Raduno e lancio del manifesto Nasce la «Podemos» di Landini

Il progetto del segretario per la «coalizione sociale». Domani l’incontro alla Fiom

MILANO La «coalizione sociale» nasce già domani, nella sede della Fiom nazionale. «Dovremmo trovare il modo di dare forma e forza ad un progetto innovativo, individuando punti di programma condivisi (…). Queste poche righe per invitarti\vi a incontrarci», dalle 10, in corso Trieste. Sindacalisti assieme ad «associazioni, reti, movimenti e “personalità”». L’ora della fondazione è arrivata. «Cari saluti» e la firma: Maurizio Landini.
Eccolo al dunque, il segretario nazionale dei metalmeccanici della Cgil. «Nelle scorse settimane (…) abbiamo ragionato sulla necessità di un momento assembleare per dibattere in modo libero e aperto l’ipotesi di costruire una “coalizione sociale”». Se ne parla da tempo. Landini l’ha portata ad ogni attivo regionale, in un lungo tour attraverso il Paese. E poi, alla fine, all’assemblea dei delegati a Cervia, il 27 febbraio: l’idea di un’associazione di associazioni, un rassemblement a sinistra del Partito democratico, e ampiamente plurale, in grado di raccogliere il dissenso anti-Renzi. Un partito? «Faccio politica, ma non un partito», diceva ancora a Cervia il leader. E rimandava alla manifestazione della Fiom il 28 marzo a Roma. Prima di quella data, però, la «cosa» landiniana avrà già una forma, che si delineerà di sabato in sabato: domani, poi il 21 alla XX Giornata della Memoria organizzata dalla rete di Libera a Bologna, infine con la piazza del 28.
Le «poche righe» contenute nella lettera d’invito alla «costituente» di corso Trieste, allora, hanno il passo e la sostanza di un manifesto programmatico. O quanto meno della sua bozza, da limare. «Ho avuto la fortuna di potermi confrontare con molti — scrive il segretario — e di condividere sin da subito l’idea che il tentativo di costruire una coalizione sociale muove da una certezza: la politica non è proprietà privata». L’ultima frase è evidenziata in grassetto. Quindi, sottolinea il leader, è la stessa Costituzione a promuovere «la partecipazione alla vita pubblica». L’obiettivo è dichiaratamente questo. All’attivo della Fiom Lombardia, il 17 febbraio, Landini portava l’esempio del Partito laburista, nato per iniziativa dei lavoratori, che sono pertanto chiamati a entrare in scena. «Il sindacato a Detroit finanzia il Partito democratico», spiegava a Milano. Dal lavoro alla politica attiva, saltando le intermediazioni.
Perché questo passaggio è necessario? Si parte «da due assunti che si stanno affermando», annota ancora nella convocazione il segretario. Due idee nefaste alimentate dalla «crisi economica e sociale» e dalle «politiche di austerità europee»: «”La fine del lavoro” e “la società non esiste, esistono solo gli individui e il potere che li governa” credo diano vita allo spettro di un futuro già presente con cui siamo chiamati a fare i conti in tutta Europa». Riferimento importante, quello alla Ue, che serve ad agganciarsi alle due «coalizioni sociali» evidentemente sorelle: Syriza in Grecia e Podemos in Spagna.
«La politiche della Commissione e della troika — continua Landini —, anche in Italia stanno mettendo in discussione la democrazia, il lavoro e i suoi diritti, l’istruzione e la formazione, la salute, i beni comuni e la cultura, la giustizia». Ecco allora che bisogna superare «il frazionamento» e «coalizzarsi insieme per una domanda di giustizia sociale sempre più inascoltata e — passaggio chiave — senza rappresentanza». Nasce qualcosa di nuovo e di diverso dai partiti conosciuti: «La coalizione sociale dovrà essere indipendente e autonoma — conclude il leader Fiom —: significa che per camminare dovrà potersi reggere sulle proprie gambe e pensare collettivamente con la propria testa».

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