? Barbara Spinelli

Intervista. La figlia di Altiero Spinelli al manifesto: «Uniamo gli euroinsubordinati. C'è un'Italia che vuole restare in Europa cambiandola radicalmente. Serve un ordine nuovo»
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Barbara Spinelli: «Sel da sola sarebbe un suicidio. Né può usare Tsipras come un tram»

? Barbara Spinelli

Intervista. La figlia di Altiero Spinelli al manifesto: «Uniamo gli euroinsubordinati. C’è un’Italia che vuole restare in Europa cambiandola radicalmente. Serve un ordine nuovo»

? Barbara Spinelli

Intervista. La figlia di Altiero Spinelli al manifesto: «Uniamo gli euroinsubordinati. C’è un’Italia che vuole restare in Europa cambiandola radicalmente. Serve un ordine nuovo»

Il suo cognome signi­fica già, da solo, un’idea di Europa poli­tica delle ori­gini, molto lon­tana per la verità dall’Unione euro­pea di oggi, quella della troika e delle due o più velo­cità. Signi­fica l’Europa del mani­fe­sto di Ven­to­tene imma­gi­nata dal con­fino fasci­sta ma con un pen­siero lungo, lun­ghis­simo, da suo padre, Altiero. In que­sti anni, e con sem­pre più forza e fre­quenza in que­sti mesi, Bar­bara Spi­nelli, intel­let­tuale ed edi­to­ria­li­sta di Repub­blica, è stata l’ispiratrice di un movi­mento per un’Europa diversa da quella del rigore, che in que­ste set­ti­mane è pre­ci­pi­tata nella pro­po­sta (insieme a Camil­leri, Revelli, Gal­lino, Viale e Flo­res d’Arcais) di una lista uni­ta­ria per Tsi­pras, il lea­der della sini­stra greca che oggi si mette alla testa di que­sto movi­mento. A que­sto appello l’altro ieri Ale­xis Tsi­pras ha rispo­sto sì.

Il vostro appello «una lista per Tsi­pras» con­tiene una decisa richie­sta di euro­pei­smo, ma anti­ri­go­ri­sta. In que­sti mesi invece in tutta Europa, e anche in Ita­lia, nella società civile cre­scono pul­sioni anti-euro, in con­trap­po­si­zione al con­for­mi­smo rigo­ri­sta dei «rifor­mi­sti». Cosa vi fa pen­sare che que­sta vostra lista possa rac­co­gliere un vasto consenso?

Me lo fa pen­sare una cer­tezza, innan­zi­tutto: tra gli arrab­biati anti-euro e i con­for­mi­sti dell’austerity non c’è il nulla; non regnano solo la ras­se­gna­zione e la rinun­cia. È quello che vogliono far pen­sare i due gruppi – quello del no e quello del sì – ma ambe­due men­tono. Non è vero che «in tutta l’Europa» esi­stono solo loro, com­plici nell’immobilismo. E tra i com­plici metto anche il Pd. Tra il no e il sì c’è un’Italia che vuole restare in Europa, ma cam­bian­dola radi­cal­mente. Che sof­fre tre­men­da­mente la crisi, ma sa che solo in Europa la sor­mon­terà. Sono gli «euro­pei­sti insu­bor­di­nati», e in fondo i veri euro­scet­tici sono loro. Lo scet­tico non si accon­tenta dell’apparenza, né dello sta­tus quo. Vuol creare un ordine nuovo. E un ordine nuovo in Europa signi­fica una Fede­ra­zione dove nes­sun Stato sia sacri­fi­cato, minac­ciato di espul­sione se non si piega alle ricette, peral­tro fal­li­men­tari, dei para­me­tri di Maa­stri­cht e del Fiscal Com­pact. Anche se non lo dice chia­ra­mente, l’europeista insu­bor­di­nato intui­sce che l’euro è un fal­li­mento se non si costrui­sce attra­verso una nuova Costi­tu­zione fatta dai rap­pre­sen­tanti dei popoli, un’Europa dove non conti più il rap­porto di forze tra sin­goli Stati. Quando conta solo l’equilibrio fra potenze nazio­nali è ine­vi­ta­bile che sarà il più forte a domi­nare, come avve­niva nel nostro con­ti­nente fino al 1945.

Nel vostro appello indi­cate una col­lo­ca­zione nell’europarlamento, la Gue, il gruppo della sini­stra euro­pea. Ven­dola con­si­dera que­sto un limite di «asfis­sia», una ridu­zione della por­tata poli­tica della can­di­da­tura di Tsi­pras, che può ambire a mobi­li­tare anche forze e per­sone fuori del tra­di­zio­nale recinto della sini­stra radi­cale. Qual è il suo parere?

Come prima cosa, non mi pare ci sia una­ni­mità sulle posi­zioni di Ven­dola: Sel è divisa, molti sono desi­de­rosi di ade­rire alla nostra lista. Nell’appello si parla di col­lo­ca­zione nella Gue per­ché l’iniziativa, aggre­gan­dosi attorno alla figura emble­ma­tica di Tsi­pras, ha tenuto conto del fatto che il lea­der di Syriza è parte della Sini­stra uni­ta­ria euro­pea, ed è stato scelto come can­di­dato da quest’ultima nel con­gresso di dicem­bre a Madrid. Ma invito a leg­gere atten­ta­mente la let­tera in cui Tsi­pras appog­gia l’iniziativa ita­liana. Viene a cadere ogni rife­ri­mento alla col­lo­ca­zione nel gruppo Gue. L’obiettivo è stare con Tsi­pras in Europa, aprire le porte a coa­li­zioni ine­dite a Stra­sburgo, non con­dan­narsi alle lar­ghe intese anche lì. Lo stru­mento per rag­giun­gere quest’obiettivo è chia­ra­mente indi­cato, nella let­tera: «Solo se fac­ciamo tutti insieme un passo indie­tro, com­pi­remo tutti insieme molti passi avanti». La parola chiave, che usa nel mes­sag­gio al Con­gresso Sel, è «umiltà». Que­sto apre nuovi spazi di ade­sione a tutti i movi­menti, cit­ta­dini, par­titi, indi­vi­dui, che non si rico­no­scono neces­sa­ria­mente in Gue. È la mia opi­nione per­so­nale: io, per esem­pio, non mi rico­no­sco in Gue. Al tempo stesso, se scelgo Tsi­pras, non posso usare il suo nome come piace a me, per poi andare in gruppi par­la­men­tari che saranno avver­sari del can­di­dato che ho scelto.

E comun­que per Sel sarebbe impra­ti­ca­bile, visto che ha chie­sto non da oggi di entrare nel Pse e di por­tare li den­tro la bat­ta­glia con­tro il rigore, in coe­renza con la sua — per ora con­ge­lata — col­lo­ca­zione poli­tica nel cen­tro­si­ni­stra. C’è una pos­si­bi­lità di fare un passo di avvi­ci­na­mento, fra voi e Sel?

Per­ché impra­ti­ca­bile? A mio parere Sel va a sbat­tere con­tro un muro se fa una sua lista sepa­rata dalla nostra, in favore di Schulz e spe­rando di entrare nel gruppo socia­li­sta al Par­la­mento euro­peo. Primo per­ché Schulz ha visioni non inno­va­tive sull’austerità, e punta a una Grosse Koa­li­tion – a Stra­sburgo – simile a quella con­clusa in Ger­ma­nia. Secondo per­ché in Ita­lia esi­ste una soglia di sbar­ra­mento abba­stanza alta (4%), che pur­troppo nes­sun par­tito intende met­tere in que­stione. Que­sto signi­fica che fal­lirà la lista Sel e anche la nostra, visto che su molti punti siamo con­cordi. Bel risul­tato sarebbe. La lista Sel alle euro­pee è una forma di omicidio-suicidio.

All’opposto, lei non vede il rischio che la lista per Tsi­pras, per le per­so­na­lità e le aree poli­ti­che che fin qui coin­volge, ripro­ponga lo schema della Rivo­lu­zione Civile, la lista per Anto­nio Ingroia, che ha rac­colto un risul­tato ben al di sotto delle aspettative?

Non vedo que­sto peri­colo se riu­sciamo a stare attenti, e se restiamo fedeli a quel che chie­dono migliaia di fir­ma­tari. La lista è volu­ta­mente indi­pen­dente dai par­titi, che non sono fra i soci cofon­da­tori né sie­dono nella cabina di regia. Ade­ri­scono al pro­getto e al mani­fe­sto, e la loro diver­sità è garan­zia del fatto che l’esperienza di Rivo­lu­zione Civile non si ripe­terà. Noi ci rivol­giamo a tutti gli euro­pei­sti scon­tenti dello sta­tus quo: agli indi­vi­dui, ai movi­menti e comi­tati di base, alla vasta cul­tura fede­ra­li­sta, agli eco­lo­gi­sti, e anche alla sini­stra radicale.

Ma dovrete anche affron­tare la con­cor­renza sedut­tiva, in Ita­lia, di un movi­mento anti euro­peo ma non di destra come quello dei 5 stelle.

Sono con­vinta che nel M5S ci siano ambe­due le cor­renti: la cor­rente che vuol uscire dall’Europa e col­tiva sogni del tutto illu­sori di ritorno alle sovra­nità nazio­nali asso­lute, e una cor­rente molto più simile alla nostra, fatta di euro­pei­sti insu­bor­di­nati. Non posso pen­sare che 5 Stelle sia un mono­lite: cosa che Grillo sa perfettamente.

Come sce­glie­rete i nomi della lista?

Ter­remo conto, imma­gino, della gran­dis­sima varietà di movi­menti e opi­nioni che ho appena elencato.

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