GENOVA Processo contro gli «anarchici» che colpirono alle gambe il manager Ansaldo
GENOVA Processo contro gli «anarchici» che colpirono alle gambe il manager Ansaldo
GENOVA.- Il procuratore aggiunto Nicola Piacente e il pubblico ministero Silvio Franz hanno chiesto dodici anni di condanna per Alfredo Cospito e dieci per Nicola Gai, per attentato con finalità terroristiche, lesioni gravi e altri reati minori (il porto d’armi abusivo e il furto di uno scooter). I due sono accusati dell’attentato ai danni dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, gambizzato il 7 maggio 2012 davanti alla sua abitazione in via Montello a Genova. L’avvocato dello Stato Gian Mario Rocchitta ha chiesto un milione di euro come risarcimento dei danni non patrimoniali subiti dal Governo e dal ministero dell’Interno. Cospito, quarantaseienne abruzzese di nascita ma residente a Torino, non ha nemmeno dato il tempo al Gup Annalisa Giacalone di espletare le formalità di rito e ha cominciato a leggere il suo proclama.
Ammonito ripetutamente dal giudice, ha lanciato in aria il comunicato ed è stato fatto allontanare dall’aula.
Con il pugno alzato è uscito tra gli applausi di una quarantina di parenti e sostenitori che hanno anche ripetutamente insultato i magistrati. Dietro a Cospito è uscito anche Gai che ha affidato al suo legale un secondo comunicato. Entrambi sono stati poi letti interamente in aula dal gup.
«Il nucleo olga Fai- Fri siamo solo io e Nicola. Nessun altro era a conoscenza del nostro progetto» ha affermato Cospito, mentre gli investigatori genovesi non hanno mai smesso di cercare «il basista», la persona che, a detta degli inquirenti, deve per forza aver aiutato i due nell’organizzazione dell’attentato. «Dopo il disastro di Fukushima – dice il 36 enne torinese Nicola Gai – quando Alfredo mi ha proposto di aiutarlo nella realizzazione dell’azione contro l’ingegner Adinolfi, ho accettato senza esitazione». E ha ribadito: «Siamo stati solo io e Alfredo». I due sono entrati anche nei dettagli dell’organizzazione dell’attentato, mettendo in evidenza anche un particolare mai emerso: «Bastardi. So chi vi manda!», avrebbe infatti urlato Adinolfi appena caduto a terra. E proprio durante la caduta il manager riuscirà a prendere il numero di targa dello scooter Yamaha utilizzato per l’attentato e dal suo ritrovamento gli investigatori arriveranno ai due anarchici, immortalati da una telecamera a poca distanza da dove il motorino fu abbandonato immediatamente dopo l’agguato. Il processo è stato rinviato al 12 novembre per le repliche e la sentenza.
Dopo che i due, proclamatisi membri del nucleo «Olga» della «Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale» sono usciti dall’aula e hanno fatto sapere di non voler presenziare all’udienza, i loro sostenitori hanno dato vita a un corteo spontaneo di solidarietà per le vie della città fino a raggiungere l’aula magna della facoltà di scienze della Formazione dell’università di Genova.
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