A Roma gli spazi sociali autogestiti entrano nel mirino del Commissario Tronca: Esc, Auro & Marco e molti altri
ROMA. Il Commissario Tronca continua il lavoro di normalizzazione di Roma. Dopo la controversa decisione di privatizzare gli asili nido comunali, insieme al centro sociale Auro & Marco e Casale Falchetti vuole sgomberare l’atelier autogestito Esc nel quartiere di San Lorenzo, una realtà attiva da 11 anni nei movimenti studenteschi, nel sindacalismo sociale, nell’assistenza legale ai migranti, nella creazione di eventi culturali come la fiera degli editori e vignaioli indipendenti «L/ivre».
Una notizia che si aggiunge alla chiusura della Casa della pace a Testaccioe alle difficoltà del Corto Circuito a Centocelle a rischio sgombero tanto da avere occupato il settimo municipio l’11 gennaio scorso. Il 30 dicembre scorso gli attivisti hanno ricevuto una comunicazione in cui il comune chiede la riconsegna dei locali assegnati nell’ambito della delibera 26 stabilita dalla giunta Rutelli nel 1995 per il mancato pagamento delle utenze, poche migliaia di euro sulle quali era iniziata una trattativa sulla rateizzazione. L’obiettivo prevedibile è quello di rimettere a bando la struttura affidandola a realtà imprenditoriali in uno dei quartieri della declinante movida romana.
Questo strappo rispetto alle regole della negoziazione sociale in vigore nella Capitale dalla metà degli anni Novanta avviene in una cornice politica che si è consolidata sin da quando era in carica la giunta Marino. Lo stato di emergenza istituito dalla gestione commissariale di Tronca sembra avere accelerato il progetto di monetizzare lo spazio sociale e le relazioni che produce, seguendo la traccia del «piano delle alienazioni e valorizzazioni dei beni patrimoniali» citato nel documento della programmazione triennale approvato da Tronca alla vigilia di Natale. Dall’alienazione di questi beni il Campidoglio prevede di percepire 15 milioni di euro all’anno fino al 2018.
Si spiega così la stratosferica cifra di quasi sei milioni di euro chiesta, poche settimane fa, al centro sociale Auro & Marco. Una volta dissolta la mediazione politica il calcolo dell’ipotetica morosità non viene fatto in base al «canone sociale», abbattuto dell’80 per cento, ma al prezzo di mercato. Funziona come una multa per un divieto di sosta: scaduto il termine parte il procedimento amministrativo e l’aumento degli interessi fino ad arrivare allo sgombero. Questo è il risultato dello slittamento di una dialettica politica su un piano amministrativo.
In una lettera aperta alla città, gli attivisti dell’Esc analizzano la politica di Tronca come un fare ispirato all’«ideologia salvifica del bando, considerato strumento neutro per esaltare il merito. Anche un bambino sa che la valutazione prevede dei criteri fissati del più forte, quello che comanda».
Il bando è stato riscoperto dopo «Mafia Capitale». Per rimediare ai danni provocati dalla rete di Buzzi e Carminati si è pensato di ricorrere a questo strumento di governo, apparentemente neutrale. In realtà questa decisione rischia di premiare gli attori economicamente più forti del terzo settore (Welfare, intercultura, accoglienza, associazionismo), ma non necessariamente competenti e specializzati: questa è la denuncia degli operatori. Senza contare il blocco prodotto dallo choc di «Mafia Capitale»: cooperative e associazioni sono state costrette a interrompere le attività. Tra le vittime di questa finanziarizzazione del sociale ci sono anche i lavoratori che non ricevono gli stipendi per il lavoro svolto.
Nei centri sociali romani si sta consolidando l’impressione che si voglia «chiudere uno spazio politico creato in anni nei sei mesi di commissariamento, prima delle prossime elezioni comunali e durante il Giubileo» sostiene un’attivista. La lettera aperta dello spazio sociale si chiude con un appello alla solidarietà e un invito a conservare «l’anomalia romana: non permetteremo che venga cancellata. Difenderemo Esc con ogni mezzo necessario. A buon intenditor, poche parole».
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