Parigi, l’offensiva di Valls. Ma l’umorista spopola sul web
Parigi, l’offensiva di Valls. Ma l’umorista spopola sul web
PARIGI — E’ stato l’uomo nero delle feste, il guitto che diffonde insidiosamente il veleno dell’antisemitismo e di fronte al quale i democratici si sentono impotenti. Mai come in questi giorni si è parlato tanto di Dieudonné M’bala M’bala, umorista amico di Jean-Marie Le Pen e dello storico negazionista Roger Faurisson. Da anni, attraverso i suoi spettacoli e il loro prolungamento sul web, Dieudonné (di madre francese e padre camerunese) alimenta l’antisemitismo e le numerose condanne dei tribunali non sono riuscite a frenare l’entusiasmo dei suoi fan: negli ultimi quattro mesi, i suoi video su You Tube sono stati visti 20 milioni di volte. E adesso spopola, sulla rete ma non solo, il gesto della “quenelle” da lui inventato, un incrocio tra un saluto nazista rovesciato (il braccio teso è abbassato) e il gesto dell’ombrello. L’ultimo a farlo in pubblico è stato l’ex attaccante della nazionale Anelka durante una partita in Inghilterra. Un gesto antisistema, dice Dieudonné. Ma per lui il sistema è governato
dagli ebrei e da un asse New York-Tel Aviv e la “quenelle” può difficilmente sfuggire alla qualifica di antisemita: meno di un mese fa, uno sconosciuto si è fotografato facendo la “quenelle” di fronte alla scuola ebraica di Tolosa dove Mohamed Merah uccise quattro persone nel marzo 2012.
A lanciare l’allarme è stato il ministro dell’Interno, Manuel Valls, che vorrebbe vietare gli spettacoli di Dieudonné. La sua nuova tournée sta per cominciare e molti sindaci hanno chiesto ai prefetti di fare qualcosa, e un deputato centrista dell’Udi, Meyer Habib ha proposto di mettere fuorilegge il gesto della “quenelle” (cosi chiamata da un piatto lionese, la cui forma può ricordare una grossa supposta). A ravvivare il dibattito è stata l’ultima provocazione di Dieudonné contro un popolare giornalista radiofonico: «Io, quando sento parlare Patrick Cohen mi dico, vedi, le camere a gas… Peccato ». Parole che ovviamente gli hanno valso l’ennesima denuncia, che servirà a poco: condannato più volte a pene pecuniarie, Dieudonné non le paga e soprattutto non esita a sollecitare i suoi fan ad aiutarlo a rimpinguare le sue casse.
La mossa di Valls, che si basa sul turbamento dell’ordine pubblico, ha suscitato adesioni e riserve. Molti pensano che non ci siano gli strumenti giuridici per vietare i suoi spettacoli, visto che in passato il Consiglio di Stato ha sempre fatto valere la libertà di espressione ed ha annullato i divieti amministrativi. E altri temono che tutte le polemiche non facciano altro che far pubblicità all’umorista.
Come ha sottolineato il sociologo Michel Wieviorka, la classe politica cerca di evitare la congiunzione tra il pubblico virtuale che segue Dieudonné sulla rete e il pubblico reale. Il francese ha già tentato la strada della politica alle Europee del 2009, quando presentò una “lista antisionista” e si presentò sui manifesti facendo proprio il gesto della “quenelle”. Ma più che l’ipotetico successo politico di Dieudonné preoccupa il successo delle sue tesi: è difficile capire come i più triti stilemi antisemiti possano far breccia nella società francese di oggi.
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