I movimenti per il diritto all’abitare irrompono in una campagna elettorale mediocre dove i candidati sindaci hanno il sogno inquietante di una “Roma che torna Roma” e vogliono “essere liberi di sgomberare i campi rom”. Per un giorno si torna a parlare di diritti sociali, lotta alla povertà e stop sfratti e sgomberi
ROMA A Roma la campagna elettorale la fanno i movimenti. Non hanno candidati, ma contenuti, questioni, campagne. E producono blitz, a getto continuo. È riaccaduto ieri quando, dalle 11 in poi, il movimento per il diritto all’abitare ha occupato contemporaneamente i dieci municipi della capitale. «Cambiano le poltrone ma non cambia la politica» un cartello davanti all’ingresso del primo Municipio in via Petroselli che amministra una città nella città da oltre 200 mila abitanti sparsi tra il Colosseo fino alle mura del Vaticano. «Comune e Regione…sotto il ponte dell’amministrazione»; si è letto a piazza di Cinecittà, dove ha sede il Municipio VII, il più grande della Capitale: 300 mila persone disseminate tra piazza San Giovanni e le grandi autostrade urbane dell’Appia e della Tuscolana. Fitte e intrecciate sono le ragioni che hanno spinto a un’azione spettacolare nei giorni della campagna elettorale più sonnolenta che la città più commissariata d’Europa ricordi.
C’è la contestazione delle lettere di sfratto recapitate a centinaia di associazioni e centri sociali, già oggetto della campagna «Roma non si vende”; il cosiddetto “piano casa» dell’ex ministro delle infrastrutture Lupi: quest’ultimo si è dimesso ma ha lasciato in eredità l’articolo 5 di un provvedimento del tutto insufficiente che nega il diritto di residenza agli occupanti per necessità e prevede il taglio delle utenze dei numerosi immobili occupati nella Capitale. Poi c’è la vertenza più stringente: le occupazioni-lampo hanno contestato la delibera 50 firmata dal commissario Francesco Tronca che, secondo i movimenti, ha cambiato la delibera regionale sull’emergenza abitativa finalmente approvata dalla giunta Zingaretti. Questo testo ha catalizzato buona parte degli sforzi dei movimenti per la casa romani negli ultimi tre anni, il primo provvedimento che cerca di affrontare concretamente l’emergenza abitativa. La delibera di Tronca riserva una quota del 15% degli alloggi Epr agli occupanti in emergenza abitativa. Nella delibera regionale tale quota non è prevista. Contestato anche il criterio della residenza che limita al 31 dicembre 2013 la possibilità di fare domanda per una casa. I movimenti hanno chiesto il congelamento della delibera del commissario. Con un’ordinanza, quest’ultimo ha compilato una lista di 74 stabili da sgomberare, tra cui alcune occupazioni abitative. Sedici sarebbero quelle imminenti. Una nuova manifestazione della «rabbia popolare» è prevista giovedì 12 maggio in Campidoglio. «Questa volta il Commissario Tronca non potrà evitare l’incontro” sostengono i movimenti sui social.
In alcuni municipi i minisindaci hanno ricevuto alcune delegazioni. È accaduto nel IV, tra via Tiburtina e via Nomentana, quello che contiene anche la «Tiburtina Valley», l’ormai ex polo manifatturiero romano ad alto tasso di aziende tecnologiche. Un vecchio sogno degli anni Settanta ioggi ridotto a una distesa di scheletri di vecchie fabbriche, residence spettrali alcuni dei quali occupati, centri commerciali e casinò aperti 24 ore su 24. Emiliano Sciascia, presidente del IV Municipio e Carla Corciulo, vicepresidente, hanno fatto notare un particolare non del tutto secondario nella caotica gestione commissariale: «Siamo venuti a conoscenza, solo questa mattina, dell’esistenza della delibera commissariale 50 e questo denuncia ulteriormente lo scollamento tra l’amministrazione dei prefetti e quella dei municipi» denunciano. I politici si dicono «allarmati» dalle conseguenze che potrebbero scaturire «dallo sgombero forzato di realtà associative e culturali dalle sedi comunali» e auspicano una sanatoria della situazione. Alcuni dati vanno ricordati per dare il giusto peso all’emergenza abitati a Roma: 8 mila famiglie in lista per una casa popolare, 5 mila quelle ospitate nei residence, 6 mila occupano gli immobili della grande proprietà immobiliare. Sono trentamila i provvedimenti di sfratto in corso e migliaia le case pignorate dalle banche. Secondo i dati del ministero dell’Interno a Roma nel 2014 ci sono stati 13 sfratti eseguiti con la forza pubblica in ogni giorno lavorativo, 47 accessi di Ufficiali Giudiziari, 38 nuove sentenze di sfratto. La morosità è passata dall’86% del totale delle sentenze emesse nel 2013 al 90% nel 2014. Per Nomisma sono quasi 1,8 milioni le famiglie in difficoltà con l’affitto che rischiano di diventare morose in Italia. Il canone incide per oltre un terzo sui redditi. In questa condizione non ci sono solo gli stranieri: quasi 7 affittuari con problemi su dieci, il 65% sono italiani.
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