Pacchi bomba, la firma degli anarchici Fai “Giornalisti, nostro primo obiettivo”

E a Torino lancio di pietre contro l’auto di un cronista della Stampa. L’azione di un gruppo a volto coperto: sfondato il lunotto posteriore e ferito l’autista “Nuovi attentati, per proseguire la campagna avviata con il ferimento di Adinolfi”

E a Torino lancio di pietre contro l’auto di un cronista della Stampa. L’azione di un gruppo a volto coperto: sfondato il lunotto posteriore e ferito l’autista “Nuovi attentati, per proseguire la campagna avviata con il ferimento di Adinolfi”

TORINO – Non ci sono più dubbi: i pacchi bomba arrivati martedì scorso alla redazione de La Stampa e il giorno dopo all´Europol, agenzia investigativa di Brescia hanno lo stesso mittente. La rivendicazione della «spedizione» è arrivata ieri al Secolo XIX. Una lettera confusa con le centinaia che ogni giorno giungono al quotidiano genovese e come le altre aperta dalla segreteria di redazione. All´interno un solo foglio, il volantino intitolato “Operazione Caccia alla spia” e la rivendicazione dell´invio delle buste esplosive a Torino e Brescia. «Abbiamo mandato un pacco bomba all´Europol Investigazioni, azienda che al pari di altre si occupa di fornire apparecchiature come microfoni ambientali, microcamere e altre nefandezze elettroniche alla forze dell´ordine…»: inizia così il foglio di rivendicazione, per poi spiegare anche l´attacco a La Stampa «colpevole» di essere «sempre in prima linea nell´avvalorare le ricostruzioni di polizia e carabinieri…».
La lettera che risulta essere stata spedita da Roma Fiumicino l´8 aprile conferma ciò che i carabinieri del Ros e la Digos avevano già intuito esaminando i due ordigni. Che a spedirli fosse stata la stessa mano («I due pacchi sono praticamente identici – sottolineano gli investigatori – l´unica differenza è il colore della custodia per cd in cui erano nascosti». E soprattutto che la matrice fosse quella anarchica. Nella rivendicazione firmata “Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale – Cellula Damiano Bolano” sono infatti citati gli anarchici detenuti a Ferrara e Rebibbia in quanto coinvolti nelle inchieste della Procura di Perugia contro gli antagonisti, i «compagni greci» e soprattutto Alfredo Cospito e Nicola Gai, i due torinesi arrestati per il ferimento dell´amministratore delegato dell´Ansaldo Roberto Adinolfi messo a segno il 7 maggio 2012.
Nel mirino della Fai, nata nel 2003 dalla fusione di quattro cellule insurrezionaliste (Fai Solidarietà Internazione, Fai Cooperativa Artigiana Fuochi e Affini, Fai Brigata 20 luglio e Fai cellule contro il capitale e il carcere) e che nel 2009 aveva dato il via a un´offensiva terroristica con gli attentati alla Bocconi di Milano e al Cie di Gradisca d´Isonzo, ci sono ora giornali e giornalisti.
Lo conferma l´aggressione subita ieri mattina da un´auto de La Stampa nel centro di Torino. Il giornalista Massimo Numa, da tempo nel mirino delle frange estreme del movimento No Tav, stava seguendo con un fotografo e l´autista del giornale il corteo degli anarchici contro l´arresto dei tre accusati di aver aggredito e rapinato un fotografo durante una manifestazione nel febbraio scorso. Gli anarchici hanno individuato l´auto e i suoi passeggeri, che era a debita distanza dal corteo, e l´hanno assaltata con sassi e spranghe. Una grossa pietra ha ferito al braccio l´autista, Ettore Bertotto che è però riuscito a sfuggire al gruppo di assalitori con una manovra spericolata.
«Ciò che preoccupa è la dimensione internazionale della Fai» spiegano gli investigatori di Ros e Digos facendo notare che il volantino arrivato a Genova è firmato con il nome di Damiano Bolano, un anarchico sudamericano membro della Cospirazione Cellule di fuoco» detenuto in Grecia e che avrebbe firmato insieme ad altri detenuti un documento di minaccia ai magistrati bolognesi che indagavano sulla bomba spedita dalla Grecia a Berlusconi nel novembre 2010. In realtà, secondo carabinieri e polizia, si tratterebbe di un gruppo piuttosto ristretto anche se in grado di avere adesioni anche da Russia e Indonesia, le cui menti sarebbero esponenti dell´anarco-insurrezionalismo torinese.
Risale al 2007, quando due ordigni furono piazzati strategicamente nel cuore del capoluogo piemontese con l´intento di uccidere la prima pattuglia intervenuta dopo lo scoppio di un primo ordigno “civetta”, il documento in cui, nascosti dietro i nomi Disney (Paperino, Qui, Quo Qua), membri della Fai delineavano nuove strategie terroristiche, anticipando l´uso delle pistole e l´attentato a Roberto Adinolfi.

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