«L’Italia non cambierà mai se non sarà chiarita la morte di Pinelli »

Parla Fabrizio Rondolino: «Sofri doveva accettare, Orlando avrebbe potuto fare di più. Calabresi è una vittima, ma resta responsabile»

«Luigi Calabresi va rispettato come vittima di quegli anni, ma l’Italia vive ancora in un vulnus storico che inizia con la caduta di un cittadino innocente dalla stanza di un commissariato su cui non è mai stata fatta giustizia nè chiarezza. E chi non ha chiarito è stato un servitore dello Stato, non un terrorista». Fabrizio Rondolino, ex spin doctor di Massimo D’Alema, polemista incallito, da sempre a sinistra in politica, da qualche anno sponsor di Matteo Renzi, sta facendo incetta di insulti su Twitter per la vicenda di Adriano Sofri. Martedì 23 giugno l’ex Lotta Continua, condannato come mandante della morte di Calabresi, ha rinunciato a partecipare ai tavoli per la riforma delle carceri invitato dal ministro Orlando. Il tweet di Rondolino ha fatto rumore, perché sulla scia di quanto scritto da Mario Calabresi, figlio del commissario e direttore della Stampa, che chiedeva chiarimenti sulla nomina di Sofri. «Anziché protestare per Sofri, la famiglia di Mario Calabresi potrebbe finalmente spiegarci come hanno assassinato Pinelli».

Mi permetto di dire che neppure loro sanno la verità, è passato troppo tempo e in vita non è rimasto nessuno. C’è una sentenza che scagiona il commissario Calabresi nella notte del 15 dicembre 1969
Io mi permetto di contestare quella sentenza che parla di «malore attivo», di un cittadino innocente che fu tenuto per due giorni illegalmente dentro la stanza di un commissariato. E trovo inaccettabile che un servitore dello Stato non abbia mai fatto niente per rendere giustizia della morte di Pinelli. Servitore dello Stato che era il responsabile di quegli uomini che stavano in quella stanza. Un commissario che veniva visto come un mostro all’epoca e adesso è un santo, su cui non si può dissentire minimamente: due errori speculari e contrari. Calabresi ha avuto grandi responsabilità, anche perché, lo dicono le sentenze, depistò le indagini. Non solo. Fu lui a seguire ossessivamente la pista anarchica su Piazza Fontana, sbagliando completamente. Non lo si può dire?
Giorgio Napolitano, da presidente della Repubblica, aveva cercato una riappacificazione tra le due famiglie. Non è servito a nulla?
Anche per questo motivo mi ha stupito Mario Calabresi. C’era stato uno spirito di ricongiungimento, ma sempre incentrato su una forte asimmetria, perché la famiglia Calabresi ha avuto giustizia, quella di Pinelli no. Poi non sono certo io quello che renderà giustizia a Pinelli, ma trovo assurdo che in questo Paese non si possano dire le cose come stanno, perché si viene subito inondati di insulti.
Ha letto l’articolo di Marco Travaglio di oggi sul Fatto Quotidiano che attacca duramente Sofri?
No, non l’ho letto e la mia non è una risposta tecnica
C’era già stata una polemica in passato. Lei raccontò che ce l’aveva con Calabresi anche perché l’aveva licenziato dalla Stampa?
Sì è vero, ma non c’entra nulla con la mia opinione sull’argomento, che appartiene alle pagine più oscure della storia d’Italia.
Quindi per lei Sofri doveva accettare quell’incarico?
Direi proprio di sì. Può essere colpevole oppure innocente, questo lo saprà lui. Resta un cittadino come gli altri, ha scontato la sua pena. È un’intellettuale che ha riflettuto sui suoi anni in carcere, ha scritto ottimi libri sull’argomento. Per questo non è un ex carcerato qualsiasi, sicuramente avrebbe potuto portare un valore aggiunto.

Eppure ha subito rinunciato, forse proprio per le polemiche
Rispetto il fatto che non voglia entrare in polemiche da cui ha sempre cercato di stare fuori. Diciamo che il ministro Orlando avrebbe potuto fare qualcosa di più, impegnarsi di più per farlo restare ai tavoli.

L’Italia sembra ancora ferma a quegli anni. La stessa polemica su Sofri nasce per quanto accaduto all’epoca
Siamo un paese che vive la storia in un modo molto leggero e superficiale.  Non andiamo mai a fondo dei problemi. E’ un vulnus storico che continuerà per sempre, fino a quando non sarà fatta chiarezza sulla morte di Pinelli. Ora Calabresi viene visto come un santo, si fanno le fiction che ribaltano le realtà, l’Italia è questa ma se non si fanno i conti con la propria storia non cambierà mai niente.

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