La bandiera della Costituzione e il ruolo di Togliatti

Macaluso: la nostra Carta fu essenzialmente opera dei «socialcomunisti» e della Dc Partito rivoluzionario o forza istituzionale orientata al riformismo? Cosa è stato il Pci? In Comunisti e riformisti Macaluso riflette sulle diverse anime della sinistra italiana: la «doppiezza di Togliatti» coincideva con una strategia politica, rimasta viva fino a Berlinguer e rimossa nell’89. Qui uno stralcio del libro.

Macaluso: la nostra Carta fu essenzialmente opera dei «socialcomunisti» e della Dc Partito rivoluzionario o forza istituzionale orientata al riformismo? Cosa è stato il Pci? In Comunisti e riformisti Macaluso riflette sulle diverse anime della sinistra italiana: la «doppiezza di Togliatti» coincideva con una strategia politica, rimasta viva fino a Berlinguer e rimossa nell’89. Qui uno stralcio del libro.

In questi anni tutte le forze della sinistra europea hanno rivisto i loro programmi, adeguandoli ai mutamenti verificatisi nel capitalismo globale. Soprattutto dopo il crollo dell’Urss e i processi di mondializzazione di cui tanto si è parlato. Sappiamo che questa ricerca ha conosciuto successi e sconfitte. Solo in Italia non c’è stato uno sforzo politico-culturale e organizzativo per ridefinire il ruolo che storicamente ha sempre avuto la sinistra. Senza dubbio occorreva un serio impegno d’innovazione, comprese delle cesure, rispetto a quella storia, segnata anche dalla presenza del Pci di Togliatti, ma non la si doveva certo cancellare, come invece è accaduto. Il grande e antico albero del socialismo italiano poteva dare ancora frutti. Altro che quercia!
Nel maggio 2010, è uscito per Donzelli un libro interessante, ricco di spunti, riflessioni, e documentazioni, scritto da Enrico Morando, Riformisti e comunisti? , in cui racconta una storia dei «miglioristi» nel Pci, nel Pds, nei Ds e nel Pd. Fra tante cose questo libro contiene una critica di «continuismo» e di «richiamo alla tradizione» verso i più anziani esponenti dell’area riformista: Bufalini (in modo particolare), Napolitano, Macaluso, Chiaromonte. […] Almeno a mio avviso, una delle ragioni per cui la sinistra, dopo il 1989, non ha avuto più identità è proprio il fatto che questa è stata ricercata nella più «netta discontinuità». Morando critica una mia valutazione frutto di una mia ferma convinzione, quando dopo la Bolognina affermai che occorreva «recuperare il nucleo vitale della nostra storia» in un partito che poteva e doveva fare propria la storia e tradizione socialista, con tutto ciò che di positivo e di negativo, di successi e di sconfitte, essa ha espresso in Italia e in Europa.
Può darsi anche che quel giudizio fosse sbagliato e comunque non realistico dato che le cose a sinistra sono andate in tutt’altra direzione. Su questo ho scritto molto e non mi ripeto. Dico solo che queste pagine dedicate all’opera di Togliatti non sono frutto di nostalgie o di «continuismo», ma del convincimento che nella storia della sinistra italiana c’è anche questa. So bene che capire ciò che è vivo e ciò che è morto, per l’oggi e per il futuro, e metterlo in evidenza è opera difficile e rischiosa proprio perché sembra che si stia con la testa rivolta al passato e non al futuro. E più facile azzerare tutto. A questo proposito Morando cita una frase di Vittorio Foa: «Si guarda al futuro pensando al presente e guardando al passato, come una mera ripetizione di cose vissute. Nei dirigenti della nostra sinistra […] manca tuttavia l’idea che il futuro è un’altra cosa, che va guardato con altri occhi, con una testa nuova». Ma attenzione alla «testa nuova». A volte quelle teste pensano al nuovo, anzi al nuovissimo e trovano il vecchio, anzi, il vecchissimo. Il futuro è un’altra cosa, dice giustamente Foa, ma per individuarlo e capirlo servono anche il presente e il passato.
Tanti anni fa Gerardo Chiaromonte partecipò a un congresso dell’Spd. Al suo ritorno gli chiesi notizie sui lavori. Gerardo mi rispose che quel che più d’ogni altra cosa l’aveva colpito era l’addobbo della sala in cui si svolgeva il congresso. Tanti drappi rossi con tante foto: Marx ed Engels, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, Kautsky, Bernstein e altri. Un partito che da tempo aveva fatto la grande svolta di Bad Godesberg non cancellava il suo passato e il suo a volte drammatico cammino.
Un’ultima nota. Nei giorni in cui scrivo, da più parti si fa riferimento alla Costituzione sulla quale in mo¬menti particolarmente difficili ha fondato il proprio agire il presidente della Repubblica. La «più bella del mondo», l’ha definita Roberto Benigni […]. Un giudizio condiviso dai più valenti costituzionalisti e studiosi di diritto, come dagli uomini politici che hanno servito il nostro Paese.
La Costituzione in passato ha rappresentato per tanti italiani il terreno su cui condurre la battaglia democratica per avanzare lungo la via italiana al socialismo. Quella prospettiva sembra oggi solo una vecchia illusione ideologica. In parte è così. Tuttavia lo scontro sociale, politico e culturale sui temi che costituiscono l’ossatura della Costituzione è più che attuale. Oggi come allora, essa è la barriera per difendere democrazia e diritti, il riferimento imprescindibile per mantenere l’unità e la coesione nazionale, anche se appare ormai necessario adeguarne alcuni articoli concernenti il funzionamento delle istituzioni.
Osservo che alcuni che ne hanno fatto la loro bandiera — penso a Libertà e Giustizia, l’associazione presieduta dal professor Zagrebelsky — hanno come riferimento il vecchio Partito d’Azione. Senza dubbio una forza di grande rilievo nell’antifascismo, nella Resistenza e nell’immediato dopoguerra. Un partito in cui militarono personalità di valore, combattenti di tante battaglie politiche e morali. Tuttavia la Costituzione fu essenzialmente opera dei «socialcomunisti» e della Dc. Togliatti svolse un ruolo determinante.
Ribadisco. Tutti i movimenti e tutti gli uomini che dettero un contributo sostanziale nel creare le condizioni per fare dell’Italia una Repubblica democratica e dotarla di questa Costituzione debbono essere ricordati come meritano e possono stare nel Pantheon di ogni forza che abbia la Carta nel proprio Dna. Fra questi, piaccia o meno, c’è il Partito comunista italiano e c’è Palmiro Togliatti.
Un proverbio cinese dice: «Chi prende l’acqua da un pozzo non dovrebbe dimenticare chi l’ha scavato».

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