Dirigente Fiat distaccato negli anni Trenta in Romania (dove si era sposato) e poi nella Germania nazista, responsabile dopo la guerra di scambi commerciali con l’Est, Codecà viene ucciso in un momento critico per i rapporti Italia-Usa
In America li chiamano cold cases , delitti di cui non si è trovato il colpevole (e il mandante). È un cold case la morte dell’ingegnere Erio Codecà, a Torino, il 16 aprile 1952. Dirigente Fiat distaccato negli anni Trenta in Romania (dove si era sposato) e poi nella Germania nazista, responsabile dopo la guerra di scambi commerciali con l’Est, Codecà viene ucciso in un momento critico per i rapporti Italia-Usa: gli americani infatti sospettano che gli italiani vendano metalli pregiati ai Paesi comunisti, falsificando le bolle di accompagnamento.
Questi traffici vedono coinvolta la Fiat, mentre anche il Pci, grazie a Eugenio Reale, lucrerebbe delle tangenti. Il presunto assassino di Codecà, un ex partigiano comunista, sarà assolto. Sono anni difficili, in cui si pensa a un colpo di Stato incoraggiato dall’ambasciatrice Usa Clare Boothe Luce. Anni torbidi, costellati da cadaveri eccellenti (la morte dell’avvocato Ugo Palermo fratello del senatore comunista Mario, il «suicidio» del principe Lanza di Trabía).
A ricrearne l’atmosfera arriva ora il romanzo-indagine di Aldo Giannuli e Ivan Brentari L’insolita morte di Erio Codecà (Sperling & Kupfer), un libro preparato sulla base di una puntigliosa, cospicua documentazione. La parte romanzesca vede un avvocato ai giorni nostri che studia il delitto Codecà insieme a vecchi amici appassionati di gialli. Ma la storia vera è infinitamente più affascinante e avventurosa della fiction.
0 comments