Un'altra strada per l'Europa. No al fiscal compact, riforma della Bce, piano del lavoro europeo: il 19 marzo il seminario di Sbilanciamoci e economisti progressisti
">

Caro Fassina, incontriamoci a Bruxelles

Un’altra strada per l’Europa. No al fiscal compact, riforma della Bce, piano del lavoro europeo: il 19 marzo il seminario di Sbilanciamoci e economisti progressisti

Un’altra strada per l’Europa. No al fiscal compact, riforma della Bce, piano del lavoro europeo: il 19 marzo il seminario di Sbilanciamoci e economisti progressisti

Sul mani­fe­sto dell’11febbraio scorso Ste­fano Fas­sina evi­den­zia i punti di con­tatto tra i con­te­nuti della lista dell’«Altra Europa» per Tsi­pras e la mino­ranza del Pd o almeno di una parte di essa che è con­sa­pe­vole dell’insensatezza delle poli­ti­che (libe­ri­ste) di auste­rità e del «pareg­gio di bilan­cio» che hanno alla base la sva­lo­riz­za­zione del lavoro, la sal­va­guar­dia dei mer­cati e dei grandi patri­moni finan­ziari, la per­pe­tua­zione delle dise­gua­glianze sociali.

Come ammette lo stesso Fas­sina, que­ste poli­ti­che sono quelle seguite anche dalla parte mag­gio­ri­ta­ria dei par­titi ade­renti al Pse –quando al governo– nel segno di una subal­ter­nità poli­tica e cul­tu­rale, nel mito della «respon­sa­bi­lità nazio­nale» –defi­ni­zione nobile per l’asservimento agli inte­ressi domi­nanti– che pro­duce le «lar­ghe intese» come modello di governo che sacri­fica la rap­pre­sen­tanza sociale erode la demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva. E qui c’è un primo pro­blema per chi fuori del Pd pensa che il Pse sia –ora, in que­sto momento– l’approdo di una sini­stra radi­cale che oppo­nen­dosi al fiscal com­pact e alle poli­ti­che libe­ri­ste tro­ve­rebbe poi in quella che dovrebbe essere la «casa comune» i pro­pu­gna­tori con­vinti di quelle poli­ti­che nefa­ste e anti­po­po­lari. Meglio, come sug­ge­ri­sce anche Fas­sina, pro­spet­tare un ter­reno di con­fronto, di bat­ta­glia cul­tu­rale e poli­tica, tra chi –con posi­zioni ed iden­tità diverse– lavora per il supe­ra­mento di que­ste poli­ti­che sbagliate.

La lista per l’«Altra Europa» ha il merito anche di ria­prire un dibat­tito a sini­stra e –come vediamo dall’intervento di Fas­sina– anche in una parte del Pd, con­sa­pe­vole che biso­gna cam­biare strada. C’è sem­pre da chie­dersi per­ché quella stessa parte del Pd che era con­sa­pe­vole di que­ste con­trad­di­zioni, quando ha avuto inca­ri­chi di governo si è invece com­por­tata seguendo il deca­logo della «respon­sa­bi­lità nazio­nale» e subendo la subal­ter­nità alle poli­ti­che di auste­rità. Gli esempi si potreb­bero spre­care: dall’opposizione alla tobin tax allo spreco di 1,6 miliardi per far rien­trare il rap­porto deficit-pil dal 3,1 al 3,0%, dalle pre­ca­riz­zanti e pub­bli­ci­ta­rie (e ine­si­stenti) poli­ti­che del lavoro, che si sono limi­tate, senza riu­scirci a impe­dire lo sci­vo­la­mento nella povertà asso­luta (social card) alle ulte­riori libe­ra­liz­za­zioni di beni e ser­vizi pub­blici a par­tire dalla liqui­da­zione degli asset civili di Finmeccanica.

Per­ché quando si è al governo non si può mai fare quello che si scrive nei docu­menti e nei pro­grammi? Non sarebbe (stato) meglio non entrarci in quei governi, cioè nel governo Letta? Per rea­liz­zare quello che dice Fas­sina è neces­sa­rio (e qui manca una rifles­sione più aperta nel suo inter­vento) non rica­dere più nell’errore delle «lar­ghe intese» che al para­digma dell’austerità sono subalterne.

L’intervento di Fas­sina sui con­te­nuti è lar­ga­mente con­di­vi­si­bile e la sua aper­tura alla lista per l’«Altra Europa» va segna­lata posi­ti­va­mente. Ci sono alcuni punti impor­tanti indi­vi­duati dall’articolo sui quali potremmo lavo­rare insieme: la gol­den rule per gli inve­sti­menti pub­blici e la ristrut­tu­ra­zione dei debiti sovrani, i con­trolli dei movi­menti dei capi­tali e l’avvio di inve­sti­menti euro­pei sulla base di una nuova poli­tica indu­striale, l’offensiva con­tro i para­disi fiscali e una nuova rego­la­zione del sistema ban­ca­rio euro­peo. E noi aggiun­giamo: il supe­ra­mento del fiscal com­pact (e abbiamo apprez­zato l’astensione di Fas­sina sulla mozione di Sel con­tro il fiscal com­pact, men­tre il resto del Pd votava con­tro), la tra­sfor­ma­zione della Bce in pre­sta­tore di ultima istanza, un grande piano del lavoro per un New Deal euro­peo con inve­sti­menti pub­blici finan­ziato da pro­ject bond, la ridu­zione delle spese mili­tari in ambito euro­peo con la can­cel­la­zione (anche in Ita­lia) del pro­gramma degli F35.

Incon­tria­moci, con­fron­tia­moci senza reti­cenze. Intanto un’occasione potrebbe essere il con­ve­gno Un’altra strada per l’Europa orga­niz­zato per il 19 marzo a Bru­xel­lesdalla cam­pa­gna Sbi­lan­cia­moci e dalla Rete euro­pea degli eco­no­mi­sti pro­gres­si­sti cui par­te­ci­pe­ranno rap­pre­sen­tanti di Syriza e di Sel, depu­ta­tati euro­pei del Pse, dei Verdi, e della Gue ed espo­nenti di reti di movi­mento e subito dopo sarebbe utile un incon­tro plu­rale e aperto (prima o dopo il voto euro­peo) con cui avviare quel con­fronto tra chi –con appar­te­nenze ed iden­tità diverse– pensa che ci sia ancora tempo per sal­vare il «Tita­nic Europa» non lasciando indie­tro nes­suno e rico­struire la pro­spet­tiva del cam­bia­mento con una inver­sione di rotta delle poli­ti­che euro­pee a par­tire dalla vit­to­ria, tutta da con­qui­stare, in Europa delle liste eco­lo­gi­ste e di sini­stra conto la destra e i populismi.

* Gior­gio Airaudo e Giu­lio Mar­con sono par­la­men­tari di Sel

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password