A Padova il blitz contro lo sciopero sociale eclissa la mafia

Il «blitz» della Digos eclissa l’incubo delle mafie. Fa sem­pre più noti­zia il revi­val degli anni di piombo, nono­stante la sicu­rezza delle infil­tra­zioni cri­mi­nali nel mer­cato edi­li­zio o l’indipendenza delle «cupole» inos­si­da­bili nella decli­nante capi­tale finan­zia­ria del Nord Est. Cin­que mili­tanti del «movi­mento» si sono visti reca­pi­tare all’alba i prov­ve­di­menti del pro­cu­ra­tore capo Mat­teo Stuc­cilli. Arre­sti domi­ci­liari per un gio­vane stu­dente, obbligo di dimora per gli altri con con­se­guente «espul­sione» dalla città. In con­tem­po­ra­nea, la Dire­zione distret­tuale anti­ma­fia di Vene­zia ha otte­nuto il seque­stro pre­ven­tivo d’urgenza del patri­mo­nio immo­bi­liare di Fran­ce­sco Manzo, 70enne pre­giu­di­cato camor­ri­sta resi­dente a Padova.

La cor­tina di ferro dell’informazione locale si è imme­dia­ta­mente con­cen­trata sulla noti­zia. Si tratta dell’esito dell’inchiesta dei pm Ser­gio Dini e Fede­rica Bac­ca­glini, con la «super­vi­sione» dei ver­tici della Pro­cura, sugli scon­tri avve­nuti durante lo scio­pero sociale del 14 novem­bre quasi davanti alla Fede­ra­zione pro­vin­ciale del Pd in via Beato Pel­le­grino. Il cor­teo pun­tava a «rega­lare» man­ciate di 80 euro, ma di fronte alla Facoltà di Let­tere è stato fer­mato dalle cari­che. Nel para­pi­glia durato un quarto d’ora aveva avuto la peg­gio Marco Calì, capo della Mobile ma in prima fila fra gli agenti della Celere. Un cal­cio in piena fac­cia da parte di uno stu­dente uni­ver­si­ta­rio bre­sciano, iden­ti­fi­cato dalle foto e ai fil­mati acqui­siti dalla que­stura. Un altro agente di poli­zia era rima­sto ferito durante le «scin­tille» con i mani­fe­stanti. Di qui le altre misure giu­di­zia­rie ese­guite ieri nei con­fronti dei mili­tanti del cen­tro sociale Pedro e del col­let­tivo Bio­sLab. «A pochi giorni dalla sen­tenza No Tav, che ha riba­dito lo stato di guerra costruito dai poteri con­giunti poli­tici, giu­di­ziari e poli­zie­schi, vediamo con­fer­marsi l’atteggiamento riser­vato ai momenti di con­flitto. Que­sto clima si uni­sce all’ormai noiosa reto­rica allar­mi­sta che alcuni espo­nenti dei par­titi, della magi­stra­tura e delle forze di poli­zia, tutta volta a rie­su­mare lo spet­tro del ritorno degli anni ‘70. La spro­por­zione tra pene e reati, l’assunzione della col­pe­vo­lezza nel dare pesanti misure pre­ven­tive, l’allontanamento for­zato degli atti­vi­sti è indice della sor­dità che le isti­tu­zioni hanno nei con­fronti delle riven­di­ca­zioni sociali che la città esprime» evi­den­zia «Padova Città Aperta-Laboratorio per lo scio­pero sociale» che ha orga­niz­zato una mani­fe­sta­zione davanti alla prefettura.

Dopo la vit­to­ria del leghi­sta Mas­simo Bitonci alle Comu­nali, il cen­tro­si­ni­stra non si è ancora ripreso dal peg­gior tra­monto del ven­ten­nio incar­nato da Fla­vio Zano­nato. Nell’Università (57 mila iscritti e oltre 5 mila dipen­denti, la vera «Fiat di Padova») si pre­para la suc­ces­sione fra il magni­fico com­men­da­tore e un altro rap­pre­sen­tante della sus­si­dia­rietà nazio­nale. La Fon­da­zione Cari­paro è sotto scacco della Guar­dia di finanza un’elusione fiscale da 159 milioni, men­tre Est­Ca­pi­tal­Sgr (la cas­sa­forte dei salotti buoni) è stata com­mis­sa­riata da Con­sob e governo: giu­sto ieri ha perso il fondo immo­bi­liare Real Venice I acqui­sito da Hines di Man­fredi Catella.

Ma Padova si rivela un ottimo «spor­tello» per gli affari cri­mi­nali. Sono 130 milioni il patri­mo­nio bloc­cato in otto regioni al pre­giu­di­cato Manzo che ope­rava nell’attico pano­ra­mico del grat­ta­cielo di piaz­zale sta­zione. Agli atti, la con­se­gna di una vali­getta con 100 mila euro in con­tanti pro­prio in quell’ufficio docu­men­tata dalle inda­gini della Dda vene­ziana. Al camor­ri­sta ieri hanno seque­strato fra l’altro «palazzo Onda» davanti alla Città della Spe­ranza e castello Bor­to­luzzi a Ponte nelle Alpi (Bel­luno). Con un red­dito di 15 mila euro, Manzo gestiva 350 unità immo­bi­liari, 15 ter­reni, un fab­bri­cato rurale, 52 società con capi­tale sociale di 1.450.000 euro, 224 rap­porti ban­cari e 52 auto. Noti­zia deci­sa­mente ecla­tante. E, sem­pre da Padova, il cen­tro ope­ra­tivo dell’antimafia nel 2014 ha pas­sato al setac­cio una ses­san­tina di imprese: dal nuovo car­cere di Rovigo alle boni­fi­che di Mar­ghera, dalla terza cor­sia dell’A4 al museo del vetro di Murano. Tutto a dispo­si­zione della com­mis­sione par­la­men­tare pre­sie­duta da Rosi Bindi, infor­mata del traf­fico inter­na­zio­nale por­fido & cocaina che riguarda anche il Nord Est…

Ernesto Milanesi, il manifesto

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