Tv. Il documentario prodotto da Canal Plus trasmesso in Italia da Canale 5
Francesco Pinocchio aveva 12 anni quando una bizza del fratello di due anni più piccolo lo costrinse a cedergli il posto nell’aereo che doveva riportare lui e la sorella maggiore a Palermo. Quel capriccio salvò la vita a Francesco. Il fratello e la sorella sono morti il 27 giugno 1980 nell’esplosione che provocò la distruzione del Dc-9 in volo sopra Ustica. E’ uno dei tanti che ancora aspettano la verità su quella strage.
Decenni di inchieste, condotte soprattutto da Rosario Priore e mai affondate nelle sabbie mobili grazie alla sua caparbia, e poi di processi sono andati molto vicino a definire una verità storica, anche se tra prescrizioni e assoluzioni nessuno ha mai pagato per i depistaggi e nessuno è mai stato neppure inquisito per la catena di morti sospette che ha falciato ben 16 tra i testimoni di quello che accadde quella sera sui cieli di Ustica.
Sappiamo con più che ragionevole certezza che ad abbattere l’aereo fu un missile, non una bomba, checché ne continuino a dire le autorità militari italiane.
Disponiamo di elementi tali da ritenere che quel missile fosse francese e che a scatenare la battaglia aerea, nel cui fuoco incrociato finì l’aereo civile, fu il tentativo di eliminare Muhamar Gheddafi.
Oltre questo la verità non è potuta arrivare. I muri italiano e francese lo hanno impedito.
Priore è riuscito a infrangere quella barriera di bugie di Stato ma non fino al punto di inchiodare i responsabili della strage e delle morti successive.
Il bel documentario francese del giornalista Emmanuel Ostien, prodotto da Canal Plus, Ustica. Il missile francese, in onda ieri su Matrix (Canale 5), registra dei passi avanti reali su quella strada.
Dimostra per esempio, foto alla mano, l’inconsistenza della ipotesi della bomba fatta esplodere nella toilette: il lavandino era intatto, il water anche. Sbugiarda gli alti comandi francesi. Avevano sostenuto che la base militare di Solenzara, in Corsica, era chiusa da ore al momento della tragedia.
Le testimonianze raccolte da Ostien rivelano che invece ferveva un’attività anomale, e tanto fragorosa quanto può esserlo una flotta aerea che si leva in volo.
Avevano assicurato che entrambe le portaerei di cui disponeva allora la Francia erano «alla rada nel porto di Tolone». Invece è proprio il volume celebrativo dedicato dalla marina francese alla portaerei «Foch» a certificare che quella sera la portaerei era in azione, come affermato a suo tempo da Cossiga, che però aveva confuso la nave con l’altra portaerei, la «Clemenceau». Poi si aggiungono le palesi reticenze, gli infastiditi “storie lontane nel tempo” e persino qualche mezza ammissione da parte di chi allora era ai vertici dei servizi segreti d’oltralpe.
Ma il documentario francese non ha solo il merito di scandagliare ancora in cerca della verità. Riesce anche, in 50 minuti, a riassumere una vicenda che nei suoi incredibili particolari è tutt’altro che universalmente nota, e che invece proprio nei particolari andrebbe ricordata ogni volta che si conciona a vuoto di democrazia e trasparenza occidentali.
0 comments