Le firme di artisti e politici: «Il Memoriale italiano deve restare ad Auschwitz »

Secondo i promotori «si vuole cancellare, dalla storia e dalle coscienze, il sacrificio degli uomini e delle donne che hanno dato la vita per la liberazione»

Roma A settant’anni della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, è nato un Movimento di Resistenza della Memoria. Per evitare — questa volta — la deportazione, non di persone, ma di un’opera d’arte, il «Memoriale italiano», che dal 1980 è stato allestito all’interno del Blocco 21.
«La parola “monumento” proviene dalla parola latina monitum , perché appunto deve essere un monito, un’ammonizione. Ed è per questo — ha spiegato Paolo Corsini, vicepresidente della Commissione esteri del Senato (Pd) illustrando un’interrogazione al Presidente del Consiglio e ai Ministri degli Esteri e dei Beni culturali — il “Memoriale italiano” deve rimanere dov’è, a testimonianza del sacrificio di tutte le vittime uccise dalla ferocia nazista e anche di quello dei soldati sovietici che persero la vita nel corso della liberazione del campo».
Artisti, intellettuali, professionisti e politici (di tutti i partiti, oltre molti esponenti del Pd, tra gli altri, Loredana De Petris di Sel, e Anna Maria Bernini e Pietro Liuzzi di FI) si sono mobilitati e hanno presentato un documento internazionale per la conservazione in situ dell’opera. Il monumento consiste in una serie di grandi cerchi concentrici all’interno dei quali i visitatori giungono, come alla fine di un tunnel angoscioso, a scorgere i simboli di una falce e martello (segni distintivi dell’Armata rossa), e il volto di Antonio Gramsci. Anche l’Accademia di Brera e il Gherush92 Committee for Human Rights hanno denunciano l’ambiguità con la quale la direzione del Museo di Auschwitz e lo stesso governo polacco avrebbero deciso di far togliere il monumento (che, in assenza di novità, dovrà essere presto smantellato e trasferito in Toscana, dove il governatore Enrico Rossi ha dato la disponibilità ad accoglierlo). Secondo i parlamentari firmatari dell’interrogazione, infatti, il vero motivo della rimozione «sembrerebbe, come da fonti del Ministero degli Affari Esteri, mai palesate ufficialmente dal governo polacco», proprio la presenza nell’opera di richiami artistici al comunismo, come la bandiera rossa, «oggi considerati fuori legge in Polonia».
Secondo i promotori, in questo modo, «si vuole cancellare, dalla storia e dalle coscienze, il sacrificio degli uomini e delle donne che hanno dato la vita per la liberazione».
Al governo Renzi che, nella legge di stabilità 2015 ha autorizzato la spesa di un milione di euro quale contributo dell’Italia alla fondazione Auschwitz-Birkenau per il mantenimento della struttura dell’ex campo di sterminio, tutti chiedono di agire affinché il Memoriale italiano non venga rimosso.
M.Antonietta Calabrò

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