Il Vangelo secondo Camilo

Camilo Torres

Colombia. Il 15 febbraio del 1996 l’uccisione del prete guerrigliero

Un brivido di incredulità misto a tristezza attraversò la schiena e le menti dei colombiani intenti a seguire i radiogiornali che annunciavano la morte di Padre Camilo Torres avvenuta il 16 Febbraio 1966 in un conflitto a fuoco nei pressi di Patiocemento nella regione colombiana di Santander. Con Padre Camilo Torres moriva anche la speranza di un cambio, di una vera trasformazione dell’ingiusta e violenta società colombiana. Camilo era l’immagine più pura e rispettata della tormentata società colombiana di quei tempi. La realtà colombiana aveva già in precedenza acuito tutte le sue ingiustizie, diseguaglianze, sofferenze con l’assassinio del leader del partido liberal Jorge Eliacer Caetan avvenuta qualche lustro prima nel 1948; quell’assassinio aveva scatenato numerose proteste rivolte e rappresaglie sfociate nel periodo chiamato violencia. La violencia generò terrore, morte, centinaia di migliaia di sfollati, contadini inermi cacciati dai loro piccoli appezzamenti da bande di paramilitari al soldo dell’oligarchia latifondista, ma anche la nascita di solide guerriglie antagoniste e la nascita di territori autogestiti dagli stessi contadini.

E proprio in quel clima Padre Camilo Torres aveva mosso i suoi primi passi politici, religiosi e sociali, proprio in quella Colombia il giovane Camilo aveva toccato con mano le realtà più difficili ed ingiuste di un paese in perenne stato d’assedio, quasi una guerra civile non dichiarata e mai conclusa che vedeva addirittura all’inizio degli anni ’60 la formazione di ben tre gruppi guerriglieri tutti dichiaratamente marxisti: Farc (Fuerzas armadas revolucionarias colombianas) filosovietico, Epl (Ejercito popular de liberaciòn) maoista, Eln (Ejercito de liberaciòn nacional) guevarista e teoliberatorio. Proprio in quest’ultimo confluirà il popolarissimo e praticamente già spretato a forza Camilo Torres.

Entrambi i genitori del sacerdote provenivano da famiglie della piccola borghesia illuminata di Bogotà, di forte tradizione laica ed anticlericale. Padre Torres nacque nel 1929 e dopo aver trascorso i primi anni della sua vita in Europa ritorna in Colombia con la madre ed il fratello maggiore Fernando Torres Restrepo (1924–2007), che diverrà in seguito un riconosciuto professore e ricercatore di neurofisiologia in un’università statunitense. Suscitò un certo stupore e disapprovazione la sua vocazione ed ingresso al seminario di Bogotà, soprattutto per un rampollo di estrazione laica e per giunta figlio di genitori divorziati; sia in ambito familiare ed amicale che negli ambienti della Bogotà-bene del tempo.

Venne ordinato sacerdote nel 1954, ma i veri interessi del giovane prete rimanevano sempre la sociologia e la politica. Fu inviato quindi all’Università di Lovanio in Belgio dove si laureò in sociologia nel 1958. Proprio a Lovanio Camilo intesse relazioni personali e culturali con i preti-operai belgi e francesi oltre che con sacerdoti e laici.E proprio in quell’ateneo si formano i futuri teologi sociologi della liberazione. Padre Camilo è tra i primi sacerdoti cattolici a tentare di coniugare il vangelo con la sua applicazione nel sociale e nel politico; esattamente contro i dettami della chiesa cattolica romana del tempo.

Ritorna in Colombia nel 1959 dov’è destinato a divenire cappellano universitario nella sua Bogotà; fonda la facoltà di studi sociologici all’interno dell’università e diviene anche titolare di cattedra. Fonda in quel periodo universitario un movimento studentesco di promozione comune ed inizia a collaborare con l’Istituto colombiano per la riforma agraria. L’iperattività socio-politica del giovane sacerdote inizia a dare fastidio alle alte sfere ecclesiastiche tanto da essere trasferito nella popolare parrocchia di Veracruz. Particolarmente ostico al suo pensiero è il cardinale primate di Colombia Luis Concha Còrdoba che lo costringe di lì a poco ad autosospendersi come sacerdote. Ma ormai Camilo è divenuto popolarissimo tra gli studenti, tra i giovani, tra i contadini, tra gli operai ed anche tra i delusi della classe media colombiana.

Organizza una marcia di protesta sino al cimitero per uno studente assassinato che coinvolge decine di migliaia di persone. La sua ascesa politica è vertiginosa quanto il suo carisma umano e politico, fonda un movimento politico ed un giornale dal titolo Frente Unido,riesce a raccogliere attorno a se operai, contadini, studenti, disoccupati, sindacalisti, socialisti, comunisti, liberali eterodossi e cattolici del dissenso. In questo giornale settimanale il sacerdote bogotano scrive un messaggio in ogni numero ed ogni messaggio è destinato ad una categoria politica differente di quel momento storico (ai cristiani , ai comunisti, alle donne, agli operai, ai contadini, ai disoccupati ed addirittura all’oligarchia). Denuncia a viva voce l’intervento sottaciuto delle forze armate colombiane al fianco di quelle statunitensi in Corea come nella sporca invasione di Santo Domingo del 1965.

Camilo viene invitato ed osannato anche a Caracas in Venezuela ed a Lima in Perù. Commovente l’affetto che gli viene riservato dalle masse studentesche a Caracas. Riesce in un impresa titanica quella di raccogliere circa 300.000 persone in piazza a Bogotà in un comizio per il boicottaggio delle elezioni. Forse il record mondiale di partecipanti ad un comizio elettorale per giunta non organizzato da un partito politico e paradossalmente filo astensionista. A fine 1965 un determinatissimo Camilo Torres abbandona la scena politica ufficiale con un messaggio all’oligarchia apparso sulle pagine del suo giornale. Un po’ per decisione un po’ per le minacce dei servizi segreti colombiani Camilo sparisce di scena e si unisce alla lotta armata dell’Eln comandata all’epoca da Fabio Vazquez, con il quale aveva già avuto dei contatti clandestini in precedenza.

Camilo è quasi costretto a scegliere tra i tre movimenti guerriglieri quello dell’Eln poiché era l’unico aperto all’epoca ad un dialogo con i cattolici del dissenso ed i futuri teologi della liberazione, mentre le Farc erano dichiaratamente atee e non interessate a nessun tipo di contatto con i movimenti cattolici e clericali. Camilo si dedica ai comunicati stampa ed all’ideologia del movimento guerrigliero, ma il suo pallino fisso era quello di imbracciare le armi per gli ideali che tanto aveva a cuore ed a tale scopo attua una severa preparazione ed un intenso addestramento nella selva colombiana condotto dai quadri guerriglieri dell’Eln.

L’ormai ex sacerdote si sente pronto per il vero fronte guerrigliero; purtroppo però non sa che ad attenderlo vi è un destino beffardo. Tra l’altro in maniera quasi profetica il suo amico e collega Padre Gutierrez glielo aveva predetto. Infatti in un’imboscata tesa all’esercito regolare dai guerriglieri nell’intento di recuperare le armi ai soldati dell’esercito regolare caduti al suolo, un militare fintosi morto lo uccide con un tiro di pistola. I guerriglieri sopravvissuti sono costretti alla fuga e quindi il cadavere di Camilo rimane inerte al suolo e da quel momento non se ne conoscerà più il destino. In gioventù Camilo ed il fratello avevano stretto una fraterna amicizia con Alvaro Valencia Tovar, che in seguito effettuerà una rapida carriera militare nell’esercito colombiano.

Sarà proprio il Generale Valencia Tovar a trovarsi, ironia della sorte, al comando delle operazioni antiguerriglia (Tovar aveva il grado di maggiore durante quelle operazioni) al momento dell’uccisione di padre Torres. Toccherà a Valencia Tovar riconoscere via radio il cadavere di Camilo e ne è sicuro per la pipa con l’incastro a cerchietto argenteo che era contenuto nello zainetto del sacerdote-guerrigliero. Il cadavere di Camilo avrà delle incredibili similarità con quello di Ernesto Che Guevara barbaramente ucciso un anno e mezzo più tardi. Entrambi i cadaveri ricordano l’iconografia del cadavere del Cristo. Camilo diviene paradossalmente il Cristo dei poveri e mette più paura da morto che da vivo.

La sua coerenza e trasparenza divennero un esempio ed una virtù per tutti i colombiani oppressi. Il cadavere di Camilo divenne un gran peso e per tanti lustri non se ne è saputo più nulla. Solo qualche anno fa poco prima di morire il Generale Valencia Tovar rivelò a mezza bocca una mezza verità. Sembrerebbe che i resti del prete-guerrigliero furono sepolti per lungo tempo in un sacrario militare dell’esercito colombiano, ovvero confuso tra i suoi nemici; quindi, a detta del Generale, i resti furono segretamente consegnati al fratello del sacerdote: Fernando, affermato professore universitario già da decenni residente negli Stati unit. Sarebbe dunque Fernando Torres il custode di questi resti mortali del fratello. Ma il racconto del Generale Valencia Tovar non convince appieno poiché avvenne solo qualche mese dopo la morte di Fernando Torres.

Le autorità colombiane hanno fortemente voluto mantenere nascosto il luogo della sepoltura del grande Camilo. Padre Torres mette paura ancora oggi a 50 anni dalla sua morte; la sua tomba diverrebbe sicuramente il santuario dei derelitti, degli esclusi, dei più umili della Colombia e dell’intera America latina. Camilo fu ed è esempio per tutti i cristiani latino-americani. Le sue gesta hanno ispirato tantissimi altri sacerdoti che si sono battuti armi in pugno contro le dittature latinoamericane; basti pensare a Ernesto Cardenal in Nicaragua, al cura Perez e a Domingo Lain in Colombia. Ernesto Che Guevara non amava per nulla il clero e la chiesa cattolica, ma le uniche parole a favore di un sacerdote le espresse su “La tricontinental” (con uno pseudonimo poiché segretamente impegnato a preparare a Cuba la guerriglia in Bolivia) citando ad esempio il sacrificio di Padre Camilo Torres nella martoriata repubblica-sorella di Colombia. Ancora oggi il fantasma di Camilo si aggira nei palazzi del potere in Colombia e tutti magistralmente fingono di non sapere dove riposino i suoi resti. Mette proprio paura ai cattivi questo fantasma buono.

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