Lunedì 27 gennaio, entrando per partecipare a un’iniziativa legata al giorno della memoria, gli studenti dell’Istituto Carlo e Nello Rosselli e del liceo Meucci di Aprilia, vicino Roma, hanno trovato davanti a scuola un gigantesco striscione con tanto di croce celtica e la scritta: «Ricordati di non ricordare».
Lunedì 27 gennaio, entrando per partecipare a un’iniziativa legata al giorno della memoria, gli studenti dell’Istituto Carlo e Nello Rosselli e del liceo Meucci di Aprilia, vicino Roma, hanno trovato davanti a scuola un gigantesco striscione con tanto di croce celtica e la scritta: «Ricordati di non ricordare».
A prima vista, la scritta è assurda: la memoria è una specie di muscolo involontario, a cui non si può comandare. Se è vero che non si può ricordare a comando – e questo è uno dei problemi di tutte le commemorazioni e le memorie istituzionali – è vero pure che a comando non si può neanche dimenticare. Infatti, paradossalmente, quelli che non riescono a dimenticare, che sono proprio ossessionati da queste memorie, sono proprio quelli che le vorrebbero cancellare. Tutti gli anni, fascisti e nazisti non riescono a far passare una giornata della memoria senza sottolinearla con scritte e striscioni indecenti, gesti ignobili e disgustosi (quest’anno, le teste di maiale) che non fanno che testimoniare quanto sia indelebile questo ricordo. Da un po’ di tempo ci domandiamo se la giornata della memoria non rischi la saturazione, la ritualità, la ripetizione scontata degli stessi contenuti. Può darsi. Ma finché ci sarà qualcuno che, come costoro, se ne sente minacciato, e si sente minacciato dal fatto che noi ricordiamo, allora anche questa data manterrà un senso.
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