Padova. Zeno Rocca, un militante del centro sociale Pedro, prelevato alla fermata del tram. Fermato da otto celerini, ha passato sette ore in questura. Appena rilasciato al pronto soccorso si è fatto refertare le fratture e i traumi
Padova. Zeno Rocca, un militante del centro sociale Pedro, prelevato alla fermata del tram. Fermato da otto celerini, ha passato sette ore in questura. Appena rilasciato al pronto soccorso si è fatto refertare le fratture e i traumi
Un episodio molto grave. Anche perché ricalca una dinamica che troppo spesso viene ripetuta dalle forze dell’ordine ai danni degli attivisti. Così l’avvocata Aurora d’Agostino ha commentato quanto denunciato dal suo assistito, Zeno Rocca, ventidue anni, militante del centro sociale Pedro di Padova. «Una aggressione immotivata da parte di otto agenti della celere ai danni di un ragazzo che non aveva fatto niente e che non ha nessuna colpa se non quella di essere un attivista politico», ha dichiarato d’Agostino che sul fatto ha presentato una formale denuncia alla magistratura. L’episodio è accaduto lunedì alle 13,30 nella centrale Riviera Tito Livio, a due passi dalla sede della questura. Il giovane Zeno vi si era recato per adempiere all’obbligo di firma per i fatti accaduti durante la manifestazione del 14 novembre 2012. «Stavo aspettando il tram per rincasare – ha dichiarato in una conferenza stampa svoltasi ieri pomeriggio – quando si è fermata davanti a me una camionetta della polizia da cui sono scesi, mi pare, otto celerini che mi hanno afferrato per il bavero della felpa e per le braccia accusandomi di aver fatto un gesto offensivo nei loro confronti. Gesto che io non ho fatto. Mi hanno chiesto i documenti ma prima ancora che potessi tirare fuori il portafoglio mi hanno gettato per terra, colpito alle gambe e al torace, e ammanettato mentre alcuni poliziotti intimavano ai presenti – c’erano alcuni studenti alla fermata – di non riprendere la scena con i cellulari».
Quindi Zeno è stato portato in questura, trattenuto per più di sette ore, dalle 14 a oltre le 19, in una cella di sicurezza senza che nessuno lo informasse dei reati per i quali era stato fermato e che gli fosse permesso parlare con un avvocato. «E, cosa ancora più grave – commenta d’Agostino –, senza assistenza alcuna nonostante gli fosse stata rotta una costola. Tanto è vero che in ospedale gli è stata fatta una ecografia addominale per paura di versamenti e lesioni interne».
Verso sera, Zeno Rocca è stato rilasciato e, da solo, si è recato barcollante per le percosse in pronto soccorso dove gli sono state riscontrate la frattura dell’undicesima costola sinistra, trauma distorsivo, rachide cervicale e contusioni multiple.
Non possono non tornare alla mente i casi di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Aldo Bianzino e gli altri episodi di persone morte mentre erano privati della loro libertà personale e si trovavano sotto la custodia delle forze dell’ordine.
«Da sottolineare, oltre alla mancata assistenza che avrebbe potuto tradursi in un’altra tragedia – ha commentato Aurora d’Agostino – che il famoso gestaccio punibile col reato di oltraggio alla forza pubblica che avrebbe causato l’aggressione dei celerini non è stato neppure messo a verbale». Zeno è stato denunciato per minaccia, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità. Dopo la conferenza stampa, che si è svolta proprio davanti alla questura, gli amici di Zeno e i suoi compagni degli spazi sociali padovani hanno organizzato una manifestazione di protesta lungo le strade della città a cui hanno partecipato oltre duecento persone. Del caso si sono interessati anche i deputati Giulio Marcon, Alessandro Zan e Giorgio Airaudo. Quest’ultimo ha inoltrato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Interni per far luce sulla vicenda.
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