Da come si concluderà questa lotta in Francia dipenderà il futuro dei lavoratori nei paesi “ricchi”. In Italia lo sanno?
Il confronto è pesante. Un teppista incappucciato è stato colto dalle telecamere lanciare sbarre di ferro sulle vetrine dei negozi nel corso di una recente manifestazione contro i tagli alle pensioni. Quando uno dei manifestanti ha tentato di fermarlo, è stato affiancato da un giovane che con un tipico calcio da arti marziali ha atterrato l’incappucciato, con la polizia che è rimasta a guardare.
E’ poi è emerso che i due teppisti erano agenti provocatori della polizia, almeno secondo il responsabile della coalizione Front de Gauche Jean-Luc Mélanchon, che ha denunciato il fatto alla televisione. E ha spiegato che l’uso di agenti provocatori è voluto “fortemente” dal Ministero degli Interni guidato da Bernard Cazaneuve, per giustificare la “pesante repressione in atto contro i lavoratori”.
Centinaia di persone si scontrano con la polizia nelle manifestazioni organizzate in Francia contro la riforma del lavoro
Infatti, gli scontri tra la polizia e i dimostranti continuano ad intensificarsi a un livello che la Francia non vedeva dal 1968, quando gli studenti e i lavoratori organizzarono uno sciopero generale così vasto, che il presidente Charles de Gaulle se ne scappò per breve tempo dal Paese. Naturalmente, i lavoratori francesi riempirono le strade con scioperi e proteste di massa anche nel 1995 (quando fermarono un piano del governo per tagliare le pensioni pubbliche), nel 2006 (quando ribaltarono una legge che avrebbe reso più facile licenziare i lavoratori più giovani), e nel 2010 (quando lottarono invano per impedire all’allora presidente Nicolas Sarkozy di alzare l’età pensionabile). Ma le manifestazioni di questi giorni – si è detto – vanno ben oltre.
Accade in Francia con la quale dividiamo i confini, tuttavia i significati di questi fatti sono pressoché ignorati dai mainstream italiani, sebbene le ragioni per le quali i lavoratori francesi lottano non sono di molto dissimili da quelle dei lavoratori italiani. Infatti, le riforme proposte dal presidente François Hollande aumenterebbero il numero di ore di lavoro, ridurrebbero progressivamente i salari, faciliterebbero il licenziamento, e annullerebbero alcuni diritti fondamentali, dei quali i lavoratori sia del settore pubblico che di quello privato godono. Sono quelli che il Segretario Nazionale di Solidiares, Stéphane Enjalkran, chiama “minimi sociali”, come il permesso di maternità che con la nuova legge di Holland verrebbe abolito.
Questi fatti sono pressoché ignorati dai mainstream italiani, sebbene le ragioni per le quali i lavoratori francesi lottano non sono di molto dissimili da quelle dei lavoratori italiani
Riassumendo, il nuovo disegno di legge sostiene che per quanto riguarda la durata del lavoro (che comprende orario, straordinari, ferie, congedi ecc) il primato va al contratto aziendale. In altre parole, dal punto di vista del dipendente, il contratto aziendale può essere “meno conveniente” dell’accordo collettivo fatto dai sindacati per quello specifico settore, di fatto annullandolo.
Come ha spiegato Manuel Begot, membro di Rail Sud, un sindacato all’interno diSolidaires, “ Di fronte a tanta intransigenza da parte del governo, non abbiamo alcuna soluzione se non scioperare”. Infatti, nuove manifestazioni sono previste tra il 23 e il 28 giugno, prima che la legge venga discussa all’Assemblea nazionale in seconda lettura. Da come si concluderà questa lotta dipenderà il futuro dei lavoratori nei paesi “ricchi”. In Italia lo sanno?
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