Cécile, la voce jazz venuta da Haiti ha sedotto anche Marsalis

 La McLorin Salvant da domani a Umbria jazz winter
 La McLorin Salvant da domani a Umbria jazz winter

ROMA. La musica doveva essere solo un hobby, ma studiando tra Miami e Aix-en-Provence, Parigi e New York, Cécile McLorin Salvant ha scoperto di avere una voce sensazionale. E ora, a soli 24 anni, viene consacrata come una delle jazz singer più grandi di oggi. Merito del suo brillante primo album americano Woman Child, uscito quest’anno. Senza fare inutili confronti, non è la solita clone di successo che tenta di ricalcare i classici di Ella Fitzgerald, Billie Holiday e Sarah Vaughan, le dive irraggiungibili del periodo d’oro. La buffa ragazza con la pelle scura e gli occhialoni con la montatura bianca, nata a Miami da madre francese e padre haitiano, fa sembrare facili anche i virtuosismi più spericolati, sfoggiando doti di attrice consumata. Sempre attento ai solisti di razza, Wynton Marsalis l’ha voluta come ospite della sua Jazz at Lincoln Center Orchestra, presentandola anche a Umbria Jazz l’estate scorsa. Ora Cécile torna a Orvieto da domani al 1 per UJ Winter e il 3 febbraio è al Ristori di Verona con il suo trio in cui spicca un altro giovane talento, il pianista Aaron Diehl. Grazie alle qualità di “WomanChild”, la McLorin Salvant concorre con una nomination ai Grammy Awards 2014.
E dire che Cécile mirava a fare l’avvocato. «Sono cresciuta in una famiglia di amanti della musica, anche se nessuno fa il musicista di professione. Ricordo che, fin da ragazzina, mi divertivo ad armonizzare le canzoni che ascoltavamo alla radio con i miei genitori. Mia madre mi ha fatto prendere presto lezioni di pianoforte e più tardi di canto classico. Sempre mamma mi ha spinto a continuare, malgrado le mie periodiche suppliche di smettere. Le sono molto grata per questo».
Nel 2007 Cécile va a Aix-en-Provence in Francia a studiare legge e canto classico e barocco al Conservatoire Darius Milhaud. È lì che, tra gli insegnanti, incontra il sassofonista Jean-François Bonnel. Con lui scopre l’improvvisazione strumentale e il repertorio vocale dal 1910 ad oggi e canta con la sua prima band. Nel 2009 registra il primo album “Cécile” con il Jean-François Bonnel’s Paris Quintet.
Una volta si pensava che i musicisti per imparare il vero jazz dovessero andare a studiare in America. «Invece in Francia io ho imparato la maggior parte di quello che so oggi. A volte sembra che il jazz sia più apprezzato in Europa che negli Usa. Il mio maestro, Jean-François Bonnel, per esempio, si è rivelato uno dei musicisti più talentuosi e competenti che abbia conosciuto. Mi ha fatto scoprire la maggior parte dei cantanti che sono diventati i miei punti di riferimento. E sempre lui mi ha incoraggiato a seguire il jazz come una carriera, anche se non ho mai smesso il canto classico».
Cécile è cresciuta a Miami tra immigrati di seconda o terza generazione provenienti da Haiti, Cuba e Sud America. «Sì, ho avuto la fortuna di crescere a contatto di culture e lingue diverse, in uno stimolante melting pot. Mi ricordo che ascoltavo Broken-hearted melody e Misty
di Sarah Vaughan, Manhattan di Dinah Washington, un sacco di Michael Jackson e Stevie Wonder. Il mio primo idolo musicale è stato Sarah Vaughan. Poteva fare qualsiasi cosa con la sua voce». Ambizioni, progetti e sogni per il futuro? «Spero di diventare una musicista, bandleader e arrangiatrice migliore. Mi sto impegnando a comporre perché credo che anche questa sia la mia strada. Cerco di scrivere canzoni che non mi facciano vergognare di me stessa e che possano divertire il pubblico».

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