RITORNO IN GRANDE STILE DI KEN LOACH DAL RITMO ROCKETTARO. La banda degli anonimi alcolisti. Il giovane Robbie guida il grande raggiro dei piccoli bastardi scozzesi
RITORNO IN GRANDE STILE DI KEN LOACH DAL RITMO ROCKETTARO. La banda degli anonimi alcolisti. Il giovane Robbie guida il grande raggiro dei piccoli bastardi scozzesi
LA PARTE DEGLI ANGELI DI KEN LOACH, CON PAUL BRANNIGAN E JAMES CASEY, GB 2012
Ken Loach è tornato, in sé. Dopo l’uscita di strada con Route Irish (2011), il regista inglese riassapora il gusto di Riff Raff e di Piovono pietre , e a inebriarlo questa volta è l’aroma del whisky scozzese, fatale anche allo sceneggiatore scozzese Paul Laverty, responsabile dei proletari più muscolosi della filmografia di Loach. La parte degli angeli , ridimensiona il macho di periferia, lo rende brillo e brillante in questa commedia dal ritmo rockettaro, dialoghi scoppiettanti e una storia finalmente non apologetica del «povero cristo». Glasgow, il prologo è una esilarante galleria di tipetti fuorilegge, piccoli bastardi disoccupati che sfilano davanti a un giudice con parrucca d’ordinanza e cuore d’oro. Ladruncoli, teppisti, vandali, fuori di testa e Robbie (Paul Brannigan), nato male, un tipo mingherlino e violento che sta per diventare papà e merita una «seconda vita». La Scozia, dice Loach, è «una terra di solidarietà». Saranno tutti destinati ai «lavori socialmente utili», settore edilizia, capo-squadra un massiccio mastino, Harry (John Henshaw). Farà da padre e da naso sopraffino alla banda di «fratelli Marx» iniziandoli all’arte della bevanda alcolica. La lezione in una distilleria di Glasgow segue le tracce di Mondovino e Sideway. Robbie sente «brezza marina» nel bicchiere e si riconosce metaforicamente in quel 2% di liquore che evapora dalle botti e si perde nell’aria, è la «parte degli angeli». Così studia manuali da intenditori, impara a mescolare i distillati, affina l’olfatto, si fa notare in una gara di adepti del liquido dorato. Tanto che un losco critico di quelli denunciati nel film di Jonathan Nossiter, corrotti manipolatori di etichette, un certo Thaddeus (Roger Allam) venditore di bottiglie pregiate a ricchi clienti (russi) anonimi, gli offrirà una via illegale alla redenzione.
Rubare ai ricchi non è reato, soprattutto se non se ne accorgono. E qui il film si scatena in un rocambolesco furto di whisky dal prezzo «inestimabile», un milione di sterline per una botticella conservata nel «sacrario» di una cantina esclusiva. Una serie di gag, equivoci, incidenti trasforma La parte degli angeli da film sugli emarginati no-future in una screwball comedy, «palla girata a vite» sul campo di baseball ovvero commedia imprevedibile ma anche «ubriaca». La banda dei ragazzacci fa il verso a Jerry Lewis, si mette il gonnellino scozzese, si arrampica sulle botti, inquina con un whisky qualunque l’annata irripetibile, e fa fesso perfino l’illustre «sommelier», vincitore dell’asta milionaria. «Divino», dice, gustando il liquido taroccato. Solo quelli come Robbie sanno riconoscere i veri sapori dopo tutte le botte ricevute dai zero anni in su, e Ken Loach gli perdona il reato, giudice anche lui in libera uscita, e lo fa partire a bordo di un van nuovo di zecca con l’amata e il bambino verso Londra, via da minacce, agguati e sprangate. La famiglia di lei lo vuole lontano, ma Robbie ama il suo Luke dagli occhi azzurri. E alla fine il «pidocchio» destinato a morire sulle strade di Glasgow va verso la sua «cantina» delle meraviglie (è stato assunto come esperto di whisky).
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