? Pete Seeger in Italia

Musica. La storia di un disco per il manifesto, su nastri ritrovati dal Circolo Gianni Bosio e Alessandro Portelli
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Seeger che ha reso migliore il ventesimo secolo

? Pete Seeger in Italia

Musica. La storia di un disco per il manifesto, su nastri ritrovati dal Circolo Gianni Bosio e Alessandro Portelli

? Pete Seeger in Italia

Musica. La storia di un disco per il manifesto, su nastri ritrovati dal Circolo Gianni Bosio e Alessandro Portelli

Di tutti i due­cento dischi dell’etichetta mani­fe­sto cd, ce ne sono alcuni esau­riti e intro­va­bili come Pete See­ger in Ita­lia, un album rocam­bo­le­sco quanto potente, un’istantanea sonora di com’era il nostro paese-e l’afflato della musica popo­lare e ribelle– negli anni set­tanta. Lo pub­bli­cammo nel 2006, gra­zie al Cir­colo Gianni Bosio che già ci aveva pro­po­sto altri dischi e col quale ave­vamo una frut­tuosa col­la­bo­ra­zione, dopo che un giorno Dario Toc­ca­celi , musi­ci­sta e orga­niz­za­tore cul­tu­rale, par­lando con Ales­san­dro Por­telli si ricordò dell’esistenza di nastri regi­strati di due con­certi tenuti dal folk­sin­ger new­yor­chese a Novara e Torino nel 1977, par­te­ci­pando anche al Primo festi­val della can­zone popo­lare (in onore di) Vic­tor Jara, ucciso pochi anni prima.

Una doz­zina di can­zoni regi­strate dal vivo, col meglio della sua pro­du­zione, col con­ti­nuo inte­ra­gire col pub­blico, con una pre­veg­genza straor­di­na­ria quando canta Car, car o il blues I Don’t Mind Dyin’, ricor­dando che sia a Detroit che a Torino si fab­bri­cano auto­mo­bili, ben prima dell’invenzioni finan­zia­rie di Mar­chionne, forse dav­vero i mene­strelli hanno la pos­si­bi­lità di vedere in anti­cipo il futuro. Il disco fu un suc­cesso note­vole ripor­tando l’attenzione su un grande pro­ta­go­ni­sta della musica popo­lare ame­ri­cana, impe­gnato in bat­ta­glie demo­cra­ti­che e pro­gres­si­ste, anche gra­zie al quasi con­tem­po­ra­neo We shall over­come– the Seeger’s Sessions, il tri­buto di Bruce Spring­steen al grande patriarca di quel reper­to­rio di can­zoni folk e popo­lari che Bruce cono­sceva un po’ super­fi­cial­mente ma, ascol­tan­dole, si è ben pre­sto entu­sia­smato fino ad arri­vare a inci­derle in un’atmosfera rac­colta e alle­gra, da musi­ci­sti di cam­pa­gna che suo­nano sull’aia.

Nel disco del mani­fe­sto, c’erano tutti i pezzi che il can­ta­sto­rie (lo sto­ry­tel­ler, come si defi­niva lui stesso) aveva reso famosi in tutto il mondo, da Which side are you on, la can­zone degli anni trenta su uno scio­pero dei mina­tori di Har­lan County, scritta da Flo­rence Reece, la moglie di un sin­da­ca­li­sta sulla base di una melo­dia tra­di­zio­nale reli­giosa, por­tata al suc­cesso dagli Alma­nac Sin­gers, forse il primo gruppo di pro­te­sta del folk sta­tu­ni­tense, com­po­sto da Mil­lard Lam­p­bell, Lee Hays, Pete See­ger e Woody Guth­rie, attivo tra il 1940 e il 1943, a If I Had a Hammer.

Scritta nel 1949 a soste­gno delle bat­ta­glie per i diritti civili, con­tro la discri­mi­na­zione raz­ziale e per la paci­fica con­vi­venza, parla di «mar­tello della giu­sti­zia e cam­pana (al posto di falce) della libertà», un brano che sban­cherà clas­si­fi­che di ven­dita in tutto il mondo in diverse ver­sioni (com­presa quella yeyè di Rita Pavone) ma che fu, a lungo, boi­cot­tato dalle sta­zioni radio del sud degli Sta­tes, fino a Where all the flo­wers gone, un altro inno sublime, pro­fon­da­mente anti­mi­li­ta­ri­sta, ispi­rato da alcune parole di un romanzo russo (Il pla­cido Don, di Mikhail Sho­lo­khov) e diven­tato un brano facil­mente can­ta­bile, anche que­sto por­tato al suc­cesso da altri e poi «tornato»al suo legit­timo autore (la can­zone dà anche il titolo all’autobiografia di See­ger, pub­bli­cata per la prima volta, nel 1993 e ormai giunta alla terza edi­zione, con aggiunte, spar­titi, aned­doti, ragio­na­menti ed esempi pra­tici). In quelle esi­bi­zioni aveva «citato» anche una taran­tella sici­liana come omag­gio all’Italia, il paese dove era venuto in visita con la fami­glia negli anni ses­santa e aveva regi­strato dei can­tori popo­lari in Abruzzo.

Mili­tante per i diritti civili e inter­na­zio­na­li­sta, Peter veniva da una fami­glia di musi­ci­sti, il padre Char­les musi­co­logo che perse il lavoro per l’adesione al socia­li­smo e la madre Con­stance Edson, una vio­li­ni­sta clas­sica, ottima com­po­si­trice che scri­veva par­ti­ture per quar­tetti d’archi, ma fu costretta ad andare in giro a suo­nare per strada per raci­mo­lare il denaro neces­sa­rio a por­tare avanti la fami­glia. Infa­ti­ca­bile divul­ga­tore di musica popo­lare, See­ger è stato un intel­let­tuale che ha attra­ver­sato can­tando — con alle­gria e con sano radi­ca­li­smo — tutto il Nove­cento, arti­sta ricco di «una bene­detta inquie­tu­dine» pronto a met­tersi al ser­vi­zio di tutte le bat­ta­glie por­tate avanti dalla collettività.

(si rin­gra­ziano Simona Fra­sca e Gio­vanni Vacca , ampia­mente uti­liz­zati, per que­sto ricordo)

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