Cecile Mc Lorin Salvant live al teatro Morlacchi di Orvieto © gentile concessione di Umbria Jazz Winter 2013

Umbria Jazz Winter. La sorpresa è la giovane vocalist americana. I live set di Mc Bride, Fresu/Caine, Bosso
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Cecile McLorin Salvant, l’incanto è tutto sottovoce

 

Cecile Mc Lorin Salvant live al teatro Morlacchi di Orvieto © gentile concessione di Umbria Jazz Winter 2013

Umbria Jazz Winter. La sorpresa è la giovane vocalist americana. I live set di Mc Bride, Fresu/Caine, Bosso

 

Cecile Mc Lorin Salvant live al teatro Morlacchi di Orvieto © gentile concessione di Umbria Jazz Winter 2013

Umbria Jazz Winter. La sorpresa è la giovane vocalist americana. I live set di Mc Bride, Fresu/Caine, Bosso

Nes­sun auto­com­pia­ci­mento o strane com­mi­stioni fra sacro e pro­fano che per qual­che anno hanno carat­te­riz­zato la ker­messe estiva peru­gina. L’edizione inver­nale di Umbria Jazz (28 dicem­bre — 1 gen­naio), dopo gli scric­chio­lii del ven­ten­nale festeg­giato lo scorso inverno, stretto tra pole­mi­che sui finan­zia­menti e i segni dell’alluvione che hanno deva­stato l’entroterra orvie­tano, parte con il piede giu­sto. Nell’androne del rina­sci­men­tale Palazzo del Popolo lun­ghe fila al bot­te­ghino per gli ultimi biglietti di un car­tel­lone che recita già un rosa­rio di sold out. Suc­cesso oltre le pre­vi­sioni – + 58% rispetto al 2012, e il diret­tore arti­stico, il ‘paron’ Carlo Pagnotta gon­gola cor­rendo come una trot­tola fra gli stuc­chi dell’antico tea­tro Pedrac­chi, la sala expo e le son­tuose navate della Sala del 400, pre­sen­tando con­certi e musicisti.

Il pro­gramma è messo a punto per accon­ten­tare il colto e l’inclita; scor­da­tevi la spe­ri­men­ta­zione ma – è una cer­tezza almeno – non si scende mai sotto la suf­fi­cienza. E anche quando il tri­buto alle feste arriva ine­vi­ta­bile, con il gruppo gospel che fa a gara a chi lan­cia l’acuto più lan­ci­nante, il pie­dino lo si muove che è un pia­cere così come il ‘right now’ in con­tro­canto al lea­der è assi­cu­rato. Garan­ti­sce Bobby Jones, isti­tu­zione nel mondo del gospel pronto a intro­durre i Sin­gle­tons, «cin­que fra­telli cin­que» figli di un pastore nella comu­nità della Cali­for­nia – nar­rano le cro­na­che – dove ha fon­dato due chiese. Piano, basso e bat­te­ria ad accom­pa­gnare un pro­gramma dove non manca pro­prio nulla, com­preso l’immancabile Happy day glo­ri­fi­cato nel bis. Amen.

Più laico deci­sa­mente fuori dai canoni, è l’omaggio allo ‘spi­ri­tual’ del trom­bet­ti­sta Fabri­zio Bosso e dai suoi effi­ca­cis­simi part­ner, Alberto Mar­sico all’Hammond 83 e Ales­san­dro Minetto alla bat­te­ria. Davanti a un’affollatissima pla­tea maci­nano un set senza soste (e fron­zoli) di novanta minuti dove danno sfogo a libera inter­pre­ta­zione della tra­di­zione dello spi­ri­tual. La tromba di Bosso si libra altis­sima ma lascia il giu­sto spa­zio anche ai due com­pa­gni di viag­gio. Maha­lia Jack­son avrebbe bene­detto l’incontro. Il 2013 di Umbria Jazz sug­ge­ri­sce agli spet­ta­tori nella bom­bo­niera del Man­ci­nelli due diverse inter­pre­ta­zioni della defi­ni­zione stan­dard. Per Paolo Fresu è «il modo con il quale i jaz­zi­sti ma non solo hanno nel tempo rifor­mu­lato melo­die note e accat­ti­vanti» e nel primo dei quat­tro con­certi (ancora oggi e domani sem­pre al Man­ci­nelli) che lo rive­dono in cop­pia con il pia­ni­sta Uri Caine si misura pro­prio con ‘ever­green’. Dal clas­sico del song­book ame­ri­cano Eve­ry­thing hap­pens to me di Dennis/Adair (1941) a una trac­cia meno nota ma altret­tanto abba­gliante estratta da Porgy and Bess ovvero Here Come de Honey Man/Crab Man/Oh, Dey’s So Fresh and Fine. Un con­fronto fra il tim­bro oni­rico mar­chio di fab­brica del suono distil­lato dall’artista sardo – su cui apporta varia­zioni e effetti sem­pre misu­rati e la verve di Caine, una giran­dola di improv­vi­sa­zioni sulla tastiera: dal blues al jazz, puro e impuro, clas­sica con qual­che (timida) remi­ni­scenza pop.

Lo stan­dard – così come lo affronta la gio­va­nis­sima Cecile McLo­rin Sal­vant (la grande sor­presa del festi­val) – è invece un tri­buto a can­zoni immor­tali distil­lan­done con razio­ci­nio (e cuore) le melo­die più recon­dite. E per farlo la voce ara­be­scata della ven­ti­quat­trenne ori­gi­na­ria del Michi­gan che nel 2010 si è aggiu­di­cata il pre­sti­gioso The­lo­nio­ius Monk Inter­na­tio­nal Jazz vocal com­pe­ti­tion, sce­glie la strada più ostica ma affa­sci­nante. Un quar­tetto sin­cro­niz­zato con Aaron Diehl al piano, Paul Siki­vie al con­trab­basso e Rod­ney Green alla bat­te­ria, ral­lenta le ese­cu­zioni e ne sug­gella le note. Per inter­pre­tare con intel­li­genza biso­gna avere una padro­nanza dello stru­mento e una cono­scenza smi­su­rata dei clas­sici. Ad appena ven­ti­quat­tro anni Cecile, nata a Miami a madre fran­cese e padre hai­tiano, li pos­siede entrambi. Flirta con Cole Por­ter che è una mera­vi­glia e lo dimo­stra in un’impagabile ver­sioni di So in love, rare­fatta e miste­riosa, e in una gio­cosa I Get a Kick Out of You. Acca­rezza le can­zoni con un filo di voce – costrin­gendo il pub­blico a un reli­gioso silen­zio – si con­cede gustose cita­zioni: le basse e bur­rose note omag­gio a Miss Sassy alias Sarah Vau­ghan per poi pie­gare l’ugola a farsi chioc­cia per cele­brare Bil­lie Holi­day, in una ripresa da applausi di He’s Funny that Way.

Lo defi­ni­scono il bas­si­sta più cool della sua gene­ra­zione, ma è per dire che nel ‘bor­sino’ (brutta parola) dei musi­ci­sti jazz con più fre­quen­ta­zioni e ospi­tate, è fra i più richie­sti. Invero, Chri­stian McBride è musi­ci­sta grin­toso e bril­lante, con delle idee ben pre­cise sui con­fini e le con­ta­mi­na­zioni che il jazz può regalare/regalarsi. A Umbria jazz – fa notare – ci è già stato giu­sto vent’anni fa e per farsi per­do­nare la pro­lun­gata lati­tanza si misura con cin­que esi­bi­zioni, le ultime sta­notte all’una al Man­ci­nelli e domani alle 19 alla Sala dei 400. Insieme al quin­tetto acu­stico Inside straight – con cui ha inciso gli ultimi due dischi Kind of Brown nel 2009 e ora Peo­ple Music – palesa un vigore ese­cu­tivo e un’alchimia fatta di occhiate, risate tra brani ori­gi­nali, omaggi a grandi come McCoy Tyner in una miscela esplo­siva di hard bop ed echi di soul e blues.

Ancora due gior­nate di festi­val, oggi e domani con il cast che anno­vera fra gli altri anche i 3 cla­ri­nets for­mati a Kaen Peplo­w­ski, Evan Chri­sto­pher e Anat Cohen, la sas­so­fo­ni­sta cilena Melissa Aldana, Enrico Rava, Rosa­rio Giu­liani, Franco Cerri, Lewis Nash e Steve Wil­son duo, Joe Locke e War­ren Wolf vibes duo, Wal­ter ‘Wol­fman’ Washington.

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