«Non sono più un cattivo maestro, quella storia la ritengo finita»

Senzani/IL RAPPORTO CON IL REGISTA, IL PASSATO

LOCARNO. Giovanni Senzani ha i baffi bianchi, e dietro agli occhiali sembra intimidito di fronte alle domande. Nel film lo ascoltiamo raccontare la tortura subita in prigione, Delbono sulla prima notte in ginocchio sfuma, le mani inquadrate in primo piano quando lui parla esprimono molto di più il peso di quella memoria: «Non abbiamo mai parlato della tortura, e di molte altre cose successe nella nostra esperienza forse sbagliando.

Senzani/IL RAPPORTO CON IL REGISTA, IL PASSATO

LOCARNO. Giovanni Senzani ha i baffi bianchi, e dietro agli occhiali sembra intimidito di fronte alle domande. Nel film lo ascoltiamo raccontare la tortura subita in prigione, Delbono sulla prima notte in ginocchio sfuma, le mani inquadrate in primo piano quando lui parla esprimono molto di più il peso di quella memoria: «Non abbiamo mai parlato della tortura, e di molte altre cose successe nella nostra esperienza forse sbagliando.

È che non abbiamo saputo affrontare la cosa, non ci siamo preparati, non abbiamo dato indicazioni e così dei compagni più giovani hanno subito troppo a lungo …Io l’ho sopportata perché ero convinto delle cose per cui combattevo, ma non tutti i corpi reagiscono allo stesso modo, non tutti ce la fanno a sopportare quella violenza fisica e psichica.La tortura, un po’ come il carcere, ti misura con te stesso», dice.
E questo film, questo viaggio insieme a Delbono? «Abbiamo portato con noi i nostri morti, e nel mio caso anche quelli legati alla mia storia, alle Br». Poi parla della situazione italiana attuale: «Non posso più essere un cattivo maestro, nel funerale di Prospero Gallinari ho visto quello di Aldo Moro, della guerriglia, della lotta armata. Ho visto tutte le ex fazioni delle Brigate Rosse e nessuno della vecchia generazione ha alzato il pugno, non per codardia, ma perché è una storia finita».

E sui politici di nuova generazione è molto tranchant: «Quando si vedono i politici attuali si rivalutano gli Andreotti, io non voglio rivalutare i democristiani sia chiaro, e i Berlinguer, volete mettere quelle persone con quelle di oggi? Ma il sistema non lo abbiamo messo in crisi noi, la nostra è una piccola storia se si pensa alla caduta dell’Unione Sovietica. Non abbiamo lasciato traccia», prosegue Senzani, un passato da criminologo, che ha il ruolo di protagonista nel film di Delbono. E chiosa: «La mia partecipazione alla pellicola ha chiuso dei discorsi e delle prospettive e ne ha aperti altri, siamo andati avanti, quella storia è finita – sottolinea ancora una volta – non avevamo capito neanche tutto, se si pensa che io ho abbandonato tutto per la lotta armata. Per che cosa? E poi oggi non ci sono più certezze. I problemi sono ben più grandi».

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