? Roberto Ciotti

Ritratti. E morto a 60 anni uno dei più dotati chitarristi italiani. Aveva collaborato con Bennato, De Gregori e Venditti. E aperto nel 1980 i concerti di Bob Marley a Torino e Milano
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Roberto Ciotti, nostro grande fratello bluesman

? Roberto Ciotti

Ritratti. E morto a 60 anni uno dei più dotati chitarristi italiani. Aveva collaborato con Bennato, De Gregori e Venditti. E aperto nel 1980 i concerti di Bob Marley a Torino e Milano

? Roberto Ciotti

Ritratti. E morto a 60 anni uno dei più dotati chitarristi italiani. Aveva collaborato con Bennato, De Gregori e Venditti. E aperto nel 1980 i concerti di Bob Marley a Torino e Milano

Un finale di 2013 tri­ste per il mondo della musica ita­liana. È scom­parso infatti all’alba del 31 dicem­bre a Roma, dopo una veloce quanto deva­stante malat­tia, il grande blue­sman Roberto Ciotti. Una figura cari­sma­tica quella dell’artista capi­to­lino, gra­zie ad una car­riera più che qua­ran­ten­nale, ini­ziata nella capi­tale dei pri­mis­simi anni set­tanta. Gli esordi rac­con­tano dei Blue Mor­ning, un quar­tetto di stampo jazz-rock dove tra l’altro spic­cava la pre­senza di un altret­tanto gio­va­nis­simo Mau­ri­zio Gian­marco. In breve Ciotti intra­prende il suo per­so­nale ed appas­sio­nato viag­gio nel mondo del blues, ini­ziando a per­cor­rere una strada all’epoca non con­sueta, ma che gli ha per­messo di emer­gere con forza e carat­tere nel mondo com­pli­cato delle sette note. L’epicentro della nuova gene­ra­zione è il Folk­stu­dio di Tra­ste­vere dalla fre­quen­ta­zione pre­va­len­te­mente can­tau­to­rale, tutti (o quasi) desti­nati a dura­tura gloria.

Tal­mente signi­fi­ca­tiva la dif­fe­renza di stile ed evi­dente il talento che Ciotti por­tava con sé, che in pochi anni si schiu­sero le porte di col­la­bo­ra­zioni via via sem­pre di mag­gior rilievo: De Gre­gori, Ben­nato e poi Ven­ditti fra gli altri. Un’attività fre­ne­tica che non si limita al lavoro come tur­ni­sta nelle sale di regi­stra­zioni, Ciotti porta il suo blues in ogni angolo d’Italia. Il 14 giu­gno 1979 è fra gli ospiti del Con­certo per Deme­trio Stra­tos nel catino dell’Arena Civica di Milano: una esi­bi­zione ricor­data da più parti come estre­ma­mente intensa ed evo­ca­tiva (chi vuole può andare ad ammi­rarne un fram­mento della classe su You­Tube clic­cando Roberto Ciotti-Shake it).

Una pre­senza non casuale alla gior­nata in ricordo della voce degli Area, per­ché la sua prima fatica disco­gra­fica Super­ga­so­line Blues (1978), era stata incisa pro­prio per conto della Cramps, già eti­chetta di Stra­tos e soci, così come Blue­sman, il secondo lp, appena l’anno seguente. Sono que­sti i due album in cui mag­giore è l’aderenza ad una este­tica e a una forma blues più tra­di­zio­nale e orto­dossa. Per­corso poi che avrebbe non abban­do­nato, ma fram­men­tato, ricom­po­sto ed alleg­ge­rito nelle suc­ces­sive pro­du­zioni disco­gra­fi­che. Aggiun­gendo ele­menti sonori pros­simi alla world music e ina­sprendo la ricerca della melo­dia in una moda­lità quasi pop, nel suo svi­luppo arti­stico Ciotti ha voluto misu­rare se stesso anche all’interno di ripe­tute espe­rienze lavo­ra­tive in ambito cine­ma­to­gra­fico. Tra le diverse colonne sonore da lui com­po­ste, spic­cano in par­ti­co­lar modo i due lavori sotto la regia di Gabriele Sal­va­to­res Mar­ra­kech Espress e Turnè, quest’ultima scritta assieme al tastie­ri­sta dei Dire Straits, Tommy Mandel.

Oltre la cor­posa disco­gra­fia del blue­sman che con­sta di un totale di quat­tor­dici uscite, di cui ben tre con Il Mani­fe­sto cd (Chan­ges, Wal­king, Behind The Door), a deli­neare quanto fosse ade­rente alla forma blues da lui amata, con­corre non tanto la car­riera da stu­dio, bensì il per­corso musi­cale in senso più ampio. Gli apici della sua car­riera sono pas­sati tanto attra­verso le oppor­tu­nità che lo hanno visto aprire i due con­certi ita­liani di Bob Mar­ley nel 1980, quanto nel lungo tour intra­preso con l’ex-Cream Gin­ger Baker nel 1983 e 1984. Ma ancora più attra­verso l’attività live sul palco, inces­sante ancora fino a pochi mesi dalla morte, sia nei prin­ci­pali festi­val di set­tore ita­liani e euro­pei, che negli infi­niti tour che lo hanno por­tato a suo­nare ovun­que nel mondo, incluse terre come l’ex Unione Sovie­tica e il Sudamerica.

Attra­verso le per­for­mance live Ciotti ha fatto cono­scere a una pla­tea spesso ‘digiuna’ del genere, l’esistenza vita­lis­sima del blues, tra­sfor­man­dosi in que­sto senso in una sorta di amba­scia­tore sin­cero della musica e della cul­ture nero e afroa­me­ri­cana. Un per­corso non didat­tico nelle forme, ma negli esiti. Anche nei riguardi di gio­vani arti­sti che sotto i suoi inse­gnanti con lui hanno avuto un per­corso musi­cale quasi ini­zia­tico, come nel caso del talen­tuoso (e troppo spesso pre­stato al pop…) Alex Britti. Ulte­riore ele­mento di ade­sione al blues è stato il per­pe­trare, quasi ram­men­tando sto­ry­tel­lers mis­sis­si­piani stan­ziali nelle loro terre, la sua pre­senza nel club capi­to­lino del Big Mama, dove per tan­tis­simi anni si è esi­bito a cadenza settimanale.

L’ultima sta­gione arti­stica rac­conta di ripe­tuti viaggi sonori nel 2011 e nel 2012 in Sene­gal, presso l’importante Sant Louis Jazz Festi­val e di una fasci­na­zione rile­vante per i suoni afro, su cui Ciotti stava lavo­rando atti­va­mente. Una enne­sima strada da per­cor­rere con la stessa moda­lità di sem­pre, testarda, appas­sio­nata e istin­tiva, assieme alla sua chi­tarra. I fune­rali dell’artista si ter­ranno domani 3 gen­naio alle ore 11 a Roma presso la Chiesa degli Arti­sti in Piazza del Popolo.

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