Blitz del collettivo nell’assessorato: «Il teatro è ancora chiuso, dovete coinvolgerci»
ROMA Sembrava un incubo destinato a non turbare mai più i sonni degli assessori alla Cultura di Roma Capitale, Dino Gasperini in era Alemanno, poi Flavia Barca nella prima parte dell’amministrazione Marino, Giovanna Marinelli adesso. Invece si è ripresentato ieri in forma ancor più inquietante, visto il modo: gli ex occupanti del Teatro Valle, uno dei più prestigiosi palcoscenici romani requisito a giugno del 2011 da un manipolo d’attori al grido «Difendiamo la cultura» quando il Comune stava per programmarvi la prima stagione dopo l’estinzione dell’Eti, liberato l’11 agosto scorso dopo lunga trattativa, si sono barricati nella sede dell’assessorato a piazza Campitelli.
Gli «ex occupanti» sono ridiventati occupanti, e hanno messo in scena, chi meglio di una trentina di giovani attori, una seduta spiritica per evocare Renato Nicolini: l’assessore alla Cultura di Roma la cui fama ha varcato i confini cittadini, l’inventore dell’«Estate Romana», scomparso nel 2012. Così, fra candeline natalizie e volantini «Se ci sei, batti un colpo», le mani giunte sul tavolo, hanno invitato le istituzioni a farsi vive «dopo mesi di silenzio». «Ce ne siamo andati con la promessa del nostro coinvolgimento nel futuro del teatro Valle — ha spiegato, per il collettivo del Valle, Ilenia Caleo —. Il 9 gennaio abbiamo proposto una bozza di convenzione fra Stabile di Roma e Fondazione Teatro Valle, e un successivo incontro, il 28 gennaio è servito a presentare il nostro progetto artistico. Ma le risposte sono state deludenti. Per la stagione 2016, ci è stato risposto che è già programmata, quindi ne siamo fuori. Al massimo potremo utilizzare il foyer per iniziative estive. E al nostro modello di convenzione ne è stato opposto uno standard, per noi inapplicabile. Intanto i famosi lavori di restauro non sono ancora iniziati. Piccoli interventi di messa a norma. Noi abbiamo allestito tanti spettacoli e mai un problema».
A fine mattinata è comparso l’assessore. Giovanna Marinelli ha incontrato gli occupanti. Su e giù fra gli uffici, e alla fine s’è trovata una via d’uscita che riporta al punto di partenza: piazza Campitelli, assessorato alla Cultura. Via i ragazzi dalle stanze, ma torneranno oggi alle 19 per riaffrontare l’argomento con il terzo interlocutore, il Teatro di Roma, alla ricerca di un ibrido difficile da immaginare: le pretese degli ex occupanti si scontrano non solo con le esigenze delle istituzioni — ad esempio quella dello Stabile romano di raggiungere i mille posti per aspirare alla qualifica di teatro nazionale — ma anche con precise norme dell’ordinamento giuridico. Esattamente un anno fa il prefetto di Roma ha bocciato la «Fondazione Teatro Valle bene comune». Motivo: «Carenza di presupposti giuridici». «Non si può riconoscere una Fondazione — aveva chiarito la Prefettura — in mancanza di una sede legale». E una sede legale , nel caso del Valle — il Valle degli occupanti — è quasi un ossimoro. Hanno ripetutamente chiesto di fissarla proprio nel teatro, sentendosi sempre rispondere con un diniego.
Dall’assessorato alla Cultura si sottolinea come non sia stato ancora formalizzato il passaggio della sala dal Mibact al Comune. Il provvedimento fu preso proprio alla vigilia dell’occupazione. Fu in quell’ambiguità temporanea che s’inserirono i comunardi con le loro rivendicazioni e i loro testimonial, all’inizio grandi nomi dello spettacolo nel tempo via via defilati, anche se mai per un giorno il Valle aveva interrotto la sua attività. Le lungaggini stanno certo ritardando il recupero strutturale: «Non un semplice restyling — si precisa — ma un lavoro molto impegnativo che richiederà un investimento cospicuo». Cifre milionarie. La programmazione? «Le proposte degli ex occupanti sono arrivate con ritardo rispetto alle normali necessità di un teatro di contattare per tempo le produzioni e le compagnie». Ma appare quasi un dettaglio, in confronto al resto.
Laura Martellini
A fine mattinata è comparso l’assessore. Giovanna Marinelli ha incontrato gli occupanti. Su e giù fra gli uffici, e alla fine s’è trovata una via d’uscita che riporta al punto di partenza: piazza Campitelli, assessorato alla Cultura. Via i ragazzi dalle stanze, ma torneranno oggi alle 19 per riaffrontare l’argomento con il terzo interlocutore, il Teatro di Roma, alla ricerca di un ibrido difficile da immaginare: le pretese degli ex occupanti si scontrano non solo con le esigenze delle istituzioni — ad esempio quella dello Stabile romano di raggiungere i mille posti per aspirare alla qualifica di teatro nazionale — ma anche con precise norme dell’ordinamento giuridico. Esattamente un anno fa il prefetto di Roma ha bocciato la «Fondazione Teatro Valle bene comune». Motivo: «Carenza di presupposti giuridici». «Non si può riconoscere una Fondazione — aveva chiarito la Prefettura — in mancanza di una sede legale». E una sede legale , nel caso del Valle — il Valle degli occupanti — è quasi un ossimoro. Hanno ripetutamente chiesto di fissarla proprio nel teatro, sentendosi sempre rispondere con un diniego.
Dall’assessorato alla Cultura si sottolinea come non sia stato ancora formalizzato il passaggio della sala dal Mibact al Comune. Il provvedimento fu preso proprio alla vigilia dell’occupazione. Fu in quell’ambiguità temporanea che s’inserirono i comunardi con le loro rivendicazioni e i loro testimonial, all’inizio grandi nomi dello spettacolo nel tempo via via defilati, anche se mai per un giorno il Valle aveva interrotto la sua attività. Le lungaggini stanno certo ritardando il recupero strutturale: «Non un semplice restyling — si precisa — ma un lavoro molto impegnativo che richiederà un investimento cospicuo». Cifre milionarie. La programmazione? «Le proposte degli ex occupanti sono arrivate con ritardo rispetto alle normali necessità di un teatro di contattare per tempo le produzioni e le compagnie». Ma appare quasi un dettaglio, in confronto al resto.
Laura Martellini
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