“Compagna luna” torna in libreria. Abbiamo il piacere di rompere un embargo.
“Compagna luna” torna in libreria. Abbiamo il piacere di rompere un embargo.
Perché solamente Il Manifesto (edizione del 15 febbraio 2013, con lettura di A. Colombo) e qualche critico temerario hanno potuto accorgersi che in questi giorni è stata pubblicata la nuova edizione del primo libro di Barbara Balzerani, Compagna luna – uscito per la prima volta quindici anni or sono tra le mensole di vendita logate Feltrinelli.
Il motivo è molto semplice e banale, e tra l’altro ben ripreso dalla nota d’apertura di Balzerani, quanto disgustoso; inizialmente ben accolta nel 1998, l’opera prima della scrittrice romana fu bloccata alla dogana per merito d’una velenosa e poderosa stroncatura firmata, niente poco di meno, che da Antonio Tabucchi. Fu l’oblio, da allora. Innanzitutto non ci fu ristampa presso Feltrinelli: visto che il veto del “Tabucchi autore” si poggiava sulla solidità del “Tabucchi ‘censore cattedratico”. E sappiam bene che il tanto compianto quanto benpensante Tabucchi s’è sempre speso contro l’esigenza di lavorare la memoria: si rintraccino all’uopo gli interventi francesi vergati nell’intransigenza, quando lo scrittore doveva sostenere la dura lotta degli inseguitori del caprio espiatorio Cesare Battisti. Senza dimenticare la lettura tabucchiana finiva con l’effetto scenico, per dire: “Io, per esempio, faccio fatica a ricordare il nome dei poliziotti che furono assassinati nel rapimento Moro. Mi dispiace. E voi?”. Noi, invece, facile controbattere, all’occorrenza li ricordiamo.
Comunque se “Cronaca di un’attesa”, il libro precedente di B. Balzerani era dotato d’uno scatto di Matera in copertina, questa volta, preme cominciare, l’ingresso nel testo è del giornalista e scrittore lucano Sammartino. A conferma, in un certo senso, dell’amore dell’autrice per la Lucania. Dunque la Basilicata, oggi scossa da un inedito senso di spettacolare affermazione di volontà di riscatto, non può che riprendersi le pagine della scrittrice. Durante la latitanza, ci permettiamo di specificare, Balzerani era urlata in televisione con l’altisonante sigillo “primula rossa”. Tanto che, catturata dal Potere statale che con le Brigate Rosse voleva combattere, davvero in cella si tenne fiorita. Nonostante le sofferenze. L’isolamento. In parte, appunto, elementi questi ripresi nel “romanzo di formazioni” che ha portato Barbara Balzerani a stretto contatto con la volontà di divenire, adesso, scrittrice.
La storia interiore, insomma, d’una donna che entra nella lotta armata. Uscendo dalla normalità del quotidiano piccolo-borghese. E prende quale primo nome di battaglia Maria, ché sua madre comparirà più volte nel racconto del transito. Ma poi cambiato in Sara. A fare estraniamento, sempre e comunque, narratoci sia in terza persona che in prima. Perché la prosa aveva paura di scivolare nel documento politico. Ancora stentiamo a capire chi il libro faccia offendere. Oltre che recare offesa, fortunatamante, all’eterne convinzioni e supponenze dei potenti d’ogni appartenenza ordine e grado.
( da Quotidiano della Basilicatadel 10 marzo 2013)
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