Il triangolo nero

L’estrema destra in Lombardia, passando dai progetti eversivi degli Anni ’70, alle attuali derive apertamente razziste e neonaziste

L’estrema destra in Lombardia, in particolare nelle città di Milano, Brescia e Varese, quale erede diretta dell’ultima tragica stagione del fascismo, fin dall’immediato dopoguerra ha assunto caratteristiche di durezza e intransigenza che hanno avuto conferme ed evoluzioni significative fino ai nostri giorni. Passando dai progetti eversivi degli Anni ’70, alle attuali derive apertamente razziste e neonaziste

Il neo­fa­sci­smo mila­nese e lom­bardo fin dall’immediato dopo­guerra ha assunto carat­te­ri­sti­che di durezza e intran­si­genza. Quale erede diretto dell’ultima tra­gica sta­gione del fasci­smo, rap­pre­sen­tata dalla Repub­blica sociale, ha visto subito river­sarsi tra sue fila molti degli sche­rani pro­ve­nienti dai suoi tanti corpi mili­tari e dalle sue innu­me­re­voli poli­zie pri­vate. Un sostan­ziale filo di con­ti­nuità in una città come Milano, che fu la vera capi­tale della Rsi, e in una regione dove, sulle sponde del lago di Como, si con­sumò il suo ultimo dram­ma­tico destino.

Da qui il for­marsi degli ini­ziali gruppi diri­genti mis­sini e delle stesse prime orga­niz­za­zioni ter­ro­ri­sti­che, a par­tire dalle Sam (Squa­dre d’azione Mus­so­lini), che già alla fine del 1945 ope­ra­rono tra Milano, Monza e Como, ben oltre l’attentato dimo­stra­tivo, assal­tando le sedi dei par­titi di sini­stra e cau­sando più di una vittima.

Il retro­terra degli anni Settanta

Quest’impronta e que­sti tratti si sono poi tra­man­dati negli anni. È a Milano, già alla metà degli Cin­quanta, che prende corpo quel nucleo di Ordine nuovo che ritro­ve­remo poi come orga­niz­za­zione stra­gi­sta alla fine degli anni Ses­santa, respon­sa­bile dell’eccidio di piazza Fon­tana. Ed è sem­pre a Milano che si ten­gono, tra il 1958 e il 1967, ben tre riu­nioni di quella Inter­na­zio­nale nera che prese il nome di Noe, acro­nimo di Nuovo ordine euro­peo, fero­ce­mente raz­zi­sta e anti­se­mita. Il fatto stesso che la Lom­bar­dia abbia rap­pre­sen­tato il tea­tro prin­ci­pale della stra­te­gia della ten­sione non è stato certo un caso.

Ben tre sono state le stragi in que­sta regione (in piazza Fon­tana a Milano, il 12 dicem­bre 1969, e davanti alla que­stura, il 17 mag­gio 1973, a Bre­scia, in piazza della Log­gia. il 28 mag­gio 1974), diverse altre quelle ten­tate (a Varese dove la si cercò in piazza Maspero, ancor prima di Bre­scia, il 28 marzo 1974). Il tutto nel con­te­sto di un’impressionante esca­la­tion di vio­lenze squa­dri­ste. In un dos­sier pub­bli­cato nel 1975 dalla giunta regio­nale (Rap­porto sulla vio­lenza fasci­sta in Lom­bar­dia), tra il gen­naio 1969 e il mag­gio 1974, si con­teg­gia­rono: 180 aggres­sioni, 46 deva­sta­zioni, 36 lanci di bombe a mano o ordi­gni simi­lari, 63 lanci di bombe molo­tov, 14 esplo­sioni di bombe carta, dieci atten­tati con dina­mite o tri­tolo, 25 casi di ritro­va­menti di armi o esplo­sivi, 35 aggres­sioni a colpi di pistola, dieci accol­tel­la­menti e 30 incendi. In nean­che cin­que anni e mezzo.

È in que­sto trian­golo (tra Milano-Brescia-Varese) che l’estrema destra mise i suoi pic­chia­tori al ser­vi­zio dei set­tori più rea­zio­nari della bor­ghe­sia per rom­pere i pic­chetti ope­rai e attac­care gli stu­denti. Varese, spesso pas­sata in secondo piano, è stata invece una città che, cor­ro­bo­rata da uno «zoc­colo duro» di impren­di­tori e pro­fes­sio­ni­sti dispo­ni­bili a for­za­ture ever­sive, forag­giò e spal­leg­giò neo­fa­sci­sti di ogni risma. Qui l’Msi toccò la soglia del 10%, ben oltre la media nazio­nale, Qui si svi­lup­pa­rono for­ma­zioni ter­ro­ri­sti­che, dalla Costi­tuente nazio­nale rivo­lu­zio­na­ria ad Avan­guar­dia nazio­nale alle Squa­dre d’azione Ettore Muti, fino a Ordine nero, che si resero pro­ta­go­ni­ste di siste­ma­ti­che azioni squa­dri­ste e dinamitarde.

Ed è nuo­va­mente tra Milano, Bre­scia e Varese, che biso­gna tor­nare a guar­dare in que­sti anni. In una regione dove accanto alle for­ma­zioni pre­senti sul ter­ri­to­rio nazio­nale ne sono cre­sciute altre a livello locale.

Forza Nuova

Forza nuova, la più vec­chia tra le orga­niz­za­zioni post-missine, nata nel 1997 e rico­no­sciuta come «nazi­fa­sci­sta» da una sen­tenza del 2010 della Cas­sa­zione, si è svi­lup­pata in Lom­bar­dia attra­verso pic­coli nuclei, con sedi a Milano, Monza, Bre­scia, Ber­gamo, Pavia e Como. Ulti­ma­mente l’attività ha teso a pri­vi­le­giare i temi clas­sici dell’ultradestra cat­to­lica, dalla can­cel­la­zione della legge sull’aborto alle cam­pa­gne omo­fo­bi­che, strin­gendo alleanze con alcune asso­cia­zioni inte­gra­li­ste, tra le altre Le sen­ti­nelle in piedi, col­la­te­rali ad Alleanza cat­to­lica, la più antica tra que­ste realtà, da sem­pre ricet­ta­colo di estre­mi­sti di destra.

Un secondo ter­reno è quello del con­tra­sto all’immigrazione e alla «società mul­ti­raz­ziale». Qui il ten­ta­tivo è di sca­val­care a destra la stessa Lega con ini­zia­tive e slo­gan ancor più radi­cali in nome di un nazio­na­li­smo becero ed esasperato.

Fun­zio­nale a que­sto scopo è stato anche il varo di un’associazione (Soli­da­rietà nazio­nale) impe­gnata a rac­co­gliere ali­menti e generi di con­forto per gli ita­liani in dif­fi­coltà sul modello di Alba dorata in Gre­cia. In alcune città Forza nuova è con­fluita, facendo blocco, in orga­ni­smi «uni­tari», è il caso di Bre­scia ai bre­sciani, che ha pro­vato anche ad attac­care fisi­ca­mente il 28 marzo scorso un cor­teo di immi­grati scon­tran­dosi con la polizia.

Dato il numero esi­guo di mili­tanti, non più di 150 com­ples­si­va­mente, il metodo è di farli con­fluire nelle ini­zia­tive prin­ci­pali per disporre di un minimo di massa critica.

Casa Pound

Dopo vari ten­ta­tivi andati a vuoto di inse­dia­mento nelle prin­ci­pali città lom­barde, sfrut­tando l’alleanza con la Lega, ora Casa Pound prova a rilan­ciarsi. È pre­sente al momento con pro­prie sedi in un quar­tiere popo­lare di Milano (Quarto Oggiaro), a Varese e a Cre­mona, realtà quest’ultima pro­ta­go­ni­sta a gen­naio di un’aggressione cri­mi­nale ai danni del cen­tro sociale Dor­doni. A Bre­scia (San Vigi­lio), causa con­tra­sti interni, ha aperto ma anche subito chiuso i bat­tenti. Sem­pre a Milano, nei pressi della sta­zione cen­trale, con l’intento di auto­fi­nan­ziarsi, ha aperto un pic­colo risto­rante spe­cia­liz­zato in cucina romana, l’Osteria Angelino.

L’attività prin­ci­pale si incen­tra al momento sull’attacchinaggio di mani­fe­sti e stri­scioni in alcuni quar­tieri sui temi della crisi eco­no­mica e sociale, sulla pro­mo­zione di pre­sidi in favore dei «due Marò», di pic­coli con­certi e con­fe­renze a carat­tere interno per lo più rie­vo­ca­tivi del futu­ri­smo marinettiano.

Il modello al quale guar­dare, anche qui, è quello del primo movi­mento fasci­sta del 1919–20. Il suo momento più alto è stato indub­bia­mente il 18 otto­bre scorso, quando, in occa­sione della prima mani­fe­sta­zione nazio­nale della Lega dell’era Sal­vini, sfi­la­rono a Milano in cami­cia nera, fianco a fianco con le cami­cie verdi, fino a piazza Duomo, due­mila suoi ade­renti affluiti da tutta Italia.

Pra­ti­ca­mente nulla la pre­senza del Blocco stu­den­te­sco negli isti­tuti supe­riori della regione. Anche in que­sto caso il corpo mili­tante non supera le 150 unità.

Lealtà Azione

Accanto alle orga­niz­za­zioni nazio­nali sono pre­senti in Lom­bar­dia almeno altre due for­ma­zioni locali degne di nota. La prima, Lealtà azione, nata come asso­cia­zione nell’ambito del cir­cuito Ham­mer­skin, è cre­sciuta velo­ce­mente nel giro di pochi anni fino a diven­tare la realtà più con­si­stente della regione con circa tre­cento ade­renti. Aper­ta­mente neo­na­zi­sta (i suoi ade­renti amano tatuarsi stemmi e inse­gne del Terzo Reich) è stata pro­mo­trice di raduni e con­certi anche a carat­tere internazionale.

Il mee­ting più impor­tante è stato cer­ta­mente quello del 15 giu­gno 2013 alla peri­fe­ria di Milano, presso Rogo­redo, con dele­ga­zioni nazi­ste da mezza Europa ed espo­nenti del Ku Klux Klan.
Lealtà azione ha inau­gu­rato sedi a Milano (quar­tiere Cer­tosa), a Bol­late (deno­mi­nata Ski­n­house), a Lodi e a Monza, in pieno cen­tro, con una dipo­ni­bi­lità di risorse finan­zia­rie deci­sa­mente supe­riori a tutte le altre orga­niz­za­zioni d’area, in parte pro­ve­nienti da atti­vità com­mer­ciali e di risto­ra­zione di alcuni dei suoi soci.

Strut­tu­ra­tasi con asso­cia­zioni col­la­te­rali a tema: I lupi danno la zampa (a favore di cani e gatti), I lupi delle vette (per l’escursionismo mon­tano), Branco (con­tro l’aborto e la pedo­fi­lia), dedica gran parte del pro­prio tempo, anche attra­verso l’associazione Memento, al recu­pero e alla cura nei cimi­teri delle tombe dei caduti repub­bli­chini e degli squa­dri­sti degli anni Venti. Fuori dalla Lom­bar­dia Lealtà azione si è nel frat­tempo gemel­lata con altre espe­rienze, ad Ales­san­dria con Arca­dia e a Firenze con La Fenice.

I Dodici Raggi

La Comu­nità mili­tante dei «dodici raggi» opera invece da qual­che anno in pro­vin­cia di Varese alter­nando la pro­pria deno­mi­na­zione con Varese ski­n­heads. La base è situata a Cai­date (fra­zione di Sumi­rago) dove dispone di ampi locali attrez­zati gra­zie ai quali ha pro­mosso raduni e intes­suto rela­zioni con il varie­gato arci­pe­lago nazi-skin, facendo da perno per altre realtà, da Pavia a Ber­gamo a Torino.

Do.Ra, que­sto il suo acro­nimo, è da tempo pene­trata nella curva dello sta­dio di Varese (mischian­dosi con Blood&Honour) e nella tifo­se­ria della squa­dra di pal­la­ca­ne­stro attra­verso gli Arditi.

Un cen­ti­naio i mili­tanti e due le osses­sioni: cele­brare ogni 20 aprile il com­pleanno di Adolf Hitler, il più delle volte con con­certi pro­pa­gan­dati con imma­gini rie­vo­ca­tive (due anni fa l’evento si tenne a Mal­nate con 400 teste rasate giunte da tutta Europa), e oltrag­giare il sacra­rio par­ti­giano di Monte San Mar­tino sulle Pre­alpi dell’alto vare­sotto (tea­tro di una bat­ta­glia tra il 13 e il 15 novem­bre 1943), omag­giando, insieme al Mani­polo d’avanguardia di Ber­gamo (i loro gemelli oro­bici), i caduti repub­bli­chini con l’infissione nel ter­reno di decine di Toten rune, il sim­bolo con il quale si ono­ra­vano le spo­glie delle SS.

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