Vagli a spiegare che c’entra il Genoa

A colmare la mia ignoranza su questa storia anni settanta ecco arrivare “Miccia Corta-Una Storia di Prima Linea” il racconto di Sergio sull’evasione

Vagli a spiegare che c’entra il Genoa, o meglio una maglietta da stadio..Già, non posso mica dirgli che per un  attimo ho dubitato che Prima Linea fosse stato un  gruppo di eversione di stampo neofascista…Chissà cosa penserebbe uno dei suoi padri solo del fatto che su un  disegno di Jacovitti ho fatto scrivere una bella frase dove Prima Linea risulta casualmente (…) in rosso..Chissà cosa penserà Sergio Segio, comandante Sirio, fondatore del gruppo di lotta armata che ha avuto più processi delle Brigate Rosse, un vinto tra i vinti, ma di quei vinti che hanno avuto anche la sfiga di sopravvivere, il che per una società forcaiola come la nostra rimane un ulteriore “colpa”…

A colmare la mia ignoranza su questa storia anni settanta ecco arrivare “Miccia Corta-Una Storia di Prima Linea” il racconto di Sergio sull’evasione, organizzata da lui e altri militanti di P.L., di alcune  compagne dal carcere di Rovigo,tra cui la donna di Segio, Susanna Ronconi. Era una domenica, precisamente il tre gennaio 1982,io ero a Bologna a seguire il Genoa che pareggiò uno a uno con reti di Briaschi e Mancini e mi ricordo bene come fosse la partita del ritorno di Roberto con noi. Bene, nel momento in cui a Bologna finiva il primo tempo, a Rovigo iniziava una delle fughe più spettacolari che si siano viste  nel panorama europeo. Chiaramente non vado oltre sebbene consigli alla minoranza consapevole un’attenta lettura, piuttosto mi preme affermare come questa operazione “quasi un canto del cigno” di P.L. (si scioglierà a Torino mesi dopo) chiuda un’ epoca di valori quali amore, fratellanza, responsabilità e solidarietà racchiusi in un agire comunitario che di lì a poco verrà sostituito da processi cannibalistici all’interno dei carceri di tutta Italia ( vedi i Comitati di Salute Pubblica descritti in “Andare ai resti” da E.Quadrelli). Sono storie che pochi sanno, storie nella Storia, una Storia che non merita la esse maiuscola, in quanto ancora palesemente incompleta, ancora  volutamente viziata, non detta. Stiamo ancora aspettando che ci parlino di Gladio (anche quella civile ancora in forza con altro nome), delle schifezze della P e del patto atlantico, storie di stragi senza colpevoli alla sbarra, anche se tutti ormai sappiamo dove guardare. All’interno di ciò, va rivista quindi la posizione di un’intera generazione,(la meglio o la peggio gioventù?) nelle cui fila decine di migliaia di individui si sono resi protagonisti di un movimento sfociato nella lotta armata, ma che nella lotta armata ha trovato l’unica dimensione politica possibile, prima di dissolversi nel carcere o nell’eroina. Senza contare poi la Responsabilità; qui Segio, ma anche Cusani, potrebbero insegnare tanto magari a chi ancora adesso invoca una campagna persecutoria contro i rifugiati all’estero, senza ricordare (ammettere) come all’epoca stazionavano nelle sinistra extraparlamentare prima di leccare  il didietro del signor B…

Aldilà della storia di eversione vissuta da Sergio e dai suoi compagni, mi preme sottolineare come alla fine sia l’Uomo che ne esca , bene o male, da anni di battaglie e di cattività. Ed è ciò, legato ai motivi del coinvolgimento, che mi piace osservare e ricordare, perchè in fondo si tratta sempre e comunque di Dignità Umana..di chi, sbagliando o no, ci ha sempre messo la faccia..e non è poco.
Paolo Panalpa

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