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Assemblea rovente, Sel si spacca ma i pro-governo per ora si allineano

 Cento: “La chiusura del sindaco ha stroncato i dialoganti”
 Cento: “La chiusura del sindaco ha stroncato i dialoganti”

ROMA — Spaccati e arrabbiati. Al termine di un’infuocata assemblea nazionale, Sel chiude la porta a ogni accordo con Matteo Renzi, sancendo però la nascita di una minoranza interna. Con numeri che fotografano una frattura verticale dei gruppi parlamentari: 18 deputati su 36 votano un emendamento molto duro nei confronti della linea scelta dal leader in vista delle Europee. L’emendamento non passa (51 firme su 260), ma le ostilità interne vengono fragorosamente allo scoperto.
Vince Vendola, nella sala congressi di via dei Frentani. E nel giorno delle consultazioni al Quirinale, il leader non lascia margini alle trattative: «Sel sarà all’opposizione del governo Renzi. Ha dissipato un intero patrimonio di credibilità ». Il massimo che il governatore pugliese concede è la promessa di valutare in Parlamento quanto di buono saprà fare il nuovo premier su alcuni temi “sensibili”.
Il terreno su cui si consuma lo scontro interno, però, riguarda l’opportunità di confluire in una lista Tsipras alle prossime Europee. Una svolta già sancita al congresso e osteggiata da una fetta consistente dei gruppi parlamentari, preoccupati da una parabola che li allontana dal Pse. Ma c’è anche dell’altro.
Nessuno si spinge a proporre anche solo una “non sfiducia” al governo Renzi. Ma quasi tutti i “dialoganti”(fra i quali un senatore, Cervellini) invitano il partito a non rinchiudersi in un «recinto identitario». Claudio Fava, poi, sceglie parole di fuoco: «Invece di sfidare Renzi sul terreno della politica, abbiamo deciso di fare di Giovanardi l’elemento dirimente… E liquidare Letta e Renzi come la stessa cosa ci consegna in una posizione di residualità». Per adesso, comunque, nessuno mette ufficialmente in dubbio la collocazione di Sel all’opposizione e tutti sono ostili a un esecutivo con Alfano. Ma il braccio di ferro interno rischia di trasferirsi in Parlamento. Senza escludere, nel breve periodo, anche qualche isolata defezione.
La tensione nel partito resta alta. «Il nostro è un dibattito trasparente – ammette Vendola – Se qualcuno intendeva comprare, può vedere che qui niente è in vendita». Chi non gradisce è Fava: «Vendola si scusi. È umiliante pensare che questa comunità sia corruttibile e che il rapporto con il Pd passi dal tentativo di comprarci. Altrimenti questa comunità non esiste più».
Il più duro di tutti è però Fabio Mussi. Picchia duro su quanti, nella minoranza, «non hanno stroncato subito le voci di spaccatura interna». Gennaro Migliore, infuriato, lo affronta duramente ai piedi del palco: «Ti rendi conto di cosa hai detto?». Anche Gianni Melilla raggiunge di corsa l’ex ministro e lo travolge con parole grosse. A bocce ferme Vendola tranquillizza il suo capogruppo: «Lo sai, Fabio ha un carattere effervescente…».
I delegati eleggono Nicola Fratoianni nuovo coordinatore nazionale. La minoranza, a riunione conclusa, sfoga in una chat interna tutto il malessere per «una situazione disastrosa». Anche se qualcuno la prende con filosofia, scrivendo: «Lo sapevamo che sarebbe stato un massacro». Paolo Cento fotografa la situazione dei “dissidenti”: «L’atteggiamento di chiusura di Renzi ha dato loro la vera botta». Vendola, invece, esulta per il via libera senza strappi definitivi: «Nessuno si è pronunciato a favore di un governo con Alfano».

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