Sono l’avanguardia dei verdi che, come i No Tav italiani, bloccano i cantieri per fermare la costruzione di aeroporti e dighe. Tra loro anche Rémi, il militante ucciso dalla polizia negli scontri Era il 24 ottobre e ora la sua morte infiamma il Paese. “Stop alle grandi opere, salviamo la Terra”
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Sulle barricate con gli “zadisti” gli eco-ribelli che sfidano Parigi


Sono l’avanguardia dei verdi che, come i No Tav italiani, bloccano i cantieri per fermare la costruzione di aeroporti e dighe. Tra loro anche Rémi, il militante ucciso dalla polizia negli scontri Era il 24 ottobre e ora la sua morte infiamma il Paese. “Stop alle grandi opere, salviamo la Terra”

Sono l’avanguardia dei verdi che, come i No Tav italiani, bloccano i cantieri per fermare la costruzione di aeroporti e dighe. Tra loro anche Rémi, il militante ucciso dalla polizia negli scontri Era il 24 ottobre e ora la sua morte infiamma il Paese. “Stop alle grandi opere, salviamo la Terra”
NOTRE-DAME-DES-LANDES. LA mucca ride, gli uomini piangono. «Dopo questo lutto, la nostra lotta deve continuare più forte di prima» urla Camille davanti all’assemblea convocata nella fattoria Vache Rit. Nella “Zad”, la zone à défendre più antica di Francia, tutti si fanno chiamare Camille, pseudonimo scelto tirando a sorte. Da qualche giorno è spuntata la variante Rémi, in omaggio all’attivista Rémi Fraisse ucciso dalla polizia la notte del 24 ottobre in un’altra “Zad”, nella foresta di Sivens, vicino Tolosa. Impossibile conoscere i veri nomi di questi ragazzi, alcuni attempati. «In fondo, quello che facciamo è illegale» riconoscono gli “zadisti” anche se la polizia ha rinunciato a espellerli dal terreno paludoso vicino Nantes occupato da anni. Alcuni vivono tra roulotte, capanne e ruderi sin dal 2008, quando si è iniziato a cantierizzare il progetto per un nuovo aeroporto a Notre- Dame-des-Landes.
L’uccisione di Fraisse, 21 anni, colpito da una granata lanciata dai gendarmi, ha improvvisamente riacceso l’attenzione intorno alle Zad, una realtà solo francese. Ieri una ventina di licei sono stati occupati a Parigi per protestare con la violenza della polizia e la morte di Fraisse. Gli avvocati della famiglia del ragazzo accusano la polizia di aver tentato di occultare le cause del decesso. «Faremo luce su questa tragedia», ha promesso il presidente francese, François Hollande Notre-Dame-des-Landes, un piccolo paesino bretone, è da tempo il laboratorio di un movimento che somiglia da lontano per obiettivi e forse anche contraddizioni a quello No Tav in Val di Susa. L’ambientalismo radicale francese è molto più esteso, e in qualche modo tollerato. Da nord a sud del paese, ci sono una decina di siti in cui militano attivisti per impedire l’avvio di quelle che definiscono “Grandi opere inutili”: il nuovo stadio di Lione, il cimitero dei rifiuti radioattivi in Lorena, un allevamento intensivo vicino al Belgio, fino al gigantesco centro commerciale vicino Roissy. Gli zadisti sono l’avanguardia di un’utopia verde che spesso sconfina nell’integralismo, a volte nella violenza. «Non è solo protesta, rifiuto della modernità. Cerchiamo un altro stile di vita» spiega l’ennesima Camille, uscendo dall’assemblea a Notre-Dame- des-Landes.
La fattoria Vache Rit è il cuore di una piccola comunità dove duecento persone vivono sparse sui 1600 ettari destinati al futuro scalo. Dov’era prevista la torre di controllo dell’aeroporto “Grand Ouest”, adesso c’è un piccolo spaccio alimentare, un negozio di vestiti usati, un’infermeria. Con un costo di oltre 500 milioni di euro, a maggioranza privati, il progetto di scalo lanciato all’inizio degli anni Duemila dal governo socialista e confermato dalle maggioranze di destra, si è arenato in decine di ricorsi giudiziari: ben 52 finora, tutti respinti. Un’altra trentina di contenziosi legali sono ancora in corso. Accanto alla normale lotta giuridica, condotta da Ong e ambientalisti “istituzionali”, c’è quella più radicale degli zadisti che molte volte si sono opposti fisicamente ai tentativi di sgombro della polizia. Tra il 2012 e il 2013 ci sono stati violenti scontri nel tentativo di evacuare l’area. Nel febbraio scorso, una manifestazione a Nantes è finita in guerriglia urbana. L’allora premier, Jean-Marc Ayrault, ex sindaco della città bretone e favorevole al progetto, ha dovuto rassegnarsi: tutto rimandato a metà 2015, quando forse l’iter giudiziario sarà finito.
La statale D281, su cui dovrebbero passare le due piste di atterraggio, è un campo di battaglia, con pneumatici bruciati e resti di barricate. Le capanne di legno edificate in mezzo al fango sono diventate vere e proprie case, hanno anche finestre e riscaldamento. Tra gli alberi c’è una mensa collettiva, dei bagni, un bar. Un orto, un pollaio, delle capre. Alcuni abitanti della regione offrono docce calde, connessione Internet, lavatrici. Le assemblee si svolgono due volte a settimana. Non c’è un comitato direttivo. Tutto funziona con una “autogestione orizzontale”. Gli zadisti bretoni hanno il loro sito, un giornale e Radio Klaxon, sulla frequenza pirata di Vinci, il gruppo che guida il consorzio del futuro aeroporto.
Notre-Dames-des-Landes è una micro- società. In estate vengono organizzati spettacoli, atelier per i bambini, cinema all’aperto. «Dicevano che i terreni non si potevano coltivare, perché troppo argillosi. Abbiamo dimostrato il contrario» spiega un contadino che ha aderito alla Zad, Dominique Fresneau. Negli ultimi mesi sono stati seminati fagioli, patate, mais. «L’originalità di questo posto è l’alleanza tra agricoltori, ambientalisti, anarchici, Ong e alcuni eletti locali» nota Hervè Kempf, direttore del sito Reporterre, autore di un libro su questa storica Zad. «Sarebbe bello riuscire a coinvolgere anche operai e sindacati. Le lotte ambientaliste sono contro lo spreco capitalista e la distruzione di posti di lavoro ».
Ora il movimento ha il suo martire. Fraisse è morto a 600 chilometri da qui, in una delle tante Zad che traggono ispirazione dal modello bretone. Il 24 ottobre erano partite macchine e carovane da Notre-Dame-des-Landes per andare al raduno di Sivens. «Rémi era pacifista» ha scritto la fidanzata Anna. Studiava botanica, era iscritto a un gruppo per la protezione del “Ranunculus ophioglossifolius”, una specie del fiore ranuncolo. «Ci poteva scappare il morto anche prima» confessa un attivista bretone. Gli zadisti di Sivens si battono contro una nuova diga lunga due chilometri che dovrebbe creare un lago artificiale per permettere di irrigare meglio la valle e i terreni agricoli. Secondo gli ambientalisti, il cantiere distruggerà il Testet, una zona paludosa in cui vivono 94 specie protette.
Appena si parla delle violenze dei manifestanti contro le forze dell’ordine, la riposta è sempre la stessa: «Non esistono buoni né cattivi — dice un’altra Camille — solo persone che reagiscono diversamente in base alla situazione e alle storie personali». La presenza di black bloc in alcune manifestazioni ha fatto allontanare alcune associazioni. Ma ormai esiste un Tour de France delle Zad. La risposta della gauche al potere è incerta. Subito dopo gli scontri a Sivens, la ministra dell’Ambiente, Ségolène Royal, ha deciso di ridimensionare il progetto della diga. Il premier Manuel Valls ha invece promesso di andare avanti sull’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes. La sinistra francese si troverà ben presto davanti a un bivio, tra due idee di Progresso, inconciliabili tra loro. Da una parte le ruspe e le gru. Dall’altra i ragazzi accampati tra le mucche.

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