CENTROSINISTRA – Umberto Ambrosoli è il favorito appoggiato dall’apparato ma la sua vittoria non è così scontata
CENTROSINISTRA – Umberto Ambrosoli è il favorito appoggiato dall’apparato ma la sua vittoria non è così scontata
MILANO. Anche negli ambienti più fedeli al figlio dell’eroe borghese in molti sono sedotti dalla sfida lanciata da Kustermann e Di Stefano Se ci fosse più tempo Umberto Ambrosoli rischierebbe di perdere le primarie del centrosinistra in Lombardia. E forse rischia comunque. L’avvocato ha dalla sua parte – e pesa molto, soprattutto fuori Milano – l’apparato del Pd e l’appoggio di forti figure, a partire dal sindaco di Milano Pisapia. Ma le prime uscite pubbliche non sono state smaglianti sia per la scarsa carica emotiva, sia per i contenuti. Le sue dichiarazioni equidistanti tra pubblico e privato sulla scuola e sulla sanità non sono piaciute. Di fronte ha due sfidanti capaci che appaiono più brillanti. La ginecologa Alessandra Kustermann, donna, super esperta di sanità, del Pd ma abbandonata dal suo partito. E il prof Andrea Di Stefano, direttore della rivista Valori, competente e coinvolgente, autore di una notissima trasmissione su Radio Popolare. È lui il candidato della sinistra, quello che potrebbe vincere a sorpresa sul modello che fu di Pisapia.
Nessuno dei tre è particolarmente conosciuto e dopo l’abbuffata delle primarie nazionali sarà difficile riuscire a suscitare la partecipazione dei cittadini lombardi. Forse il migliore alleato di Ambrosoli è proprio il profilo basso della competizione.
Ma che aria tira a pochi giorni dal voto? Gli schieramenti sono molto fluidi e moltissime sono le variabili in gioco. A Palazzo Marino l’ordine di scuderia è votare compatti per Ambrosoli, ma nei corridoi del Comune di Milano c’è poco entusiasmo e più di un imbarazzo. In molti pensano che il sindaco abbia puntato sul nome giusto: Ambrosoli, il figlio dell’eroe borghese ucciso dalla mafia, piaceva a tutti. Ma il candidato Umberto Ambrosoli non conquista. È brutto dirlo ma il rispetto per «il figlio di» non si trasforma in sostegno politico. «Questa non è meritocrazia», si sussurra. E ancora: «È una scelta figlia della paura di perdere contro le destre e ora si rischia di perdere in casa».
Anche nella Cgil, Ambrosoli non sfonda. «L’appoggio dell’apparato conterà moltissimo – si discute nelle stanze di Sesto San Giovanni – quello che ha detto su scuola e sanità ha fatto cascare le braccia a molti. Kustermann e Di Stefano invece sanno bene quello che dicono. Ambrosoli non si riesce bene a capire che cosa abbia in mente a parte la lotta alla mafia. Speriamo che dopo le primarie stiano insieme e mettano in campo una bella squadra».
Piero Scaramucci, indimenticabile ex-direttore di Radio Popolare non ha dubbi: «Voto Di Stefano perché ha in testa un programma complesso e molto diverso da quello che ha dominato la Lombardia fino a oggi. Si tratta di un progetto economico e politico non utopistico ma fondato. Se avesse a disposizione due o tre mesi vincerebbe. Queste primarie rischiano di essere falsate dalla fretta». Nel mondo della scuola non si discute molto della scadenza del 15 dicembre. Rossana è una maestra di sostegno in una scuola in provincia di Lecco: «I miei colleghi non ne parlano mai». A Voghera (Pavia), Antonio Corbeletti, attivista storico della sinistra ammette: «Si lavora con il tam tam delle persone e della rete». Ma anche a Milano nei movimenti che più si sono battuti per la scuola pubblica c’è molta distrazione, lo racconta Alberto Ciullini della commissione scuola di Zona 3, che aggiunge: «Domenica scorsa ero in un seggio delle primarie nazionali e di quelle regionali nessuno sapeva granché».
Alessandra Kustermann punta molto sulle donne e ha ragione. «La voto – dice Assunta Sarlo di Usciamo dal Silenzio – per la sua competenza nel settore cruciale della sanità e perché sono stanca di primarie omosessuate, ma le donne non voteranno compatte, conosco tante donne di sinistra che voteranno Di Stefano».
C’è anche, però, una sinistra stanca delle primarie in quanto tali che pur ammirando Di Stefano non sente ancora la spinta per andare a votarlo. Lucia è una militante nell’associazionismo di sinistra. «Queste primarie mi sembrano un esercizio falsamente democratico. Avevo votato per Pisapia, non so se voterò». E anche nel movimento che fu dei centri sociali non tutti vanno a votare. «La nausea post primarie nazionali si fa sentire – spiega Alex Foti del giornale eretico on line MilanoX – appoggiamo Di Stefano contro Ambrosoli che per noi rappresenta la finanza laica e cattolica. Ma una cosa la pretendiamo. Se vince Ambrosoli tenga tutti dentro, altrimenti è un furto di democrazia».
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