Pensionati a mano armata

Germania. Da giovani militanti della Rote Armee Fraktion a vecchi rapinatori all’assalto dei portavalori, ancora armati di bazooka e senza che nessuno riesca a fermarli. Il trio sta facendo impazzire le autorità tedesche. Gli ultimi colpi a fine giugno

BERLINO Introvabili, imprendibili, impossibili da arrestare. Di più: scomparsi nelle viscere della terra come spiega, ufficialmente, la polizia tedesca. È l’ultima de-generazione della Rote Armee Fraktion: tre «pensionati» armati fino ai denti sopravvissuti all’Autunno in Germania, al crollo del Muro e ai sei governi di Kohl, Schröder e Merkel. Da giovani terroristi all’attacco del Capitale a vecchi rapinatori all’assalto dei portavalori, senza che nessuno riesca neppure a fermarli. Mentre i colpi della banda si susseguono più e peggio di prima. Gli ultimi risalgono a fine giugno. E come sempre sono stati condotti a suon di «bazooka».

Il trio

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Ernst-Volker Staub, Burkhard Garweg e Daniela Klette in una foto d’epoca

 

Due uomini e una donna. Si chiamano Ernst-Volker Staub, 61 anni, Burkhard Garweg, 47, e Daniela Klette, 57. Dal 1993 sono in testa alla lista dei ricercati della polizia federale: pesano i reati legati al terrorismo della Terza generazione Raf e le otto rapine a mano armata dell’ultimo lustro.

Per anni le autorità tedesche hanno creduto che si fossero rifugiati in Sudamerica. Su ciascuno dei tre pende una taglia pari a 80 mila euro, insieme a un «numero verde» per le segnalazioni attivo giorno e notte. Finora le 60 chiamate registrate non hanno prodotto neppure un indizio – e all’Ufficio criminale della Bassa Sassonia (Lka) regna lo sconforto assoluto.

Staub, Garweg e Klette «sembrano essere stati inghiottiti dalla terra» è l’ipotesi, nero su bianco, nell’avviso di ricerca datato 7 giugno 2016. Soprattutto il Lka non si capacita di come i tre riescano ancora a galleggiare nella clandestinità. «Se fossero i miei vicini di casa li riconoscerei di sicuro» è il ragionamento, sempre stampato sul rapporto ufficiale, di un anonimo detective della polizia del Land. Difficile dargli torto: il Lka ha diffuso i clip della videosorveglianza con la foto aggiornata di Staub e Garweg. Senza contare che il trio ha un curriculum davvero storico.

Staub nasce ad Amburgo nel 1954. Studia linguistica e fonetica poi legge all’università fino al 1982. Due anni dopo viene arrestato per cospirazione, possesso di armi e concorso in attività terroristiche. Nel 1986 viene condannato a 4 anni di carcere. Quando esce di galera torna ad Amburgo dove rimane fino al 1991, prima di far perdere di nuovo le tracce. È tra i sospettati della bomba al penitenziario di Weiterstadt a Essen negli anni Novanta, ultimo atto della Raf prima del comunicato del 1998 che ne annuncia lo scioglimento.

Garweg invece è originario di Bonn ma cresce e studia ad Amburgo. Nel 1987 entra nell’orbita della sinistra extraparlamentare, dopo tre anni è già nella galassia Raf. Anche lui è accusato dell’assalto alla prigione nella Ruhr.

Klette, infine, è cresciuta a Karlsruhe, ha fatto parte del Rote Hilfe (Soccorso rosso) fino al 1978 ed è stata attiva soprattutto sul fronte della lotta contro le basi Usa in Germania. Come gli altri è stata «formata» da Wolfgang Grams e Birgit Hogefeld, tra i leader della Terza generazione Raf.

Bazooka

L’ultimo colpo del trio risale al 24 giugno. Alle 15.30 nella zona industriale di Cremlingen (comune di 12.700 abitanti nella Bassa Sassonia) Staub, Garweg e Klette, a bordo di una Opel Corsa blu con targa falsa, seguono un furgone portavalori all’ingresso del mobilificio Dänisches Bettenlager. Quando si ferma escono dall’auto mascherati, Staub e Garwig sparano una raffica di Kalashnikov sugli sportelli anteriori mentre Klette punta contro la fiancata del blindato un Panzerfaust: un’arma in grado di bucare un carro armato.

I due vigilante scendono con le mani alzate, aprono il forziere e assistono al trasbordo del bottino nell’auto e poi alla fuga della banda. Secondo le testimonianze delle cassiere del vicino supermercato Lidl, tutto dura «al massimo due minuti». Mentre l’assalto frutta 600 mila euro in contanti.

I tre ex Raf sono ben equipaggiati, coordinati e sufficientemente determinati.

Ma non sempre basta, come dimostrano gli assalti falliti utilizzando la stessa tecnica. In totale dal 2011 il conto della banda ammonta a 8 rapine. Le uniche tracce a disposizione degli investigatori, per ora, sono solo il Dna di Klette e Staub, raccolto dopo l’assalto di una banca a Duisburg nel 1999, e la berlina Ford e il furgone VW utilizzati per gli altri colpi a giugno 2016.

Colpi falliti

A Brema due mesi fa il trio ha sparato di nuovo con armi automatiche contro un portavalori che conteneva circa un milione di dollari. Ha riempito di buchi la blindatura, frantumato il parabrezza, ma non è riuscito ad aprire gli sportelli.

Ci ha riprovato qualche giorno dopo nel cortile di un supermercato a Nordsteimke vicino a Wolfsburg, ma anche qui ha mancato l’obiettivo perché l’autista ha accelerato ed è fuggito. Secondo il Lka la sequenza temporale delle ultime tre rapine porta a pensare che «gli ex militanti della Raf potrebbero essere a corto di denaro: devono far quadrare i conti, probabilmente garantirsi una specie di pensione che permetta loro di continuare a vivere in clandestinità». Per adesso è l’unica (quasi) certezza della polizia della Bassa Sassonia.

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