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La candidatura del leader di Syriza alla presidenza della Commissione europea è l'occasione per l'unità delle forze di sinistra che hanno fallito in questi anni
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Tsipras, lo sguardo lungo oltre l’arrocco

? Alexis Tsipras

La candidatura del leader di Syriza alla presidenza della Commissione europea è l’occasione per l’unità delle forze di sinistra che hanno fallito in questi anni

? Alexis Tsipras

La candidatura del leader di Syriza alla presidenza della Commissione europea è l’occasione per l’unità delle forze di sinistra che hanno fallito in questi anni

Nel dibat­tito al con­gresso di Sel, dove sono anche arri­vati impor­tanti mes­saggi di Tsi­pras — poi in mis­sione a Roma e anche dal mani­fe­sto – e Schultz, molti hanno sot­to­li­neato il ritardo pre­sente nella sini­stra rispetto alle pros­sime ele­zioni euro­pee. E’ un ritardo non casuale, che viene da lon­tano e riflette un più gene­rale diso­rien­ta­mento della sini­stra che si pro­trae da decenni; che segnala le dif­fi­coltà di ripren­dersi dal fal­li­mento del comu­ni­smo reale e di riu­scire a decli­nare nei nuovi tempi del post-neoliberismo e della post-neoglobalizzazione i suoi valori fon­da­tivi quali la lotta alle dise­gua­glianze e per la cre­scita social­mente ed eco­lo­gi­ca­mente com­pa­ti­bile; valori-obiettivo che anche la let­te­ra­tura eco­no­mica sulle cause e gli svi­luppi di que­sta grande crisi indica sem­pre più dif­fu­sa­mente come par­ti­co­lar­mente fun­zio­nali al suo supe­ra­mento e per evi­tare una sua evo­lu­zione regres­siva che non è affatto da escludere.

Le pros­sime ele­zioni euro­pee costi­tui­scono uno snodo di fon­da­men­tale impor­tanza che la sini­stra non può sot­to­va­lu­tare, pena autoe­sclu­dersi dal pro­cesso di acce­le­ra­zione della sto­ria inne­scato dalla crisi.

Negli ultimi decenni, la sini­stra ha sten­tato a fare pro­grammi ade­guati ai nuovi tempi e coe­renti ai pro­pri valori fon­da­tivi. Spesso ha sna­tu­rato i pro­pri ideali, asse­con­dando una pre­tesa moder­nità che, invece, ripro­po­neva idee vec­chie con­fer­ma­tesi ina­de­guate allo stesso svi­luppo capi­ta­li­stico e alla sua con­ci­lia­zione con la demo­cra­zia. Nei timidi e ina­de­guati ripen­sa­menti della sua sto­ria, la sini­stra, anzi­ché sal­vare il bam­bino e but­tare l’acqua sporca, spesso ha fatto il con­tra­rio, per di più aggiun­gen­dovi i cascami del libe­ri­smo. Nelle forze poli­ti­che spesso hanno pre­valso com­por­ta­menti e scelte da pic­colo cabo­tag­gio che hanno pre­giu­di­cato la loro capa­cità di rap­pre­sen­tanza nella società. In Ita­lia, le fru­stra­zioni accu­mu­late nel ven­ten­nio ber­lu­sco­niano hanno indotto molti elet­tori di sini­stra a spe­rare nella pos­si­bi­lità di «vin­cere» pre­scin­dendo anche dai con­te­nuti dei pro­grammi. Ma accre­di­tare le idee altrui senza con­di­vi­derle non è vin­cere; signi­fica invece sna­tu­rarsi, cioè per­dere in modo radi­cale e defi­ni­tivo; signi­fica con­ver­tirsi senza cre­derci; signi­fica met­tersi nella con­di­zione di non cer­care nem­meno la rivin­cita in futuro per­ché la realtà della scon­fitta viene oppor­tu­ni­sti­ca­mente ela­bo­rata nel suo con­tra­rio. Le media­zioni e le alleanze sono altra cosa; in demo­cra­zia si pos­sono e si deb­bono fare, ma non negando le pro­prie posi­zioni e comun­que avendo in mente le stra­te­gie per rea­liz­zarle al meglio possibile.

In Europa la crisi sta inte­ra­gendo come causa e come effetto con le fal­li­men­tari moda­lità finora seguite nel pro­cesso uni­ta­rio. Tut­ta­via, tor­nare indie­tro non solo farebbe per­dere un’occasione sto­rica per rie­qui­li­brare i rap­porti (pre­giu­di­cati dalla glo­ba­liz­za­zione) tra le scelte indi­vi­duali ope­rate nei mer­cati e quelle col­let­tive prese nelle isti­tu­zioni, ma pro­vo­che­rebbe un peg­gio­ra­mento eco­no­mico, sociale e civile anche rispetto alla situa­zione attuale. Eppure, cre­sce il rischio che alle pros­sime ele­zioni euro­pee ci sia una forte affer­ma­zione di can­di­dati addi­rit­tura con­trari all’Unione euro­pea e di altri che per­si­stono nel soste­nere le poli­ti­che con­tro­pro­du­centi e ini­que finora adot­tate che aggra­vano la crisi e aumen­tano la disaf­fe­zione popo­lare per la costru­zione europea.

Le pros­sime ele­zioni potreb­bero invece essere l’occasione per rilan­ciare la costru­zione dell’Europa, inver­tendo la rotta fal­li­men­tare finora seguita e valo­riz­zando i prin­cipi della sua tra­di­zione sociale.

Quest’obiettivo richiede un sostan­ziale riav­vi­ci­na­mento dell’Unione euro­pea ai suoi cit­ta­dini che va sostan­ziato con un loro coin­vol­gi­mento diretto nel par­la­mento da eleg­gere in primavera.

Un con­tri­buto con­vinto ed effi­cace da parte delle forze poli­ti­che esi­stenti della sini­stra a quest’obiettivo sarebbe non solo molto utile allo scopo, ma anche un modo con­creto per riav­vi­ci­narle alla società civile e per scio­gliere le dif­fi­denze che essa nutre nei loro confronti.

In ogni caso, in Ita­lia la sini­stra non può sot­to­va­lu­tare lo sbar­ra­mento del 4%, rischiare di disper­dere i suoi voti e con­ti­nuare a non avere affatto seggi nel par­la­mento euro­peo. Sarebbe un tra­collo i cui effetti si river­be­re­reb­bero anche sugli equi­li­bri poli­tici nazio­nali e sulle loro pro­spet­tive. Dun­que è indi­spen­sa­bile una lista uni­ta­ria di can­di­dati della sini­stra e del mondo pro­gres­si­sta che, pur con sto­rie per­so­nali e appar­te­nenze diverse, con­di­vi­dano l’irrinunciabilità della costru­zione euro­pea in tempi rapidi e la neces­sità di rio­rien­tarla con poli­ti­che nuove; poli­ti­che volte a ridurre le dise­gua­glianze, a rilan­ciare e qua­li­fi­care la cre­scita e ad aumen­tare la par­te­ci­pa­zione demo­cra­tica nei mec­ca­ni­smi deci­sio­nali; poli­ti­che che ribal­tino quelle che hanno por­tato l’Europa alla peg­giore crisi della sua sto­ria capi­ta­li­stica in tempi di pace e al declino delle sue pro­spet­tive unitarie.

L’unità e il coor­di­na­mento delle forze pro­gres­si­ste vanno estesi a livello euro­peo. La can­di­da­tura Tsi­pras per la pre­si­denza euro­pea anche sim­bo­li­ca­mente è quella che meglio esprime le poli­ti­che che la sini­stra sostiene per la costru­zione euro­pea; ed è valida anche per­ché, come è stato oppor­tu­na­mente pre­ci­sato, è aperta al più vasto arco delle posi­zioni pro­gres­si­ste pre­senti in tutt’Europa, non implica l’adesione degli eletti alla GUE e non va intesa come con­trap­po­sta a quella di Schultz soste­nuta dalle altre forze di cen­tro­si­ni­stra. Natu­ral­mente, dopo le ele­zioni sarà neces­sa­ria la con­ver­genza su uno dei due nomi; ma que­sto per­corso e il suo suc­cesso saranno il miglior via­tico per inver­tire la rotta della costru­zione europea.

In que­sti lun­ghi anni di fal­li­menti della sini­stra nel nostro paese sono state bru­ciate anche buone occa­sioni per arre­stare e risa­lire la china del suo declino. Nel cer­care di capirne i motivi non va tra­scu­rato che anche in poli­tica la gene­ro­sità – sia dei sin­goli sia delle orga­niz­za­zioni — non è solo un sen­ti­mento eti­ca­mente apprez­za­bile, ma è pure un segno di forza e lun­gi­mi­ranza. L’arroccamento sulle pro­prie posi­zioni denota invece debo­lezze irri­solte sulle quali è dif­fi­cile o impos­si­bile costruire alcun­ché. Ciò vale per tutti, nelle forze poli­ti­che e nella cosid­detta società civile.

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