Il tribunale dei popoli condanna il metodo Tav

Val di Susa. «Violati i diritti fondamentali»

«In Val di Susa si sono violati i diritti fondamentali degli abitanti e delle comunità locali. Da una parte, quelli di natura procedurale, come i diritti relativi alla piena informazione sugli obiettivi, le caratteristiche, le conseguenze del progetto della nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione. Dall’altra parte, si sono violati diritti fondamentali civili e politici come la libertà di opinione, espressione, manifestazione e circolazione, come conseguenze delle strategie di criminalizzazione della protesta».

Il Tribunale Permanente dei Popoli ha pronunciato, domenica pomeriggio in un teatro Magnetto di Almese (Torino) gremitissimo, una sentenza storica di condanna del metodo seguito per la definizione del Tav in Val Susa e dell’intero sistema che presiede, in Italia e in Europa, alle grandi opere. La sentenza è arrivata dopo alcuni giorni di sessione aperta al pubblico svoltisi a Torino alla Fabrica delle «e».

È la prima volta che il tribunale internazionale d’opinione Ttp, fondato nel 1979 da Lelio Basso, come eredità dello storico «Russel» sui crimini del Vietnam, si esprime su una questione italiana. La giuria presieduta dal francese Philippe Texier, magistrato onorario della Corte suprema di Cassazione francese, ha accolto totalmente l’impianto accusatorio mosso dal Controsservatorio Valsusa, presieduto da Livio Pepino, che nella primavera del 2014 aveva presentato l’esposto. Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità, oltre che dei promotori e delle imprese coinvolte, dei governi italiani degli ultimi due decenni e delle articolazioni dell’Unione europea che ne hanno accolto acriticamente le indicazioni senza effettuare i controlli e gli accertamenti richiesti dal movimento d’opposizione.

Sono state, inoltre, disattese numerose convenzioni internazionali, in primis quella di Aarhus del 25 giugno 1998 sull’informazione e partecipazione dei cittadini in materia ambientale, ratificata in Italia con la legge 108 del 2001. Nel mirino anche l’avvio dei lavori al tunnel della Maddalena «grave, in quanto deciso prescindendo: dal principio di precauzione, senza uno studio preliminare di impatto ambientale».

La giuria, composta oltre che Texier da altri sette membri di diverse nazionalità (Italia, Colombia, Cile, Spagna e Francia), ha quindi concluso con specifiche raccomandazioni chiedendo, tra l’altro, ai governi italiano e francese di aprire «consultazioni serie delle popolazioni interessate, e in particolare degli abitanti della Val di Susa, per garantire loro la possibilità di esprimersi sulla pertinenza e la opportunità del progetto e far valere i loro diritti alla salute, all’ambiente e alla protezione dei loro contesti di vita» estendendo l’esame a tutte le soluzioni praticabili «senza scartare l’opzione “0”» e «sospendendo, in attesa dei risultati di questa consultazione popolare, seria e completa, la realizzazione dell’opera». Il Ttp raccomanda al governo italiano di rivedere la Legge Obiettivo del dicembre 2001, che esclude totalmente le amministrazioni locali dai processi decisionali relativi al progetto, così come il decreto Sblocca Italia del settembre 2014.

Il Tribunale ha chiesto di «sospendere l’occupazione militare della zona», toccata con mano dagli stessi giudici in occasione della visita esterna al cantiere della Maddalena di Chiomonte. E, occupandosi anche di altre questioni europee, ha raccomandato alla Francia, nel caso dell’aeroporto di Notre Dame des Landes, di presentare uno studio documentato sulla opportunità e necessità del progetto e le sue conseguenze sociali, economiche, ambientali e di sospendere la realizzazione dell’opera.

Come ha dichiarato Gianni Tognoni, segretario generale del Ttp, la sessione di Torino è stato un evento eccezionale, il primo della storia del tribunale a occuparsi di violazione dei diritti delle comunità nel cuore dell’Europa, «culla dei diritti dell’uomo». Nel Vecchio continente aveva emesso sentenze solo altre due volte sui crimini contro l’umanità nella ex Jugoslavia e sul disastro nucleare di Cernobyl. Le sentenze del Ttp non hanno alcun valore giuridico, ma solo morale e politico. Toccherà al governo Renzi non snobbarla.

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