L’anima noir di Napoli è messicana

Arpaia ci riprova col commissario Malinconico. Una sfida vinta Piove su Napoli, diluvia spesso pure in Messico. Alberto Malinconico s’aggira tra i due mondi oppresso da un cielo di nuvole e acqua. È giovane, alla metà degli anni Ottanta, ma già stanco, acciaccato, afflitto da «incrollabile e caparbia rassegnazione».

Arpaia ci riprova col commissario Malinconico. Una sfida vinta Piove su Napoli, diluvia spesso pure in Messico. Alberto Malinconico s’aggira tra i due mondi oppresso da un cielo di nuvole e acqua. È giovane, alla metà degli anni Ottanta, ma già stanco, acciaccato, afflitto da «incrollabile e caparbia rassegnazione».

Eppure cerca ancora, tra i labirinti di ponteggi post-terremoto e le immense piazze lasciate dagli spagnoli in America. Il bandolo per risolvere un delitto, che è anche la via d’uscita per la sua esistenza.
L’esordio noir di Bruno Arpaia, Prima della battaglia (Guanda), è in realtà un «dopo»: Malinconico era l’alter ego dello scrittore nel Passato davanti a noi (stesso editore). Erano gli anni Settanta, il golpe in Cile, il referendum sul divorzio, la musica dei King Crimson, i movimenti e gli scontri di piazza, l’ascesa di una camorra che s’agganciava sempre più alla politica. Alberto e i suoi amici erano la nuova generazione di Ottaviano, provincia di Napoli. Tra la sala biliardo del paese e la Storia che irrompeva anche lì, sul versante interno del Vesuvio, accendendo sogni e alimentando ambizioni. «Puntavamo alto», allora.
Il ragazzo adesso è cresciuto, e deve affrontare un avvilente passaggio alla maturità. «Non avrei mai immaginato di diventare commissario di polizia. Avevo altri progetti… Avevo provato con l’università, con il giornalismo, ma a Napoli, negli anni Ottanta, o eri figlio di qualcuno, oppure certi lavori potevi scordarteli». L’alter-ego di Arpaia ha dunque imboccato la seconda strada del bivio.
Lo scrittore è partito, ha pubblicato romanzi, è stato finalista allo Strega, è diventato celebre anche come traduttore dallo spagnolo. Il protagonista del nuovo libro, invece, s’è fermato. E ognuno dei due ha un rimpianto. «Andare via, restare. Era il nostro chiodo fisso. Napoli era una città troppo ingombrante, bella e maledetta. Giorno dopo giorno ci assalivano stanchezza, nausea, rabbia, impotenza… Ci soffrivamo a viverci eppure non trovavamo mai il coraggio di abbandonarla»: sotto il Vesuvio, è sempre una storia di chi fugge e di chi resta.
Non sembra un caso che Malinconico di cognome e di fatto sia anche un altro personaggio che vaga, in tempi più recenti, tra i decumani e le aule di tribunale: Vincenzo, l’avvocato-filosofo creato dallo scrittore, anche lui napoletano, Diego De Silva. Arpaia trasferisce al suo Alberto un languore da protagonista di romanzo latinoamericano e lo lascia a fare i conti con la disillusione di una città, e di un Paese, che non sembrano avere scampo. Mancano la strampalata ironia e il senso del ridicolo di Vincenzo, questo Malinconico che deve digerire le illusioni di una generazione è necessariamente più sofferente. L’amore, anche quello, è fatica, incomprensione, tristezza. «Con te — gli rimprovera Lidia — è una guerra continua: passi la vita a difenderti dalla vita, non vuoi mai prenderti responsabilità…».
Eppure, una scintilla brilla ancora, un rigurgito di combattività, il risveglio del senso di giustizia che s’era sopito. E quello che appare un incidente da archiviare rapidamente, diventa per il poliziotto l’inaspettata occasione per assaporare di nuovo il campo di battaglia. L’apparenza inganna. Di notte, sulla tangenziale di Napoli, un camion scarta all’improvviso e schiaccia un’auto contro il guardrail. L’uomo alla guida della vettura resta ucciso. È uno scrittore, Andrea Rispoli, e nella raccolta di materiale per un imprecisato nuovo romanzo si sta spingendo (troppo) ai margini, tra Scampia, pusher di droga e informatori opachi. Il commissario intuisce che c’è dell’altro, la bellissima vedova di Rispoli gli fornisce degli elementi, nomi e volti iniziano a combaciare, ma la matassa non si dipana, qualcuno ha interesse a tenerla annodata. Nel mentre, un boss di camorra evade, Alberto finisce in un’incomprensibile trasferta in Messico e lì sembra perdersi, tra colleghi sospetti e una bizzarra turista francese alla ricerca della Convergenza Armonica.
La soluzione non può essere dall’altra parte del mondo, bisogna tornare a Napoli. Riprendere a muoversi tra via Nardones, piazza Municipio, San Gregorio Armeno. Se qualcosa ne verrà fuori, se anche sarà più grande e intricata del previsto, se coinvolgerà la camorra, i servizi segreti, addirittura le reti internazionali, sarà comunque da qui, da Napoli, che il commissario dovrà tirare il filo. Malinconico, eppure ancora in lotta.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password