a loro volta senza che qualcun@ si accorgesse di quella violenza, si rendesse conto, si arrabbiasse per poi dire basta.
Claudia è stata definita in ogni modo possibile e in ultimo gli avvocati intendevano fare pesare il fatto che lei non ha denunciato subito dopo lo stupro e dunque lo stupro non sarebbe avvenuto. E lì mi viene in mente che se avesse denunciato più che definirla infame, minacciarla affinché questi “compagni” non subissero le conseguenze delle loro azioni, indurla a obbedire alle regole omertose di un branco di persone, più che questo non avrebbero fatto. Dunque se denunci sei fuori gioco, se non lo fai sei ugualmente fuori gioco. Fortuna che il terreno psicologicamente intimidatorio, il mobbing sociale, l’ostracismo che ha messo all’angolo Claudia, non permettendo a lei di frequentare alcuno spazio sociale, non sono comunque stati sufficienti a mascherare di buono tanto victim blaming, la colpevolizzazione della vittima “lei c’è stata e poi si è vergognata”, dicono. Ma nel video lei è incosciente e una che ci sta non se ne rimane immobile, trattata come fosse una bambola senza vita.
Dopo tanto patire, tanti anni di insulti e poi, finalmente, il supporto di una rete fitta di compagni e compagne che per davvero possono definirsi tali, ecco l’ultima udienza del processo di primo grado. Francesco Concari e Francesco Cavalca sono stati condannati a 4 anni e 8 mesi e Valerio Pucci a 4 anni.
Immagino che per Claudia questo rappresenti un punto fermo dal quale ripartire. Lei è stata stuprata da un branco e chi l’ha lasciata sola fino ad ora dovrà fare i conti con la propria coscienza e dovrà dunque chiedersi se all’interno del movimento antifascista è possibile dichiararsi antifa se poi si compiono questi atti e si richiede omertà per una cosa del genere.
Noi mandiamo un grande abbraccio di solidarietà a Claudia e un abbraccio alle compagne che l’hanno accompagnata fino ad ora. Noi ci siamo, sempre.
Ps: non è comunque finita perché altre quattro persone sono state rinviate a giudizio per favoreggiamento e falsa testimonianza, tre uomini e una donna, ai quali si contesta il fatto di aver tentato di inquinare le prove e con tono minaccioso avrebbero tentato di convincere la vittima a dare una versione edulcorata e falsa della vicenda. [fonte]
Fonte: Abbatto i muri
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