ROMA. La scritta su marmo distrutta, i pezzi sparsi sul prato. Questo resta della targa di via Valerio Verbano, che indicava la strada dedicata al giovanissimo militante autonomo all’interno del Parco delle Valli nel III municipio a Roma, a poche centinaia di metri dove fu assassinato davanti gli occhi dei genitori da un commando neofascista mai identificato.
ROMA. La scritta su marmo distrutta, i pezzi sparsi sul prato. Questo resta della targa di via Valerio Verbano, che indicava la strada dedicata al giovanissimo militante autonomo all’interno del Parco delle Valli nel III municipio a Roma, a poche centinaia di metri dove fu assassinato davanti gli occhi dei genitori da un commando neofascista mai identificato.
Atto di vandalismo o consapevole sfregio di matrice politica di estrema destra poco cambia di fronte al gesto, che ha provocato un coro unanime di condanna. In prima fila il sindaco della Capitale Ignazio Marino che si è impegnato a ripristinare in tempi rapidissimi la targa, mentre per il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio il gesto «va denunciato con la giusta rilevanza e senza sottovalutazioni. Un atto infame che oltraggia la memoria di un ragazzo di sinistra giustiziato davanti ai suoi genitori. Un omicidio odioso ancora oggi senza giustizia né verità nonostante l’ostinazione di mamma Carla».
Nel pomeriggio il III municipio all’unanimità ha votato, di fronte decine di cittadini e alle realtà sociali e antifasciste del territorio, una mozione di condanna e in aula il minisindaco Paolo Marchionne (Pd), si è impegnato affinché «la casa di Carla Verbano dov’è stato ucciso Valerio, che è di proprietà regionale, diventi un centro di memoria e documentazione per le giovani generazioni».
Per i ragazzi del centro sociale Astra 19 «l’episodio va inquadrato nei continui attacchi di natura neofascista che ci sono a Roma e in particolare su questo territorio. Parlare di vandalismo ci sembra riduttivo». Un clima di cui ha fatto le spese anche il presidente del municipio Marchionne, che da consigliere di opposizione nel 2011 fu aggredito da una squadraccia di CasaPound a colpi di spranga, episodio per cui è stato condannato Alberto Palladino, numero uno del movimento nel municipio e candidato alle scorse elezioni. «Ci piacerebbe che la targa – proseguono gli attivisti dell’Astra – portasse scritto ‘vittima della violenza fascista’ e non della ‘violenza politica’ come c’è scritto ora. La storia di Valerio fa paura perché è sentita, vive in tanti progetti come la Palestra Popolare Valerio Verbano o la scuola popolare dedicata a Carla».
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