Sfratti e sgomberi a Roma, oggi si manifesta

Beni comuni. Oggi la rete di associazioni e centri sociali scende in piazza contro il grande pasticcio sul patrimonio immobiliare. Ancora irrisolto dalla giunta Cinque Stelle della capitale, lasciando nel limbo 800 realtà associative

Decide Roma, il coordinamento delle associazioni e centri sociali della Capitale sotto sfratto o sgombero, tornano a manifestare oggi da piazza Vittorio alle 15.

A POCO PIÙ DI UN ANNO dalla prima manifestazione, quando al Campidoglio c’era ancora il Commissario Tronca e ventimila persone sfilarono nelle strade, il grande pasticcio sul patrimonio immobiliare non è stato ancora risolto dalla giunta Cinque Stelle di Virginia Raggi.

Sit-in (l’ultimo proprio al Campidoglio), sgomberi e rioccupazioni (Rialto Occupato), una battente campagna di stampa e una serie di ricorsi alla magistratura hanno prodotto un primo risultato.

L’11 APRILE SCORSO, una sentenza della Corte dei Conti ha smentito un suo procuratore e ha stabilito l’illegittimità delle richieste di risarcimento avanzate da Roma Capitale ai danni di oltre 800 spazi sociali e associativi, la spina dorsale di quel tessuto culturale, sociale, di cura e civile che rappresenta 40 anni di storia dei movimenti e dell’associazionismo romano.

Le procedure burocratiche sono andate avanti come schiacciasassi, anche perché sui dirigenti capitolini incombeva la minaccia di sanzioni e condanne. In coincidenza del caso Affittopoli (immobili comunali affittati a poco nel centro storico) si è fatto di tutta l’erba un fascio.

LA CORTE DEI CONTI ha stabilito che si doveva pagare il canone di mercato per l’intero periodo di usufrutto. La giunta Marino combinò altri guai con la delibera 140: mise a bando gli immobili, promettendo di tutelare le realtà sociali in un secondo momento.

Quel momento non è mai arrivato. A quasi un anno dall’elezione, la giunta Raggi sembra un pugile suonato anche su questa partita.

HA ADOTTATO un’altra delibera che stabilisce che le associazioni “morose” – quelle che non possono pagare i canoni folli – non potranno partecipare ai bandi che comunque si terranno. E qui la beffa è diventata truffa.

Un paradosso diabolico, frutto della subalternità della politica a una malintesa ideologia della «legalità». Dopo una serie di incontri la giunta pentastellata sembra intenzionata a districare questa matassa, anche scrivendo un regolamento della delibera con le associazioni, ma è ancora incerta sul da farsi sugli sfratti.

LA RETE “DECIDE ROMA” chiede un superamento del sistema dei bandi e l’adozione di un regolamento sui «beni comuni urbani», «un modello di autogestione del patrimonio pubblico da parte dei cittadini», ricorda un editoriale della free-press Ztl che oggi sarà diffusa nelle strade e sui mezzi pubblici.

Sono un centinaio i comuni ad avere legittimato questi beni comuni che risponderebbero al principio della partecipazione evocato da M5S. Un principio che a Roma sembra un lontano ricordo.

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