Guerriglia e governo, pace fatta al punto 2

COLOMBIA Spazi di agibilità per l’opposizione e possibile ritorno alla vita politica delle Farc
Ai negoziati in corso all’Avana c’è l’accordo sul secondo dei cinque temi in agenda. Il regime riconoscerà il ruolo attivo dei movimenti sociali

COLOMBIA Spazi di agibilità per l’opposizione e possibile ritorno alla vita politica delle Farc
Ai negoziati in corso all’Avana c’è l’accordo sul secondo dei cinque temi in agenda. Il regime riconoscerà il ruolo attivo dei movimenti sociali

All’Avana, il governo colombiano di Manuel Santos e la guerriglia marxista delle Forze armate rivoluzionarie (Farc) hanno trovato l’accordo su un punto cruciale dei negoziati: il secondo – su un’agenda di 5 -, relativo all’apertura di spazi di agibilità per l’opposizione e a un possibile rientro nella vita politica delle Farc. «Abbiamo raggiunto un accordo fondamentale sul secondo punto dell’agenda, denominato Partecipazione politica» hanno informato le due parti in un comunicato congiunto.
Le trattative sono iniziate il 18 novembre 2012 in Norvegia (uno dei paesi facilitatori insieme a Cuba e Venezuela) e poi si sono trasferite all’Avana. «Il governo riconoscerà la partecipazione dei movimenti sociali come parte del processo di pace, e garantirà altresì la sicurezza per l’esercizio della politica e per le proteste pacifiche dei cittadini sulla base dei loro diritti e doveri», ha affermato il rappresentante dell’Esecutivo colombiano, Humberto de la Calle, in una conferenza stampa all’Avana.
Il delegato del governo ha poi invitato il popolo colombiano a partecipare al processo di pace «con delle proposte, critiche, opinioni, i canali di partecipazione sono aperti», ha detto. Sulla presenza dei movimenti nelle trattative, le Farc hanno puntato i piedi, denunciando l’intransigenza del governo verso le proteste popolari che hanno interessato il paese in questi mesi, e minacciando di abbandonare per questo le trattative.
Bande armate sponsorizzate
Fino ad ora, si è trovato accordo solo sul primo dei temi in agenda, quello agrario, all’origine del conflitto che portò alla creazione delle Farc, nel 1964. Le parti lo hanno firmato a maggio, muovendo così un primo passo verso la soluzione del conflitto armato.
In quasi 50 anni, si contano circa 600 mila morti e quattro milioni di sfollati, in fuga dalla ferocia dei paramilitari o espulsi dalle politiche neoliberiste dei governi. In questi giorni, un tribunale di Bucaramanga (nel nord-est del paese) ha accusato l’ex comandante delle Autodefensas unidas de Colombia (Auc), Salvatore Mancuso, di altri 650 nuovi crimini, tra i quali omicidi, torture, espulsioni forzate e distruzione di beni.
Mancuso è in carcere negli Stati uniti per traffico di cocaina. Le bande armate di estrema destra sono state costituite negli anni ’80 per combattere le guerriglie di sinistra, Farc e Eln, e hanno compiuto massacri fra la popolazione, con la complicità dell’esercito e dei politici. Sono state ufficialmente sciolte tra il 2003 e il 2006, ma i loro metodi continuano a essere applicati, e i loro sponsor nel governo sono sempre potenti. Se Mancuso – già condannato a 24 anni nel 2012 per il massacro di 19 persone compiuto nel ’98 – fosse detenuto in Colombia, non farebbe più di 8 anni di carcere: così prevede la legge sulla smobilitazione delle Auc. «La Colombia è l’unica democrazia che accetta di negoziare la propria democrazia con il terrorismo», ha scritto su Twitter l’ex presidente Alvaro Uribe, amico dei paramilitari e ferocemente avverso al processo di pace.
Verso una tregua elettorale
Uribe è nuovamente candidato al Senato alle prossime elezioni del 2014 (legislative e presidenziali) e il suo partito conta di sconfiggere le velleità dell’ex ministro della Difesa del governo Uribe, Manuel Santos. Il presidente, in scadenza di mandato, non ha ancora deciso se ripresentarsi o meno.
Il buon esito o il fallimento delle trattative con le Farc pesa sul suo futuro politico e lo spinge ad accelerare a modo suo il passo dei negoziati: «Dobbiamo continuare. Dobbiamo perseverare. Non farlo significherebbe tradire la speranza di milioni di colombiani e delle future generazioni», ha così commentato, enfatico, in una trasmissione a reti unificate Santos. Ha anche assicurato che il dialogo con la guerriglia non verrà sospeso per le elezioni, e le Farc hanno fatto sapere di essere disposte a una tregua elettorale se l’accordo prosegue.
I negoziati riprenderanno il 18 novembre per affrontare il terzo punto: forme e merito di un eventuale rientro in politica degli ex guerriglieri una volta concluso il processo di smobilitazione. Seguirà la discussione sul narcotraffico e quella sulla fine delle ostilità. Un percorso complesso, che per il governo deve portare a un referendum, per la guerriglia a un cambio di indirizzo nella politica e a un’Assemblea costituente.
Già a conclusione di un altro negoziato, le Farc formarono – insieme ad altre forze – un partito politico, la Union Patriotica, i cui membri vennero però sterminati dall’azione congiunta di esercito e paramilitari tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90.

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