L'anziano leader del movimento antifascista fu partigiano e imprigionato nel campo di concentramento di Mauthausen. Ha dedicato la sua vita alla difesa dei valori della Resistenza
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Addio a Raimondo Ricci bandiera dell’antifascismo

 
L’anziano leader del movimento antifascista fu partigiano e imprigionato nel campo di concentramento di Mauthausen. Ha dedicato la sua vita alla difesa dei valori della Resistenza

 
L’anziano leader del movimento antifascista fu partigiano e imprigionato nel campo di concentramento di Mauthausen. Ha dedicato la sua vita alla difesa dei valori della Resistenza

Lo leggo dopo Addio a Raimondo Ricci, bandiera dell’antifascismo a Genova. Novantatre anni, tra gli ultimi testimoni del Novecento, già presdiente nazionale del’Associazione nazionale partigiani, ha dedicato la sua vita alla difesa dei valori della Resistenza.

Si è spento nella sua abitazione. La camera ardente sarà allestita domani, giovedì, dalle 8 alle 12 in Provincia, in largo Lanfranco. La salma sarà sepolta a Imperia.

Partigano, nelle mani della Gestapo Ricci fu torturato e imprigionato nel campo di concentramento di Mauthausen. Liberato, continua la sua battaglia morale e politica e, in qualità di avvocato penalista, difende i sindacalisti e i militanti comunisti nel dopoguerra.

Presidente provinciale dell’ANPI nel 1969, parlamentare per tre legislature dal 1976, fa parte della commissione di inchiesta sulla P2 e davanti all’irruzione del terrorismo è una delle figure politiche che ha contribuito a costruire quel fronte tra istituzioni e movimento operaio che ha garantito la continuità dello stato democratico. Giurista autorevole sarà anche membro del consiglio di presidenza della Corte dei Conti.

Nell’età avanzata, Raimondo Ricci dedica tutte le sue energie e il suo tempo all’Istituto Storico della Resistenza a cui fu chiamato per ricoprire il ruolo di presidente.

Nonostante fosse quasi cieco, viaggia da una parte all’altra dell’Italia, passa da comizio a comizio, affascina i giovani. La sua voce attraversa le piazze e i cuori. In qualche misura diventa lui stesso un simbolo.

Nel giugno 2002, a quasi sessant’anni di distanza dalla fine del conflitto, ad Amburgo incontra per la prima volta Friedrich Engel, il responsabile dell’eccidio del Turchino, il carnefice a cui solo per merito della sorte era sfuggito. Anche questo accade in una vita non comune.

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