Il caso dell’ex ministro Mario Mauro in platea al convegno dell’ultradestra

Mauro all’evento con FN e Alba dorata: «Non condivido ma mi hanno invitato»

Milano La sua partecipazione al convegno dell’ultradestra a Milano diventa un caso. «Ma non ho bisogno di patenti di democraticità distribuite da chicchessia: non so se riesco a trasmettere quanto sono arrabbiato». È imbufalito Mario Mauro. Senatore, politico di lungo corso, ciellino, prima in Forza Italia, poi nel Pdl, quindi in Scelta civica, ora in Popolari per l’Italia. Per 14 anni europarlamentare, ministro della Difesa del governo Letta, nel Comitato dei saggi nominati nel 2013 da Napolitano per le riforme, rappresentante personale della presidenza dell’Osce contro razzismo, xenofobia e discriminazione: il suo nome salta all’occhio nel programma del contestato convegno organizzato dall’Alliance for Peace and Freedom, il coordinamento dei movimenti di estrema destra di mezz’Europa, dai greci di Alba Dorata ai tedeschi dell’Npd, per parlare di «Siria: guerra al terrore». Con lui, oggi in un albergo del centro di Milano, dove sono state prenotate due sale per i 300 militanti attesi, ci saranno il padrone di casa Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, l’ex presidente del British national party Nick Griffin e la testimonianza di Nabil Al Malazi del Syrian Club Polonia.
Le polemiche non mancano. «È grave che si tenga a Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza, ed è ancor più grave che forze dalla spiccata connotazione antisemita si ritrovino a soli tre giorni dal Giorno della Memoria», protesta l’Anpi che, con associazioni, sindacati e partiti della sinistra riuniti nel Comitato permanente antifascista, ha chiesto «alle istituzioni e alle pubbliche autorità di intervenire con fermezza per impedire questo ulteriore gravissimo oltraggio». L’invito è a manifestare stamattina alla Loggia dei Mercanti, luogo simbolo della Resistenza milanese.
«Andrò a un convegno sulla Siria — si difende Mauro, stupito dal clamore che ha circondato la sua partecipazione all’iniziativa — perché ho l’abitudine di andare dove sono invitato, anche se non condivido, non aderisco e non promuovo le loro idee. E sono stato invitato da un uomo, Fiore, che non ho conosciuto in un oscuro vicolo, ma seduto al Parlamento europeo. Non ho mai pensato quindi di rivedere la mia decisione, proprio perché sono convinto delle mie idee e perché sono certo che per ottenere un miglioramento in Siria serve il coraggio di confrontarsi con tutti». La sua storia politica, rivendica, ha «radici solide»: «Sono un cattolico, un popolare, onestamente conservatore» si descrive. «Non sono io a dovermi giustificare, semmai gli organizzatori che dovranno spiegare il motivo dell’invito all’inventore di Mare Nostrum. Io porterò le mie convinzioni e il mio punto di vista filoccidentale e filo-Atlantico».
Dietro al clamore, Mauro intravede una regia. «Ci sono interessi politici dietro a tutto questo. Due mesi fa partecipai a un incontro di realtà di destra, sempre a Milano, e nessuno gridò allo scandalo. Forse perché le primarie in città erano ancora lontane. A partecipare a questo tipo di incontri — conclude — non provo più imbarazzo di D’Alema quando passeggiò in Libano a braccetto di esponenti di Hezbollah».
Pierpaolo Lio

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