QUANDO C’ERA MERCURIO. STORIA DI UNA RIVISTA

Nel saggio di Laura Di Nicola l’avventura culturale di Alba de Céspedes

Nel saggio di Laura Di Nicola l’avventura culturale di Alba de Céspedes

Nei primi anni Quaranta, la domenica pomeriggio in casa Bellonci, in una Roma piena di pene e in attesa di essere liberata dai tedeschi, si potevano trovare i più bei nomi della nostra letteratura: Gadda, Longhi e la Banti, Alvaro, Maccari, Flaiano, Palazzeschi, Falqui e Gianna Manzini, Pratolini, Moravia e la Morante, Giacomo e Renata Debenedetti, Pannunzio, Vigolo, Silone, Sibilla Aleramo, Brancati, Praz, Bassani, Ungaretti, Cecchi… Stavano per diventare ufficialmente quegli “Amici della Domenica” che, complice Guido Alberti, avrebbero dato vita al premio Strega, che ebbe, come si sa, la prima edizione nel ’47 e il primo vincitore in Ennio Flaiano col suo
Tempo di uccidere.
Ma un’altra cosa univa molti di loro: erano collaboratori di Mercurio, il mensile «di politica arte e scienze» fortemente voluto, progettato e diretto dall’allora poco più che trentenne Alba de Céspedes, rientrata a Roma dopo la Liberazione e dopo aver cercato tra Abruzzo, Puglia e Napoli la diversa realtà di un’Italia libera. Libera nelle macerie e nella povertà, ma finalmente libera.
Mercurio viene dunque pensato durante questi spostamenti: a Bari, con lo pseudonimo di Clorinda, la de Céspedes, che frequenta casa Laterza, parla ogni sera dalla radio degli alleati. Bisogna rifarsi a quegli anni, a quelle atmosfere, a quei giorni pieni di speranze, ma anche di angoscia e di morte, per cogliere a fondo la passione civile che anima la fondazione della rivista Mercurio destinata a durare, come spesso accade alle riviste, solo quattro anni, dal ’44 al ’48.
Oggi una ricognizione puntuale e molto ben documentata è possibile grazie al lungo lavoro di Laura Di Nicola che alla storia di Mercurio ha dedicato un saggio pubblicato in questi giorni dal Saggiatore e dalla fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori: Mercurio. Storia di una rivista (1944-1948).
Un saggio che restituisce molto bene il calore e la disperazione di quei momenti. Mercurio mirava alto. La stessa de Céspedes parla della Revue des Deux Mondes
come possibile pietra di paragone e non manca di lusingare i suoi collaboratori, che del resto sono tutte firme prestigiose. C’è da chiedersi come mai la fama di
Mercurio di cui in pochi davvero si sono occupati fino ai saggi di Franco Contorbia, di Marina Zancan e ora di Laura Di Nicola, si sia presto eclissata mentre riviste più o meno coeve come Il Politecnico di Vittorini sono sempre rimaste vive nella memoria di tutti. In parte, credo, lo si deve alla situazione dell’editoria romana di quegli anni: case editrici effimere e imparagonabili per programmi e durata a quelle del Nord.
Per Mercurio la de Céspedes ha la fortuna di imbattersi in un giovane professore universitario, Gianni Battista, che è anche il principale animatore della casa editrice Darsena. Ha una bella sede in via Savoia 27: una villa con giardino, con un gran cedro del Libano, dove verranno ospitati anche gli uffici di Mercurio.
Purtroppo Battista ha un incidente d’auto e pochi mesi dopo muore a soli 38 anni: Darsena è finita e de Céspedes non riesce, nonostante ripetute insistenze, a trasferire la rivista a Mondadori, che è il suo editore per i romanzi. La scrittrice non si dà per vinta e presto trova una soluzione: il nuovo editore sarà un miliardario sudamericano, Rodolfo (Rudy) Crespi, della famiglia dei cotonieri. Ma c’è un intoppo: Mercurio senza avere un’identità politica troppo precisa è in particolare vicina al Partito d’azione e ospita scritti del vasto arco antifascista, dai liberali ai comunisti. I Crespi sono invece fortemente monarchici e soffrono per l’esito del referendum che ha fatto dell’Italia una repubblica. Tra il direttore e l’editore si scava un fossato che diventa una trincea e in breve non è più possibile un’intesa.
Ma di che cosa si occupava Mercurio?
Intanto dell’Italia di allora, appena liberata o in via di liberazione. La sezione politica apre dunque ogni numero e vanto di Mercurio sono i numeri speciali, una sorta di “presa diretta” con testimonianze d’autore su quanto è appena accaduto o va accadendo. I fascicoli speciali sono tre: La Resistenza nel Sud, Anche l’Italia ha vinto; Processo al ’46.
Non è possibile scendere ora nei dettagli (nel volume della Di Nicola ci sono tutti gli indici completi), ma possiamo almeno dire che un testo esemplare come
16 ottobre 1943 di Giacomo Debenedetti figura nel primo fascicolo speciale del dicembre ‘44, insieme alle pagine memorabili di Guglielmo Petroni su via Tasso e Regina Coeli che confluiranno poi in Il mondo è una prigione.
E ancora vi figurano il testo altamente drammatico di Natalia Ginzburg, Memoria, sulla morte per mano della Gestapo di suo marito Leone e quello di Aldo Garosci intitolato Un mese e mezzo con Giaime Pintor: un mese e mezzo prima che Pintor morisse per una mina tedesca.
Senza poterlo sapere Mercurio riesce dunque ad essere esemplare nella scelta delle testimonianze e questo lo possiamo ben dire noi quasi settant’anni dopo. Ma
Mercurio è anche una rivista di letteratura, di poesia e di arte con un ampio servizio di recensioni. Toti Scialoja cura la rubrica delle cronache d’arte, Cecchi interviene sul cinema che gli pare un’arte menomata dal fatto d’essere realizzata con una macchina. Oltre ai moltissimi italiani, Moravia in testa (ma non la Morante e non Gadda) figurano gli stranieri (quasi sempre vietati dal fascismo) tra cui Hemigway e Sartre che compare già nel novembre del ’44. Non mancano le polemiche: Bontempelli è risentito perché Mercurio non recensisce i suoi libri e Malaparte si sfoga così con la de Céspedes: «Lei ha invitato cani e porci, e non solo ex fascisti e fascisti assai più di me che sono uscito dal Pnf nel 1931, che sono stato condannato a cinque anni di confino… Mi dica che non è vero che Mercurio non ha pubblicato neppure un rigo su
Kaputt che è il più grosso successo internazionale di questo dopoguerra».
Mercurio chiude nel ’48, la de Céspedes accompagna piangendo i fattorini alle edicole con l’ultimo numero. Presto sarebbe uscito il suo nuovo e fortunato romanzo
Dalla parte di lei. Nel ’49 si iscrive al Pci. A Mercurio Repubblica ha reso un omaggio esplicito vent’anni fa, riprendendo la testata per il supplemento culturale diretto da Nello Ajello.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password