Immaginazione e uto­pia lasciate all’avversario

Al centro del dibattito filosofico, politico e culturale c’è stata solo l’utopia della globalizzazione operata dai gruppi dominanti. La sinistra non ha sviluppato una visione politica autonoma della scienza e della tecnologia

C’è vita a sinistra. Al centro del dibattito filosofico, politico e culturale c’è stata solo l’utopia della globalizzazione operata dai gruppi dominanti. La sinistra non ha sviluppato una visione politica autonoma della scienza e della tecnologia

C’è vita se c’è capa­cità uto­pica, dove per uto­pia s’intende anche l’immaginazione di “luo­ghi di vita” buoni, desi­de­rati, da rea­liz­zare. La sini­stra — l’insieme delle forze sociali orga­niz­zate anche piano poli­tico al ser­vi­zio dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani rispetto a diritti e dignità — ha pur­troppo spe­ri­men­tato a sue spese la per­dita di imma­gi­na­zione e capa­cità utopica.

I gruppi domi­nanti sono riu­sciti, a par­tire dagli anni ’70, ad imporre nuo­va­mente la loro nar­ra­zione della vita, della società e del mondo. E per due ragioni prin­ci­pali. Da un lato, ritor­nati al potere all’epoca di Rea­gan e That­cher, hanno ope­rato una mas­sic­cia de-costruzione ideo­lo­gica e sociale dello Stato del wel­fare. Dall’altro, non avendo svi­lup­pato una visione poli­tica auto­noma della scienza e della tec­no­lo­gia, la sini­stra non ha potuto gio­care alcun ruolo inno­va­tore influente sulle stra­te­gie di con­trollo ed uso delle nuove tec­no­lo­gie del vivente, cogni­tive, dell’informazione e della comu­ni­ca­zione, ener­ge­ti­che e delle tec­no­lo­gie dei mate­riali, sulla base delle quali l’economia mon­diale e le società “svi­lup­pate” sono state pro­fon­da­mente ristrutturate.

Le nuove nar­ra­zioni “posi­tive” del mondo e delle tra­sfor­ma­zioni sociali sono cosi diven­tate mono­po­lio dei gruppi domi­nanti. Le sini­stre sono state rele­gate al ruolo secon­da­rio di “forze di rea­zione”. I domi­nanti hanno invece raf­for­zato il loro potere in quanto fis­sa­tori dell’agenda poli­tica pla­ne­ta­ria : al cen­tro del dibat­tito filo­so­fico, poli­tico e cul­tu­rale c’ è stata solo la loro uto­pia (misti­fi­ca­trice) della glo­ba­liz­za­zione eco­no­mica, da loro data come crea­zione ine­vi­ta­bile e irre­si­sti­bile (senza alter­na­tive) dei luo­ghi di vita dell’umanità.

Nel corso degli anni ’90, c’è stato un risve­glio uto­pico a sini­stra. Mi rife­ri­sco alla tassa sulle tran­sa­zioni finan­zia­rie inter­na­zio­nali, al prin­ci­pio di soste­ni­bi­lità in alter­na­tiva all’imperativo della cre­scita eco­no­mica infi­nita, al suc­cesso con­tro l’Ami ed l’Omc (Seat­tle), al bilan­cio par­te­ci­pa­tivo, al buem vivir , al lan­cio del Forum sociale mon­diale. Pur­troppo, si è trat­tato di un feno­meno di corta durata. L’incapacità delle sini­stre d’integrare e fede­rare le loro forze in azioni e pro­grammi comuni mon­diali dure­voli, ha per­messo ai gruppi domi­nanti, di scon­fig­gerle ai vari livelli nazio­nali in nome della nuova moder­nità legata alla “glo­ba­liz­za­zione delle rivo­lu­zioni scien­ti­fi­che e tec­no­lo­gi­che” e della lotta con­tro il pre­teso nuovo nemico mon­diale, il ter­ro­ri­smo. Se a ciò si aggiun­gono le ripe­tute crisi eco­no­mi­che e finan­zia­rie che da più di 25 anni hanno deva­stato i tes­suti sociali e le comu­nità locali, nazio­nali, con­ti­nen­tali e mon­diali, si capi­sce il per­ché mai come oggi la potenza, vio­lenta del sistema domi­nante è stata cosi grande a livello mon­diale (il pia­neta) e glo­bale (in tutti i campi). Ora­mai, una larga parte delle sini­stre del “Nord del mondo” ritiene che la sola pos­si­bi­lità rea­li­sta di dare spa­zio ad una forza poli­tica di sini­stra capace di con­qui­stare il potere di gover­nare è di inno­vare a par­tire da e restando all’interno del sistema. De facto, la capa­cità uto­pica della sini­stra si esprime oggi essen­zial­mente attorno e sulle stesse aree su cui lavo­rano le inno­va­zioni dei gruppi rifor­mi­sti delle forze domi­nanti, cen­trate sull’emergenza e lo svi­luppo del “‘nuovo” impren­di­tore sociale, chia­mato “impren­di­tore col­let­tivo”, per dif­fe­ren­ziarlo dall’imprenditore indi­vi­duale del capi­ta­li­smo tra­di­zio­nale. Penso al vasto e pro­li­fico insieme di inno­va­zioni ope­rate all’insegna dell’economia del bene comune, di comu­nione, dell’economia cir­co­lare, della tran­sfor­ma­tive society, della tran­si­tion society, dell’economia blu, dell ‘eco­no­mia col­la­bo­ra­tiva, della sha­ring eco­nomy, dell’economia sociale e soli­dale, della nuova finanza.

La ragione di essere di que­ste incu­ba­trici uto­pi­che è la ricerca delle nuove forme di pro­du­zione e di accu­mu­la­zione di ric­chezza all’era delle tec­no­lo­gie di reti, fluide, ad ele­vata den­sità e varietà di dati in rapida cumu­la­zione, ad altis­sima capa­cità tra­sfor­ma­trice, irri­du­ci­bili, omni-operative.

Due gli inse­gna­menti gene­rali per le sini­stre del mondo, ed in par­ti­co­lare per la sini­stra in Europa. Primo. Non v’è capa­cità uto­pica da soli­tari. La grande forza uto­pica di Syriza ( in breve: la ri-organizzazione euro­pea del debito) è stata dura­mente cal­pe­stata per­ché nes­sun altro governo e popolo euro­peo se n’è fatto alleato espli­cito e con­vinto. Ri-costruire una capa­cità uto­pica forte e solida della sini­stra è un’opera di lungo periodo che deve avve­nire su basi euro­pee e mon­diali (l’esperienza dell’acqua bene comune insegna).

Non c’è allo stato attuale del mondo una via nazio­nale della sini­stra. La lotta con­tro il diritto di pro­prietà intel­let­tuale sul vivente deve essere con­ti­nen­tale e mon­diale. Lo stesso vale della lotta , da rin­no­vare, con­tro gli arma­menti. Idem per quanto riguarda la messa fuori legge dei fat­tori strut­tu­rali gene­ra­tori dei pro­cessi d’impoverimento per natura trans­na­zio­nali e mon­diali. Per que­sto la nuova capa­cità uto­pica della sini­stra deve fon­darsi su una nuova con­ce­zione dell’umanità, dell’uguaglianza nei diritti, del lavoro e dell’istituzionalizzazione poli­tica pla­ne­ta­ria del potere. Secondo. Non v’è ricon­qui­sta della capa­cità uto­pica senza un forte radi­ca­mento “locale” delle inno­va­zioni gra­zie alla pro­mo­zione di “comu­nità di vita” glo­cali, cioè senza la tra­du­zione con­creta a livello delle comu­nità locali dei prin­cipi e delle stra­te­gie mon­diali. Que­sto signi­fica l’esistenza di forze sociali por­ta­trici di inte­ressi col­let­tivi mon­diali ma local­mente diver­si­fi­cati e plu­rali. In pas­sato , i con­ta­dini, gli ope­rai, la pic­cola e media bor­ghe­sia, hanno svolto tale ruolo. Nel XXI° secolo, tocca all’umanità, glo­cale per defi­ni­zione, di espri­mere la capa­cità uto­pica del mondo. Il futuro della sini­stra è l’umanità, coscienza sociale della glo­ba­lità della vita e della mon­dia­lità della con­di­zione umana (cit­ta­di­nanza uni­ver­sale plurale).

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