Il filosofo difende sabotaggi e blocchi stradali come “reazioni illegali ma legittime” contro l’Alta velocità. “La colpa è dello Stato che ha militarizzato la Val di Susa”
Il filosofo difende sabotaggi e blocchi stradali come “reazioni illegali ma legittime” contro l’Alta velocità. “La colpa è dello Stato che ha militarizzato la Val di Susa”
TORINO — La violenza? «La vera violenza è quella dello Stato che militarizza il territorio per realizzare un’opera inutile». E i blocchi stradali, le sassaiole, gli agguati ai dipendenti del cantiere di Chiomonte? «Non tutti questi fatti sono realmente accaduti. E sono reazioni alla violenza dello Stato». Gianni Vattimo, 77 anni, filosofo del pensiero debole, ha sempre avuto passioni politiche forti. Vent’anni fa imbracciava il megafono per sostenere la candidatura a sindaco di Valentino Castellani contro il comunista Novelli. Oggi invece imbraccia la causa dei denunciati per violenza negli assalti in val di Susa.
Professor Vattimo, le piace il ruolo del cattivo maestro?
«I cattivi maestri degli anni Settanta teorizzavano la lotta armata. Io mi limito a difendere i blocchi stradali ».
Lei giustifica le forme di lotta violente?
«Io non sono un violento ma appoggio le reazioni anche non legali contro le scelte di un Parlamento non legittimo, se non formalmente».
Tra le forme di lotta accettabili c’è l’aggressione a un camionista perché sospettato di lavorare per la Tav?
«Aggressione è una parola un po’ forte».
Gli hanno tagliato le gomme e lo hanno sequestrato…
«Bisogna vedere se gli hanno tagliato davvero le gomme. In quel caso verrà risarcito».
E il sequestro?
«Ma quale sequestro. Era un camionista olandese. È stato fermato. Non capiva la lingua. Si è spaventato ed è scappato».
E tutto questo è normale?
«Non so se è normale. Ma non è un sequestro di persona».
Fa parte delle forme di lotta accettabili anche l’intimidazione continua agli operai che lavorano nel cantiere?
«Ma ci saranno poi state queste intimidazioni?».
Noi di Repubblica abbiamo raccolto diverse testimonianze di dipendenti minacciati, seguiti a casa, con i figli minacciati a scuola..
«Spesso sono leggende che vi inventate voi giornalisti o che si inventano quelli che le denunciano».
Fanno parte delle forme di lotta accettabili anche le sassaiole, gli assalti al cantiere, le bombe carta, le molotov?
«La vera violenza è di chi in questi anni non ha mai coinvolto le popolazioni nel progetto».
C’è un Osservatorio che ha coinvolto tutti i sindaci e che ha lavorato anni, modificando anche il tracciato originario. Tutto falso?
«In quell’Osservatorio non sono mai stati presi sul serio i sindaci che volevano fare l’opera».
E dunque è normale che si assaltino i cantieri con la gente che ci lavora dentro?
«Lei ritiene normale che un cantiere sia difeso da centinaia di agenti a spese del contribuente?».
Lei non crede che senza le “forme di lotta non istituzionale”, come le chiama lei, quegli agenti e quelle recinzioni non servirebbero?
«Se non si facesse l’opera non ci sarebbe bisogno né degli agenti né delle forme di lotta non istituzionale ».
Lei è sicuro che la popolazione della Val di Susa sia contraria alla Tav?
«Facciamo un referendum nella valle e verifichiamo».
Lei farebbe decidere agli abitanti di Messina se costruire il Ponte sullo Stretto?
«Io credo che ci sia ancora il modo di bloccare la Tav».
Ma c’è una decisione del Parlamento, ci sono trattati internazionali.
«La decisione di un Parlamento che ha votato che Ruby è la nipote di Mubarak? È un Parlamento semi-fascista ».
È l’unico che abbiamo.
«Per me vale quel che ha detto Emma Bonino in questi giorni a proposito dell’Egitto: non si può governare contro metà di un popolo».
La Val di Susa come il Cairo?
«Alt. Non ho detto questo. Non mi faccia arrabbiare. Potrei impiccarla ad un albero di fragole».
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