“Coprirono il raid fascista del figlio di Alemanno”

Roma, indagati due poliziotti  Il ragazzo fu portato via dal luogo del pestaggio in auto. Il poliziotto insisteva a chiedermi se fossi sicura che Manfredi era con gli aggressori. Ho capito che voleva che rispondessi che non lo ero… Le accuse dei pm: favoreggiamento e omessa denuncia, mentre il pestaggio verrà  archiviato 

Roma, indagati due poliziotti  Il ragazzo fu portato via dal luogo del pestaggio in auto. Il poliziotto insisteva a chiedermi se fossi sicura che Manfredi era con gli aggressori. Ho capito che voleva che rispondessi che non lo ero… Le accuse dei pm: favoreggiamento e omessa denuncia, mentre il pestaggio verrà  archiviato 

ROMA – Un raid fascista senza colpevoli e due poliziotti, che hanno coperto quel blitz in cui era presente il figlio del sindaco di Roma Gianni Alemanno, indagati per falso in atto pubblico, favoreggiamento e omessa denuncia.
A finire sotto accusa per una vicenda raccontata dal Fatto Quotidiano che ha coinvolto Manfredi Alemanno, figlio di Gianni e nipote di Pino Rauti, sono due agenti della questura di Roma: Roberto Macellaro, autista personale nel tempo libero del sindaco e consorte, e Pietro Ronca, ispettore capo prima del commissariato Flaminio, poi trasferito a Primavalle. Ma per capire come il pm Barbara Zuin abbia iscritto i due poliziotti nel registro degli indagati (l´inchiesta nei loro confronti è in dirittura d´arrivo) bisogna tornare al 2 giugno 2009.
Il bandolo della matassa delle accuse nei loro confronti, infatti, sta in un´inchiesta aperta dal tribunale di Roma per lesioni. Nel giorno della festa della Repubblica di quattro anni fa, Manfredi Alemanno, allora quattordicenne, partecipò insieme a 4 coetanei e 4 ragazzine, a una festa nella piscina di un condominio della Camilluccia, quartiere della Roma bene. I giovani, una volta nel comprensorio, iniziarono cori che inneggiavano al duce e alzarono le mani per il saluto romano. Un gesto a quanto pare molto caro al rampollo della famiglia Alemanno, visto che, nell´estate 2012, alcune fotografie di un viaggio in Grecia con gli amici lo ritraggono, fiero, nella stessa posa.
Il pomeriggio di quel 2 giugno, però, le esternazioni di estrema destra furono bloccate da chi aveva organizzato quella festicciola: uno degli adolescenti presenti zittì i canti fascisti e invitò il gruppetto a lasciare la festa. A questo punto la situazione degenerò: uno degli amici di Manfredi, dopo aver fatto presente di far parte del Blocco Studentesco (l´organizzazione giovanile di CasaPound della quale Alemanno jr diventerà nel 2011 rappresentante nel suo liceo) annunciò vendetta. Col suo cellulare cominciò a fare decine di chiamate. Di lì a poco arrivò un gruppo di maggiorenni, 4-5 ragazzi secondo i testimoni, che iniziò a picchiare, anche con un casco, l´adolescente che si era opposto alle loro manifestazioni fasciste. Manfredi Alemanno è stato presente alla spedizione punitiva ed è fuggito soltanto quando il raid punitivo è terminato.
Ma questa verità viene coperta. E qui entrano in gioco i due agenti. Il poliziotto autista, Macellaro, che era proprio fuori dal cancello del comprensorio, fa salire in macchina Manfredi e lo porta a casa senza mai far parola con nessuno della vicenda e negando persino ai pm di aver visto entrare e uscire gli autori del pestaggio. L´altro ispettore, invece, Ronca, in forza al commissariato Flaminio, prende a verbale una delle ragazzine che aveva assistito dall´inizio alla fine al blitz, e la convince a dichiarare nero su bianco che non era sicura se nel comprensorio, insieme agli aggressori, ci fosse Manfredi. Così, la presenza del figlio del sindaco nel raid viene insabbiata.
Ed eccoci a oggi. Gli unici indagati per quell´episodio sono i due poliziotti che hanno nascosto tutto. L´inchiesta sulle lesioni commesse dai maggiorenni chiamati dagli amici quattordicenni di Alemanno jr va verso l´archiviazione: nessuna delle persone contattate telefonicamente dall´amico di Manfredi è stata riconosciuta dai presenti come responsabile del pestaggio. Quanto al figlio del sindaco, anche per lui nessuna accusa: ascoltato la scorsa estate dal pubblico ministero Zuin, mise a verbale una lunga serie di «non ricordo» e «non so chi fossero i picchiatori». Nessun commento sulla vicenda né da parte del sindaco Alemanno né da parte della moglie Isabella Rauti. «Non sappiamo nulla e non abbiamo niente da dire», rispondono a Repubblica.

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