«La vera sinistra si chiama Syriza »

Grecia. Alla Conferenza nazionale del partito tra governisti e critici. Tsipras dà il via alla campagna elettorale Tsakalotos resta, critiche dal «gruppo dei 53»: «Linee rosse da non valicare»

Syriza non ha abban­do­nato i suoi ideali e i suoi prin­cipi di sini­stra» ha riba­dito Ale­xis Tsi­pras, rivol­gen­dosi ai mem­bri del par­tito  che hanno par­te­ci­pato alla prima gior­nata della Con­fe­renza nazio­nale  orga­niz­zata ad Atene per deci­dere la linea e le prio­rità della sini­stra radi­cale elle­nica. Il lea­der greco ha chia­ri­to­che non intende cedere ad altri il ruolo ed il pri­vi­le­gio di poter rap­pre­sen­tare «la vera sini­stra». «Siamo noi, il governo di Syriza, che abbiamo aperto le porte al refe­ren­dum, assu­men­doci rischi e respon­sa­bi­lità. Il no, la sua vit­to­ria, appar­tiene soprat­tutto a noi», ha sot­to­li­neato con forza. Il mes­sag­gio è chiaro: quello su cui insi­sterà la Coa­li­zione della sini­stra radi­cale elle­nica, in que­sta cam­pa­gna elet­to­rale, è cer­care di porre cia­scuno davanti alla realtà, con una alter­na­tiva e una domanda molto chiara: «Chi volete che gesti­sca la trat­ta­tiva sulla ridu­zione del debito? Di chi vi fidate?». Non a caso, Tsi­pras ricorda che i socia­li­sti e il cen­tro­de­stra hanno sem­pre ripe­tuto che il debito greco era gesti­bile.
Quanto alla sini­stra e alla deci­sione di 25 depu­tati di Syriza di uscire dal par­tito e dare vita a Unità Popo­lare, Tsi­pras ha chia­rito che non intende aprire «una guerra civile a sini­stra», anche se «il suo governo è caduto a causa di colpi inferti dall’interno». L’avversario, insomma, rimane la destra, e tutti coloro che hanno appog­giato un sistema poli­tico cor­rotto e clien­te­lare. Men­tre la lotta con­tro l’austerità non è stata asso­lu­ta­mente archi­viata.
Secondo quanto fil­tra dal quar­tier gene­rale di Syriza, nelle pros­sime tre set­ti­mane ci si con­cen­trerà prin­ci­pal­mente su tre punti: riforma della pub­blica ammi­ni­stra­zione per ren­derla più effi­ciente, ma senza licen­zia­menti, misure alter­na­tive ai tagli che col­pi­reb­bero le classi sociali più deboli e pro­po­ste det­ta­gliate sulla ridu­zione o alleg­ge­ri­mento del debito. Tsi­pras, ovvia­mente, punta anche sul cari­sma della sua lea­der­ship, nella con­vin­zione che il mar­gine di van­tag­gio sui con­ser­va­tori possa aumen­tare in modo sostan­ziale, bat­ten­dosi con forza chi vor­rebbe far pas­sare alla sto­ria il governo della sini­stra in Gre­cia come una breve paren­tesi.
Nella gior­nata di oggi sono attesi gli inter­venti di tutto il gruppo diri­gente del par­tito, in modo da per­met­tere a Syriza di tro­vare spunti e idee per aprirsi nuo­va­mente alla società e «con­ti­nuare il cam­mino appena intra­preso», per dirla con le parole del lea­der greco.
Alla Con­fe­renza nazio­nale è arri­vata una let­tera di soste­gno a Syriza da parte dei Verdi (già al governo) e pure  il mini­stro delle Finanze Euclid Tsa­ka­lo­tos, dato in bilico, ha sciolto la riserva: «Dob­biamo com­bat­tere col­let­ti­va­mente la bat­ta­glia per supe­rare l’isolamento», ha detto, rice­vendo molti applausi dalla pla­tea del mini-congresso. In un inter­vento a una con­fe­renza orga­niz­zata dall’Istituto Levy ad Atene, il vice­pre­mier Yanis Dra­ga­sa­kis (l’economista che ha sosti­tuito Yanis Varou­fa­kis nei nego­ziati con i cre­di­tori prima che que­sti si dimet­tesse), ha detto che «il Memo­ran­dum dovrebbe essere eli­mi­nato, non solo per le sue con­se­guenze sociali ma per­ché viola i prin­cipi demo­cra­tici» e che «Syriza è un punto di rife­ri­mento in Europa», per que­sto non sarà sola nella sua bat­ta­glia, e che la solu­zione non è in un «ripe­ga­mento nazio­na­li­stico», come vor­reb­bero i fuo­riu­sciti di Unità popo­lare. Poi, in un’intervista al Quo­ti­diano dei redat­tori, ha spie­gato che «il pro­gramma non sarà solo anti-Memorandum, ma mirerà a com­bat­tere la disoc­cu­pa­zione, alla rico­stru­zione isti­tu­zio­nale dello Stato e a pro­muo­vere un diverso modello di pro­du­zione».
Le cri­ti­che più forti al gruppo diri­gente del par­tito sono arri­vate invece dal  cosid­detto «gruppo dei 53», la mino­ranza di sini­stra che soste­neva Tsi­pras ma con­tra­ria alla firma del Memo­ran­dum. Il por­ta­voce Panos Lam­brou ha comin­ciato il suo inter­vento alla Con­fe­renza nazio­nale  dicendo «non siamo qui per applau­dire», ha segna­lato il rischio di una «muta­zione» della Syriza di governo, ha cri­ti­cato il pre­ce­dente governo per alcune cose non fatte, come la «man­cata demo­cra­tiz­za­zione delle forze di poli­zia», e ha segnato alcune «linee rosse» che la com­po­nente interna con­si­dera inva­li­ca­bili: «Nes­suna coo­pe­ra­zione con Nea Demo­cra­tia, Pasok e Potami, non accet­te­remo l’applicazione di quelle parti del Memo­ran­dum che con­si­de­riamo offen­sive, diremo no a un pro­gramma in cui non è pre­vi­sto un piano di disim­pe­gno dall’accordo».
Assenti, natu­ral­mente, i dis­si­denti con­fluiti in Unità popo­lare, che ieri fatto appello a tutte le orga­niz­za­zioni della sini­stra radi­cale. Parola d’ordine: «Rom­pere con le poli­ti­che neo­li­be­rali dell’Ue» e se neces­sa­rio arri­vare a un refe­ren­dum per chie­dere alla popo­la­zione se vuole rima­nere nell’euro o tor­nare alla dracma.

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