GIOVANNI GENTILE. L’Istituto italiano di cultura di Parigi fa di nuovo parlare (male) di sé. Non sono passati molti anni dalla polemica sulla sospensione dei corsi di lingua, all’epoca della direzione del fratello di Giuliano Ferrara. Adesso una petizione, che ha già raccolto decine di firme, chiede spiegazioni all’attuale direttrice, Marina Velensise, sul testo di presentazione di un seminario dedicato a Giovanni Gentile, alla Sorbona.
GIOVANNI GENTILE. L’Istituto italiano di cultura di Parigi fa di nuovo parlare (male) di sé. Non sono passati molti anni dalla polemica sulla sospensione dei corsi di lingua, all’epoca della direzione del fratello di Giuliano Ferrara. Adesso una petizione, che ha già raccolto decine di firme, chiede spiegazioni all’attuale direttrice, Marina Velensise, sul testo di presentazione di un seminario dedicato a Giovanni Gentile, alla Sorbona. Nella presentazione in francese, poi soppressa, sul sito dell’Istituto si scriveva che Gentile «finì tragicamente i suoi giorni, vittima della guerra civile del 1944, assassinato a Firenze da una banda di partigiani». Per i redattori della petizione, tra cui lo storico Olivier Favier, «è doveroso indignarsi. L’istituzione italiana, finanziata da denaro pubblico, fa uso di termini quali ‘guerra civile’ per definire la guerra di Liberazione, e ‘banda’ per definire i resistenti italiani». Enrico Persico Licer, presidente dell’Anpi di Parigi, ha anch’egli scritto una lettera di protesta, senza ricevere risposta. Il professore Andre Bellantone, organizzatore del seminario, ha affermato di non condividere per nulla la presentazione fatta dall’Istituto.
La petizione vuole denunciare il clima di «nuovo revisionismo» che si sta diffondendo, manifestatosi anche con il discorso di Berlusconi al Memoriale della Shoah il 27 gennaio scorso, con la costruzione, nel 2012, di un mausoleo al criminale di guerra Rodolfo Graziani, finanziato dalla regione Lazio, e con la richiesta da parte del senatore Pdl, Cristiano De Eccher, di abolire la norma della Costituzione che punisce la propaganda e la riorganizzazione del partito fascista. Marina Valensise, ex giornalista del Foglio, non si è sentita in dovere di ricordare che Gentile, ministro della Pubblica istruzione dal 1922 al ’24, era un gerarca fascista, primo firmatario, nel ’38, del Manifesto della Razza e autore del Discorso agli italiani del 24 giugno 1943 che portò alla fondazione della Repubblica di Salò.
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